Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

Segesta, riemerge la strada lastricata utilizzata sino al periodo medievale

Archeologia, scoperta la strada lastricata dell’antica Segesta. Riemerge dal passato la strada lastricata dell'antica Segesta che fu utilizzata sino al periodo medievale. Il rinvenimento grazie al cantiere di scavo condotto dall’Università di Ginevra,  guidato dalla palermitana Alessia Mistretta, all'interno del Parco archeologico regionale. Si tratta di un ritrovamento eccezionale che permetterà di riscrivere l’ampiezza dell’abitato di età ellenistica, ma già nell’orbita romana, vissuto sino all’epoca medievale. Gli archeologi  immaginano che la strada prosegua ben oltre e potrebbe condurre ad un’agorà. 
Dal 25 aprile visite guidate. 

Palermo, 14 Apr 2023 - Torna alla luce l’antica strada lastricata che tagliava Segesta: nel corso del cantiere di scavo, condotto dall’Università di Ginevra all'interno del Parco archeologico regionale, sono stati scoperti diversi lastroni dell’antica strada che fu utilizzata fino al periodo medievale. Ne dà notizia l'assessorato regionale dei Beni culturali e dell'identità siciliana. Si tratta di un ritrovamento eccezionale che permetterà di riscrivere l’ampiezza dell’abitato di età ellenistica, ma già nell’orbita romana, in attività sino all’epoca medievale, come denunciano importanti (e bellissimi) frammenti di ceramica. 

Ma gli archeologi sperano in altro: si intuisce che la strada prosegua ben oltre e potrebbe condurre ad un’agorà. Attorno e sopra, si è accumulato terriccio, facilmente asportabile. Sul posto stanno lavorano, a supporto di tecnici ed esperti, anche i giovani richiedenti asilo del centro Casa Belvedere di Marsala, che ha stretto un accordo di archeologia solidale con il Parco di Segesta e l’Università di Ginevra. Siamo nell’area della cosiddetta Casa del Navarca, nell’Acropoli sud dell'insediamento, in un sito dove si svolsero delle prime indagini nel 1992, ma lo scavo venne ricoperto. 

Nel 2021 si è ripreso a lavorare ed è venuta alla luce un’importante pavimentazione unica nel suo genere, una sorta di antico gioco illusorio a tessere romboidali a tre colori, “sectilia” marmorei (bianco, celeste e verde scuro) che raffigurano una sequenza concatenata di cubi dall’effetto tridimensionale. Una visione che ricorda moltissimo i Mondi impossibili creati a fine ‘800 da Escher. Ma anche due mensole in pietra a forma di prua e una scritta di benvenuto: sono stati questi ritrovamenti a far finora ipotizzare agli archeologi che questa fosse l’abitazione del navarca Eraclio, ricchissimo armatore citato da Cicerone nelle Verrine. 

La casa doveva essere una sorta di sito di avvistamento – come dimostra una torre
medievale che insiste sull’atrio a peristilio della dimora - visto che da quassù lo sguardo arriva fino all’odierna Castellammare. Ma è un’ipotesi di cui gli archeologi, la direttrice dello scavo Alessia Mistretta ed Emanuele Canzonieri, non sono convinti. Della Casa del Navarca non si accontentano, perché il loro intento non è soltanto portare alla luce altri ambienti di questo complesso monumentale, ma soprattutto comprenderne la funzione. 

Il ritrovamento delle prue, infatti, secondo gli studiosi indica la probabile funzione soltanto di uno degli ambienti, che doveva essere molto grande e con pavimenti musivi di grande pregio: come ipotesi di lavoro sono, invece, orientati verso un archivio in cui venivano conservati documenti, rotte, mappe sul porto che Segesta possedeva, presieduto da un quaestor navalis di cui si conosce l’identità. Ma lo scavo va avanti, e si attende di vedere a cosa porterà. La direzione del parco archeologico di Segesta segue da vicino i lavori che stanno consentendo di rivelare ciò che si aspettava da tempo, permettendo di cominciare a scoprire l’antica città di Segesta. 

Nei decenni gli archeologi hanno scoperto i simboli più importanti, ma poco si sa della città che si è capito essere stata elegante, raffinata, con decorazioni, mosaici, affreschi, sculture. L'intento, adesso, è finalmente scoprire in quale direzione Segesta aveva i suoi assi viari. Presto saranno possibili, con il supporto del concessionario dei servizi aggiuntivi, CoopCulture, anche visite guidate a cantiere aperto; già dal prossimo 25 aprile (che da quest’anno sarà una giornata a ingresso gratuito nei siti della cultura). 

Ma non è l’unico progetto che guarda a una fase storica precedente del sito: parte il 22 aprile “Segesta incontra le culture. I simboli del sacro”, progetto di valorizzazione ideato e organizzato da CoopCulture, che si focalizza sul periodo normanno quando si insediò nell’Isola una comunità a forte prevalenza islamica. L’obiettivo a lungo raggio entra nelle pieghe più profonde del Parco e mira a disegnare a Segesta un nuovo itinerario di visita sui simboli del sacro – che è insieme luoghi, rituali, religioni, tradizioni, architetture -, a partire dalla moschea, dall’imponente tempio dorico e dalla piccola chiesa di San Leone, interessante sito stratificato di civiltà precedenti. 

San Leone nasce nel 1442 su una preesistente chiesa normanna-sveva di fine XII secolo che a sua volta sorge su un edificio di età ellenistica (tra il II e il I secolo a.C.) i cui mosaici – riportati alla vista in questi giorni dopo pesanti interventi di disboscamento – furono poi riutilizzati come pavimento delle due chiese posteriori.

Foto del Tempio di Alessandro Cutelli

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