Centri antiviolenza, Case rifugio: in Sicilia e nelle Isole l'88,6% hanno un ente promotore privato

L’Istat e il Dipartimento per le Pari Opportunità rendono disponibile, tramite uno specifico sistema  informativo, un quadro integrato e tempestivamente aggiornato di informazioni ufficiali sulla  violenza contro le donne in Italia 2 . L’obiettivo è fornire dati e indicatori statistici di qualità che  offrano una visione di insieme su questo fenomeno attraverso l’integrazione di dati provenienti da  varie fonti (Istat, DPO, Ministeri, Regioni, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Centri antiviolenza,  Case rifugio e altri servizi come il numero di pubblica utilità Anti Violenza e Stalking. 14/04/2025 -  Nel 2023 sono state 7.731 le persone accolte nelle strutture residenziali specializzate (Case rifugio) e non specializzate (Presidi residenziali assistenziali e socio-sanitari) per motivi legati alla violenza di genere.  Sono 3.574 le donne vittime di violenza, di cui 3.054 ospiti di Case rifugio e 520 di presidi residenziali.  Sono 4.157 i minori ospiti de...

LGBT+: indagine Istat sulle discriminazioni lavorative vs persone che si definiscono omosessuali o bisessuali

L’INDAGINE ISTAT-UNAR SULLE DISCRIMINAZIONI LAVORATIVE NEI CONFRONTI DELLE PERSONE LGBT+ (NON IN UNIONE CIVILE O GIÀ IN UNIONE) ANNO 2022. Istat e UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) presentano i principali risultati dell’Indagine sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+ (non in unione civile o già in unione) realizzata nel 2022. 

15/05/2023 - L’indagine, realizzata per autocompilazione di un questionario elettronico raggiungibile on line, è stata rivolta a persone maggiorenni che si definiscono omosessuali e bisessuali, e che al momento della rilevazione vivevano abitualmente in Italia, non erano in unione civile e non lo erano state in passato. Non rientrano nella popolazione target le persone trans di qualsiasi orientamento sessuale ai quali è dedicata un’altra indagine.

 I risultati non sono rappresentativi di tutta la popolazione omosessuale e bisessuale non in unione

civile né sono confrontabili con quelli dell’indagine sullo stesso tema del 2020-2021 indirizzata alle

persone in unione civile o già in unione. Si tratta infatti di un campione di convenienza che non offre,

cioè, a tutte le unità della popolazione target la stessa possibilità di entrare a far parte del campione.

Tali risultati pertanto sono riferibili solamente alle persone che hanno partecipato all’indagine.

 I rispondenti sono circa mille e duecento: il 79,6% dichiara un orientamento omosessuale, il 20,4%

bisessuale. Si tratta in prevalenza di uomini (61,5%), giovani (il 55,4% ha tra 18 e 34 anni) e persone

con un livello di istruzione molto elevato (il 64,2% ha conseguito infatti almeno la laurea). La

stragrande maggioranza è occupata (84,7%) o lo è stata in passato (9,8%).

 Il coming out (l’atto del rivelare agli altri il proprio orientamento sessuale) in ambito lavorativo è

diffuso: l’orientamento sessuale dei rispondenti occupati è noto (o era noto per gli ex-occupati) ai

colleghi di pari grado nel 78,3% dei casi, seguiti dal datore di lavoro o superiori (64,8%) e dai

dipendenti o persone di grado inferiore (55,3%). Tuttavia, sempre nel contesto lavorativo, il 31,2%

riporta episodi di svelamento della propria omosessualità da parte di altre persone (outing).


 ll 41,4% delle persone intervistate, occupate o ex-occupate, dichiara che essere omosessuale o

bisessuale ha rappresentato uno svantaggio nel corso della propria vita lavorativa in almeno uno dei

tre ambiti considerati (carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento, reddito e

retribuzione).


 Il 61,2% delle persone occupate o ex-occupate riferisce, in relazione all’attuale/ultimo lavoro svolto, di

aver evitato di parlare della vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale; per la

stessa ragione circa una persona su tre ha evitato di frequentare persone dell’ambiente lavorativo nel

tempo libero.


 Circa otto persone omosessuali o bisessuali intervistate su dieci hanno sperimentato almeno una

forma di micro-aggressione in ambito lavorativo legata all’orientamento sessuale. Per micro-

aggressione si intendono brevi interscambi ripetuti che inviano messaggi denigratori ad alcuni

individui in quanto facenti parte di un gruppo, insulti sottili diretti alle persone spesso in modo

automatico o inconscio.


 Il 71,9% delle persone omosessuali o bisessuali intervistate dichiara di aver subito almeno un evento

di discriminazione a scuola/università non necessariamente legato all’orientamento sessuale (es.

origini straniere, aspetto esteriore, problemi di salute, convinzioni religiose o idee politiche, genere,

etc.). Circa una persona su tre dichiara di aver subito almeno un evento di discriminazione nella

ricerca di lavoro.


 Il 33,3% delle persone intervistate, occupate o ex-occupate in Italia, afferma di aver sperimentato un

clima ostile o un’aggressione nel proprio ambiente di lavoro, non necessariamente legati

all’orientamento sessuale.


 Il 74,5% delle persone omosessuali o bisessuali intervistate ha evitato di tenersi per mano in pubblico

con il partner dello stesso sesso per paura di essere aggredito, minacciato o molestato.

 Le offese legate all’orientamento sessuale ricevute via web riguardano il 31,3% dei rispondenti.

Escludendo episodi avvenuti in ambito lavorativo, l’11,7% afferma di aver subito, negli ultimi tre anni,

minacce e l’8,8% aggressioni violente per motivi legati all’orientamento sessuale.

Commenti