Infrastrutture, le analisi di Uniontrasporti: 40 priorità per le imprese al Sud, valgono 82 miliardi. Focus di Srm sui porti: da quelli del Sud passa il 52% del traffico Ro-Ro nazionale. Ance al convegno di domani a Catania: investire col sostegno della Zes unica per rendere più competitivo il sistema porti-ferrovia-cargo aereo e captare l’aumento di traffico merci nel Mediterraneo. Manca il capitale umano: il settore edile sia valorizzato per attrarre i giovani.Palermo, 18 aprile 2024 – Secondo le analisi di Uniontrasporti sul fabbisogno di infrastrutture al Sud, nel Mezzogiorno è attivo il 33% delle imprese italiane, eppure quest’area riesce a contribuire molto poco al Pil del Paese e qui la crescita è più lenta rispetto alla media nazionale (+3,5% contro +3,7%) e l’occupazione arranca (+1,2% a fronte di +1,7%). Nella top ten della classifica del contributo delle regioni al Pil resistono solo Campania (settima), Sicilia (ottava) e Puglia (nona).
Domani, al convegno dei Giovani Sud di Ance, alle ore 14,30 a Palazzo
Biscari a Catania - che vedrà l’intervento anche dell’assessore regionale alle
Infrastrutture, Alessandro Aricò - , Antonello Fontanili, direttore generale di
Uniontrasporti, spiegherà come questo ritardo sia in larga parte dovuto al gap
infrastrutturale del Sud che, fatto 100 l’indice medio del Paese, registra un
KPI di performance infrastrutturale pari a 83, dove solo la Campania è
allineata al livello nazionale grazie all’alta velocità ferroviaria, a fronte di
risultati ben superiori per il Nord Ovest (107) e il Nord Est (123,5).
Attraverso oltre 90 tavoli di confronto è stato individuato un fabbisogno di 535
opere infrastrutturali necessarie per la ripresa del Paese, suddivise in tre
livelli di priorità. Fra queste, attraverso un’indagine condotta da Uniontrasporti
fra 12mila imprese, sono state selezionate 100 opere prioritarie più urgenti,
cinque per ogni regione, per un valore complessivo di 140 miliardi di euro: le
40 opere che riguardano il Sud richiedono un investimento di ben 82 miliardi.
Nel lungo elenco spiccano la ferrovia ad alta velocità Salerno-Reggio
Calabria, il Ponte sullo Stretto di Messina, la Ss106 Jonica, la A2 Autostrada
del Mediterraneo, l’Alta velocità Adriatica, l’alta velocità Palermo-Catania-
Messina, la ferrovia Napoli-Bari, la Sassari-Olbia e Sassari-Nuoro, la Ss131
Carlo Felice, la Nuoro-Olbia-Santa Teresa di Gallura, la Roma-L’Aquila, la
Sicignano-Potenza, la Fondovalle Fresilia, l’antemurale di Ponente di Porto
Torres, la Ferrandina-Matera-La Martella, la A14, la A24 e A25, la Sibari-
Melito Porto Salvo e la Lamezia Terme-Catanzaro Lido, la Pescara-Roma.
Da parte sua, Alessandro Panaro, Head of Maritime & Energy del centro
studi Srm, nella sua analisi evidenzierà la valenza dei traffici dei porti italiani e
del Sud e come il 52% del traffico nazionale marittimo Ro-Ro passi dagli scali
meridionali e sia un grande volàno di crescita. Per il futuro, occorrerà
investire, anche col sostegno della Zes unica, in infrastrutture ed efficienza
logistica per ampliare gli spazi e velocizzare l’imbarco e sbarco delle merci
nonché migliorare i sistemi di connessione verso l’entroterra.
Angelica Krystle Donati, presidente di Ance Giovani, commenta: “Nel
Mezzogiorno ci sono tante realtà virtuose e dinamiche che rischiano di non
potere crescere a causa del forte gap infrastrutturale e competitivo di questi
territori. Se si vuole evitare la fuga dei cervelli e delle imprese, occorre creare
le condizioni per superare il divario con gli altri competitor. Più infrastrutture
vuol dire più servizi, più opportunità, migliore qualità della vita e delle
relazioni. Serve un enorme sforzo collettivo, ma non possiamo più rimandare,
soprattutto oggi che abbiamo la chance irripetibile del ‘Pnrr’. Abbiamo
l’occasione di attrarre i giovani talenti, portare le migliori professionalità
tecniche all’interno della P.a., anche per recuperare quella capacità
progettuale indispensabile per creare sviluppo”.
Marco Oloferne Curti, coordinatore di Ance Giovani per la Macroarea Sud,
sostiene che “i territori meridionali devono tornare a essere protagonisti del
proprio sviluppo, con una programmazione di interventi funzionali alle
esigenze delle comunità e che si integri con la realizzazione in corso delle
poche grandi opere al Sud, realizzazione nella quale le imprese locali sono
state relegate al mero ruolo di subappaltatrici. In tal senso è auspicabile un
‘patto generazionale’ che serva non solo a mantenere ciò che è stato
realizzato in termini di infrastrutture da chi ci ha preceduto, ma anche a dare
continuità, prospettiva e visione di futuro. Tuttavia, non si può prescindere da
un problema che affligge il settore edile che, pur essendo un pilastro
fondamentale della nostra economia, al Sud non viene valorizzato, per cui i
giovani preferiscono orientarsi verso altri settori anche a costo di guadagnare
meno. Così le nostre imprese hanno un forte fabbisogno di capitale umano, e
se si vuole davvero risolvere il gap di infrastrutture al Sud occorre anche
ridare dignità al settore edile e renderlo attrattivo per le giovani generazioni”.
Marco Colombrita, presidente del Gruppo Giovani di Ance Sicilia, conclude:
“I dati di Srm e Uniontrasporti ci dicono che Sicilia e Sardegna oggi
garantiscono il 40% del traffico marittimo Ro-Ro sostenendo un enorme
sforzo a causa della carenza di infrastrutture, e che potrebbero fare molto di
più se disponessero di interporti, terminal logistici e terminal cargo adeguati.
Sarebbe davvero miope non rispondere alla richiesta del settore logistico e
degli armatori di fare delle due Isole gli hub strategici di un traffico nel
Mediterraneo che, a prescindere dall’attuale crisi di Suez, è destinato a
crescere del 2,6% nei prossimi cinque anni. Bisogna offrire porti collegati alla
ferrovia in alternativa a Tanger Med, Valencia, Pireo e Algeciras che non lo
sono ancora”.
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