Istat. Un’analisi comparata spazio-temporale fra città metropolitane e rispettive articolazioni territoriali tesa a rappresentare scenari di
salute della popolazione e caratteristiche dell’offerta sanitaria.Città metropolitana di Reggio Calabria: cure ospedaliere fuori regione per un paziente su
quattro.
21/05/2024 - La mobilità ospedaliera, ovvero la scelta di usufruire delle cure di un sistema regionale sanitario diverso da
quello della propria regione di residenza, è un fenomeno complesso generato da una molteplicità di fattori quali
la prossimità dei presidi ospedalieri, la qualità delle prestazioni erogate (spesso collegata all’aspettativa di esiti
significativamente migliori rispetto a quelli che si otterrebbero facendosi curare nella propria regione), la
casualità associata agli spostamenti temporanei della popolazione e la carenza quantitativa o qualitativa di
un’appropriata assistenza sanitaria.
La stessa normativa nazionale 4 e gli accordi fra le regioni disciplinano l’ambito di applicazione del fenomeno,
rendendo concreto e fruibile il servizio per i cittadini.
Sebbene dal punto di vista sanitario la mobilità ospedaliera tra regioni costituisca un pilastro per garantire
l’equità nell’accesso alle cure, è possibile individuare alcuni aspetti sociali potenzialmente critici. In primo luogo
l'allontanamento dal proprio contesto familiare e dall’abituale rete di sostegno può agire negativamente sul
benessere fisico e mentale del paziente, rendendo più complesso il processo di guarigione e recupero. Inoltre la
mobilità ospedaliera potrebbe non essere accessibile a tutti, sia per ragioni economiche sia logistiche, creando
ulteriori barriere nell'accesso alle cure.
Fra i diversi aspetti, in questa sede l’attenzione è focalizzata sulla
mobilità ospedaliera passiva, misurata attraverso l’indice di emigrazione, calcolato come rapporto percentuale
fra il numero di dimissioni ospedaliere di residenti nelle città metropolitane e nelle rispettive articolazioni
territoriali avvenute fuori dalla regione e il totale delle dimissioni dei residenti nella regione.
La mobilità ospedaliera interregionale è ormai un fenomeno strutturale che caratterizza i sistemi sanitari: nel
triennio 2007-2009 a livello italiano riguardava 7,4 dimissioni ogni 100 mentre dopo 10 anni (triennio 2017-
2019) si rileva un incremento di quasi una dimissione ogni 1.000.
Nel 2020 si assiste inevitabilmente a una
riduzione del fenomeno, mentre nel 2021, con l’allentamento delle misure restrittive tese al contenimento
dell’ondata pandemica da Covid-19, gli spostamenti mostrano segnali di ripresa, sfiorando otto dimissioni
ospedaliere ogni 100.
La mobilità ospedaliera dei residenti nel perimetro delle città metropolitane è costantemente inferiore di circa
due dimissioni ogni 1.000 rispetto alla media nazionale, sebbene si presenti nel territorio con notevoli
differenze.
Nella città metropolitana di Reggio Calabria, nel 2021, sfiora quota 24% (quasi un paziente su
quattro), dato in crescita rispetto ai trienni 2007-2009 e 2017-2019 e quattro volte superiore alla media del
complesso delle città metropolitane. Significativa mobilità anche dalla città metropolitana di Genova
verso le altre regioni, con valori che si avvicinano al 10%.
La propensione allo spostamento per ragioni di cura mantiene un andamento temporale che ricalca il trend
nazionale anche in corrispondenza degli altri ambiti urbani, con la maggiore intensità per i residenti nei comuni
più distanti dai comuni polo. Infatti, nel 2021, le dimissioni fuori regione dei residenti nel complesso degli Altri
comuni delle città metropolitane sono 7,2 ogni 100 totali e al suo interno l’indice di emigrazione interregionale
più alto si rileva nelle città metropolitane di Venezia (15,2 ogni 100) e Genova (12,2 ogni 100).
Reggio Calabria
si conferma il territorio con la maggiore fuga verso altre regioni, anche in ciascuna delle aree sub metropolitane.
Si ravvisa inoltre un lieve divario di genere nell’entità della mobilità interregionale: nel 2021 nei territori
metropolitani si effettuano 5,5 dimissioni fuori regione femminili ogni 100 contro sei maschili ogni 100
(Prospetto 1). La preponderanza maschile nel ricorso alle cure extra regione è un fattore comune a tutte le città
metropolitane ad eccezione di Venezia e Torino al Nord, Bari e Cagliari al Sud. In particolare a Bari e a Torino il
rapporto di mascolinità è inferiore a 100 sia in corrispondenza dei comuni capoluogo, sia in corrispondenza
degli altri territori sub urbani.
Si conferma una costante propensione all’emigrazione ospedaliera maschile fuori dalla propria regione di
residenza in tutti i comuni capoluogo e nei relativi territori sub urbani delle città metropolitane di Milano, Roma,
Napoli, Reggio di Calabria, Palermo e Catania. Il divario più importante (circa 133 ricoveri fuori regione degli
uomini ogni 100 delle donne) è osservabile nei comuni di prima cintura di Reggio Calabria e Catania, sebbene
con una propensione di base profondamente differente. Infatti il tasso di ricovero fuori regione degli uomini a
Reggio Calabria è 29,0 ogni 100 e a Catania 5,2 ogni 100.
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