Appalti pubblici, Antoci dopo il caso Palermo: "La digitalizzazione degli appalti non diventi una nuova zona grigia del malaffare”

SANITÀ E APPALTI DIGITALI, L’UE CHIAMATA A CHIARIRE DOPO IL CASO PALERMO.  Antoci: “La tecnologia negli appalti pubblici deve rafforzare la trasparenza, non renderla aggirabile.  La digitalizzazione degli appalti   deve diventare garanzia di integrità, non una nuova zona grigia dove il malaffare si reinventa.”   Bruxelles, 11/04/2025 – Un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Palermo ha svelato un inquietante meccanismo di manipolazione delle gare pubbliche gestite attraverso piattaforme digitali. In particolare, un funzionario dell’Arnas Civico, con la complicità di soggetti privati, avrebbe eluso i controlli del sistema telematico di gara, suggerendo modifiche tecniche a un’impresa per farle ottenere l’appalto, in violazione della normativa e dei principi di imparzialità e concorrenza. Di fronte a questo allarmante caso, l’europarlamentare Giuseppe Antoci ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per chiedere quali misure intenda adotta...

Reggio Calabria: cure ospedaliere fuori regione per un paziente su quattro

Istat. Un’analisi comparata spazio-temporale fra città metropolitane e rispettive articolazioni territoriali tesa a rappresentare scenari di
salute della popolazione e caratteristiche dell’offerta sanitaria.Città metropolitana di Reggio Calabria: cure ospedaliere fuori regione per un paziente su quattro. 

21/05/2024 - La mobilità ospedaliera, ovvero la scelta di usufruire delle cure di un sistema regionale sanitario diverso da quello della propria regione di residenza, è un fenomeno complesso generato da una molteplicità di fattori quali la prossimità dei presidi ospedalieri, la qualità delle prestazioni erogate (spesso collegata all’aspettativa di esiti significativamente migliori rispetto a quelli che si otterrebbero facendosi curare nella propria regione), la casualità associata agli spostamenti temporanei della popolazione e la carenza quantitativa o qualitativa di un’appropriata assistenza sanitaria. 

La stessa normativa nazionale 4 e gli accordi fra le regioni disciplinano l’ambito di applicazione del fenomeno, rendendo concreto e fruibile il servizio per i cittadini. Sebbene dal punto di vista sanitario la mobilità ospedaliera tra regioni costituisca un pilastro per garantire l’equità nell’accesso alle cure, è possibile individuare alcuni aspetti sociali potenzialmente critici. In primo luogo l'allontanamento dal proprio contesto familiare e dall’abituale rete di sostegno può agire negativamente sul benessere fisico e mentale del paziente, rendendo più complesso il processo di guarigione e recupero. Inoltre la mobilità ospedaliera potrebbe non essere accessibile a tutti, sia per ragioni economiche sia logistiche, creando ulteriori barriere nell'accesso alle cure. 

Fra i diversi aspetti, in questa sede l’attenzione è focalizzata sulla mobilità ospedaliera passiva, misurata attraverso l’indice di emigrazione, calcolato come rapporto percentuale fra il numero di dimissioni ospedaliere di residenti nelle città metropolitane e nelle rispettive articolazioni territoriali avvenute fuori dalla regione e il totale delle dimissioni dei residenti nella regione. La mobilità ospedaliera interregionale è ormai un fenomeno strutturale che caratterizza i sistemi sanitari: nel triennio 2007-2009 a livello italiano riguardava 7,4 dimissioni ogni 100 mentre dopo 10 anni (triennio 2017- 2019) si rileva un incremento di quasi una dimissione ogni 1.000. 

Nel 2020 si assiste inevitabilmente a una riduzione del fenomeno, mentre nel 2021, con l’allentamento delle misure restrittive tese al contenimento dell’ondata pandemica da Covid-19, gli spostamenti mostrano segnali di ripresa, sfiorando otto dimissioni ospedaliere ogni 100. La mobilità ospedaliera dei residenti nel perimetro delle città metropolitane è costantemente inferiore di circa due dimissioni ogni 1.000 rispetto alla media nazionale, sebbene si presenti nel territorio con notevoli differenze. 

Nella città metropolitana di Reggio Calabria, nel 2021, sfiora quota 24% (quasi un paziente su quattro), dato in crescita rispetto ai trienni 2007-2009 e 2017-2019 e quattro volte superiore alla media del complesso delle città metropolitane. Significativa mobilità anche dalla città metropolitana di Genova verso le altre regioni, con valori che si avvicinano al 10%. 

La propensione allo spostamento per ragioni di cura mantiene un andamento temporale che ricalca il trend nazionale anche in corrispondenza degli altri ambiti urbani, con la maggiore intensità per i residenti nei comuni più distanti dai comuni polo. Infatti, nel 2021, le dimissioni fuori regione dei residenti nel complesso degli Altri comuni delle città metropolitane sono 7,2 ogni 100 totali e al suo interno l’indice di emigrazione interregionale più alto si rileva nelle città metropolitane di Venezia (15,2 ogni 100) e Genova (12,2 ogni 100). 

Reggio Calabria si conferma il territorio con la maggiore fuga verso altre regioni, anche in ciascuna delle aree sub metropolitane. Si ravvisa inoltre un lieve divario di genere nell’entità della mobilità interregionale: nel 2021 nei territori metropolitani si effettuano 5,5 dimissioni fuori regione femminili ogni 100 contro sei maschili ogni 100 (Prospetto 1). La preponderanza maschile nel ricorso alle cure extra regione è un fattore comune a tutte le città metropolitane ad eccezione di Venezia e Torino al Nord, Bari e Cagliari al Sud. In particolare a Bari e a Torino il rapporto di mascolinità è inferiore a 100 sia in corrispondenza dei comuni capoluogo, sia in corrispondenza degli altri territori sub urbani. 

Si conferma una costante propensione all’emigrazione ospedaliera maschile fuori dalla propria regione di residenza in tutti i comuni capoluogo e nei relativi territori sub urbani delle città metropolitane di Milano, Roma, Napoli, Reggio di Calabria, Palermo e Catania. Il divario più importante (circa 133 ricoveri fuori regione degli uomini ogni 100 delle donne) è osservabile nei comuni di prima cintura di Reggio Calabria e Catania, sebbene con una propensione di base profondamente differente. Infatti il tasso di ricovero fuori regione degli uomini a Reggio Calabria è 29,0 ogni 100 e a Catania 5,2 ogni 100.

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