LA MAFIA È SEMPRE PIÙ DIGITALE MA ISTITUZIONI E IMPRESE ARRANCANO
LA FONDAZIONE MAGNA GRECIA PRESENTA LO STUDIO “LA MAFIE NEL CYBERSPACE”
E FORNISCE UN INDICE PER LA CYBERSICUREZZA . Le mafie utilizzano droni e sommergibili radiocomandati per trafficare in droga e armi, creano banche online per riciclare denaro, cominciano a usare l’intelligenza artificiale. Sono le nuove mafie, sempre più abili a cavalcare l’onda dell’innovazione tecnologica e informatica.Roma, 14 giugno 2024 - Utilizzano droni e sommergibili radiocomandati per trafficare in droga e
armi, assoldano i migliori hacker del mondo, agiscono con disinvoltura sul web - dove hanno oramai
spostato molte delle loro attività - creano banche online per riciclare denaro, cominciano a usare
l’intelligenza artificiale. Sono le nuove mafie, sempre più abili a cavalcare l’onda dell’innovazione
tecnologica e informatica per ampliare il loro raggio di azione e aumentare i profitti. Grazie alla loro
grande capacità di adattamento sono diventate ormai organizzazioni ibride, capaci cioè di operare
tanto nella realtà analogica quanto in quella digitale. Al tradizionale pizzo affiancano le estorsioni
online, puntano sul metaverso e sul dark web. Se prima andavano alla ricerca di avvocati,
commercialisti, broker, notai, agenti immobiliari… oggi, cercano ovunque ingegneri informatici,
hacker e drug designer.

La mafia corre in rete insomma, e corre veloce, mentre imprese e istituzioni
arrancano affannosamente in un’eterna carenza e inadeguatezza di risorse e di personale
specializzato.
È il quadro che emerge dal Rapporto “Cyber organized crime. Le mafie nel Cyberspazio” presentato
dalla Fondazione Magna Grecia, che quest’anno celebra i 40 anni dalla sua nascita, al Palazzo di
Vetro dell’Onu, lo scorso aprile, e oggi a Montecitorio. Presenti il presidente, Nino Foti; Nicola
Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli; Antonio Nicaso, esperto dei fenomeni criminali di
tipo mafioso e docente alla Queen’s University Canada; e Chiara Colosimo, presidente della
Commissione parlamentare antimafia. Lo studio, unico nel suo genere, curato da Antonio Nicaso e
Walter Rauti, segue quello dedicato lo scorso anno alla relazione tra mafie e social media e offre
una panoramica dell’evoluzione nel contesto cyber delle mafie, proponendo un innovativo indice
per valutare la vulnerabilità di imprese e istituzioni agli attacchi informatici.
“Dopo l’esperienza dello scorso anno, abbiamo sentito l’esigenza di predisporre un secondo rapporto
che esaminasse l’ibridazione delle mafie nel mondo digitale, rivelando come si siano evolute negli
ultimi anni per sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia”, ha spiegato Nino Foti, presidente
della Fondazione Magna Grecia. Dallo studio emerge, infatti, che le mafie operano digitalmente in
modo strutturato, strategico e coordinato, tanto che esistono delle correlazioni tra riciclaggio di
denaro, criminalità informatica, cripto-asset e corruzione. Del resto il dark web rappresenta un
luogo ideale per le mafie: è discreto, relativamente sicuro e permette di mantenere l’anonimato
grazie alle tecnologie disponibili di pseudonimia e crittografia. Sull’internet sommerso ci sono grandi
piazze virtuali dove è possibile comprare e vendere di tutto. Allo stesso tempo, si può riciclare
denaro o si possono commettere frodi finanziarie ed estorsioni online, sapendo di poter eludere le
frontiere tradizionali e sfuggire alle indagini.
“Le organizzazioni criminali considerano ormai il ‘vecchio’ pizzo come qualcosa di superato”, ha
detto il Procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri, che ha raccontato di aver scoperto a
Napoli che la camorra aveva creato una banca online che riciclava miliardi di dollari, con seimila
clienti in Lombardia e nel Lazio e con sedi anche in Lituania e Lettonia. Il riciclaggio ammontava a
più di tre miliardi e mezzo di euro, di cui solo due sono stati sequestrati.
“La cosa che ci ha sorpreso
è che nelle banche sequestrate abbiamo scovato tecnologie che la nostra Polizia giudiziaria
nemmeno si sogna. Purtroppo nelle azioni di contrasto alle mafie, l’Italia è rimasta indietro rispetto
a Paesi come Germania, Olanda e Belgio che ora devono aiutarci. Nelle forze dell’ordine mancano del tutto giovani ingegneri in grado di dare quella spinta di cui il nostro sistema ha bisogno. Stiamo
perdendo troppo tempo e tanto campo”, ha concluso Gratteri.
Dello stesso parere Antonio Nicaso, esperto dei fenomeni criminali e curatore del rapporto, che ha
spiegato come: “quella del 2024 sia una criminalità organizzata sempre più addentrata nel cuore
dell’innovazione tecnologica e informatica”. A parlare sono le indagini. Qualche esempio? “In
un’occasione - ha detto Nicaso - i clan hanno assoldato pirati informatici per violare i sistemi di
sicurezza del porto di Anversa, così da far sbarcare decine di carichi di cocaina proveniente
dall’America Latina senza destare sospetti. In un’altra, hanno assunto hacker rumeni per mettere a
punto una complessa attività di ingegneria sociale, servita poi per sottrarre milioni di euro a ignari
cittadini attraverso il phishing. Soldi successivamente utilizzati per acquistare armi in Moldavia”.
Più
di recente, un importante hacker tedesco è stato contattato e invitato a trasferirsi in Calabria per
creare piattaforme clandestine di trading e false fideiussioni. Per la prima volta, esponenti di
organizzazioni mafiose e hacker hanno dunque lavorato a stretto contatto nel territorio d’origine
dell'organizzazione criminale.
“Chi è rimasta indietro sull’utilizzo del web, come Cosa nostra
americana, rischia di scomparire”, ha concluso l’esperto.
Proprio per questo l’obiettivo primario di autorità e investigatori di tutto il mondo deve essere
quello di essere al passo con i tempi. Sottovalutare le potenzialità delle nuove mafie è un rischio che
nessun Paese può permettersi, tantomeno l’Italia. Per questo motivo, “grazie a un accurato lavoro
di analisi – ha concluso il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti - abbiamo sviluppato
un indice che permette di determinare in modo sintetico l’effettivo livello di rischio di istituzioni e
imprese in caso di attacchi informatici. Disporre di una misura sintetica come questa è fondamentale
per orientare le decisioni della politica, poiché fornisce un quadro chiaro e comprensibile della
portata e dell’evoluzione delle minacce cibernetiche, consentendo ai policy maker di valutare
l’impatto socioeconomico della criminalità informatica in un dato territorio e di prendere le decisioni
conseguenti con un approccio più razionale e più efficace”.
“Il rapporto di Fondazione Magna Grecia ha un doppio grande merito: da un lato, offre una
ricognizione e un’analisi accurate dei fenomeni criminali, dall’altro, propone una serie di
suggerimenti e indicazioni utili a prevenire e reprimere il cybercrime”, ha detto la presidente della
Commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo.
“Quanto alle misure di contrasto – ha
aggiunto – alcuni importanti passi avanti sono stati fatti recentemente. Nell'aprile 2023, il
Parlamento ha approvato norme di controllo sui trasferimenti delle criptovalute per prevenirne l'uso
nel riciclaggio di denaro, nel finanziamento del terrorismo e in altri reati. Il disegno di legge sulla
cybersecurity, poi, può costituire un efficace strumento di lotta al cybercrime in Italia. Una priorità,
soprattutto considerando l'aumento degli attacchi informatici in settori cruciali come le PMI, il
sistema sanitario e finanziario, la Pubblica amministrazione”.
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