Capizzi, studente modello di 16 anni ucciso in piazza da un ventenne armato di pistola

Uno studente di 16 anni,  Giuseppe Di Dio, è stato ucciso sabato 1° novembre a Capizzi, piccolo comune dei Nebrodi in provincia di Messina, mentre un suo amico è rimasto ferito nella sparatoria. Fermate tre persone.  Giuseppe Di Dio frequentava la terza classe  dell'istituto alberghiero di Troina (Enna) e sarebbe stato attinto per errore dai colpi mortali esplosi da  Giacomo Frasconà Filaro , il 20.enne presunto assassino . 3 nov 2025 - Giuseppe Di Dio, 16 anni, e i suoi amici si trovavano  davanti a un bar di via Roma, a Capizzi, quando da un'automobile sarebbero scese tre persone, una delle quali avrebbe esploso i colpi di arma da fuoco che hanno attinto mortalmente il sedicenne, ferendo un altro giovane di 22 anni.  Si tratta di  Antonio Frasconà Filaro , 48 anni, e dei figli Mario, 18 anni, e Giacomo, 20 anni. Quest'ultimo, armato di pistola avrebbe fatto fuoco sulle persone presenti all'esterno del  bar di via Roma, a Capizzi, uccidendo ...

SMS, MOLESTIE E PROMISCUITÀ SESSUALE

• SMS: CHI PER SALVARSI E CHI PER PROSTITUIRSI
07/07/2010 – Marcata disinvoltura e promiscuità sessuale ed una altrettanto considerevole deprivazione culturale, in un soggetto proveniente da un contesto familiare scadente, con tasso di responsabilità personale pressoché nullo, è quasi sempre alla base di comportamenti che con le nuove tecnologie trovano terreno fertile per azioni che integrano fattispecie di reati di ‘nuova generazione’. Con sentenza 10444 del marzo 2006, ad esempio, la Cassazione ha dato una chiara interpretazione
di come un MMS diventi reato (cfr. Cassazione , sez. V penale, sentenza 27.03.2006 n° 10444).
Sulla stessa falsariga, con la pronuncia 16215 dell’11 maggio c.a., la Corte ha descritto con chiarezza come l’SMS possa diventare reato. Per SMS sono da intendersi i cosiddetti ‘messaggini’, essendo l’acronimo di Short Message System.

Già in data 27 marzo 2006 la Cassazione aveva riscontrato attraverso gli MMS la violazione del codice penale (art. 615 bis), che vieta le illecite interferenze nella vita privata altrui. Lo stesso vale per gli sms, attraverso i quali è possibile incorrere in fattispecie di reati sanzionabili penalmente, come accaduto nel caso succitato.
Più recentemente la Cassazione ha confermato la condanna di una donna rea di avere inviato 5 sms molesti nell’arco di due giorni riportando in essi “asserite espressioni in termini sprezzanti nei confronti del destinatario». Il Tribunale aveva ritenuto quei pochi sms “lesivi della dignità oltre che del decoro e dell’onore della persona offesa».

Contro tale decisione è stato presentato ricorso dall'autrice degli sms, ma le motivazioni addotte a sua discolpa sono state ritenute manifestamente infondate e il ricorso dichiarato addirittura inammissibile (606 n. 3 Cpp) dalla Suprema Corte, che ha considerato del tutto legittima la condanna della donna per il reato di molestia che - si legge - «può essere arrecata anche mediante l’invio di brevi messaggi di testo».
La donna condannata, ovviamente, è stata pure condannata al pagamento delle spese processuali, in simili casi il più delle volte rilevanti.

Per le parti offese è sempre meglio uscire allo scoperto, vincere i timori e il ritegno, e denunciare, consapevoli di trovarsi molto probabilmente di fronte a persone di scarso livello morale, pronte a ripetere i loro volgari gesti, con altrettanto volgare petulanza e sfrontatezza, sovente attribuendo ad altri i propri comportamenti ossessivi e maniacali.

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