In Sicilia la cosiddetta formazione professionale costa circa 300 milioni di euro l’anno. I docenti, sono consiglieri comunali, loro amici, “residuati” della politica e rispettivi familiari, oppure trombati eccellenti e meno eccellenti delle ultime elezioni, e vari ex di tutto che magari non hanno un lavoro “vero” ma sono nel giro della politica
02/05/2013 - Li chiamano istituti di formazione professionale. Il loro status giuridico è unico al mondo. Sono enti privati ed in quanto tali possono assumere chi vogliono senza alcun concorso o selezione pubblica di qualsiasi natura. Né devono rendere conto a nessuno di chi sono gli impiegati scelti per l’amministrazione, i direttori, i docenti dei corsi di formazione e così via. Pagano i cittadini di tasca loro, con le loro tasse.
Ogni ente ha almeno un centinaio di dipendenti fissi, più tanti docenti pagati a gettone. Un vero e proprio esercito di “formatori di professionisti” che però non sembra incidere in maniera dirompente in un mercato del lavoro e in un’economia disastrosa come quella siciliana. Nessuno conosce il numero preciso di questi istituti sparsi per la Regione che dovrebbero essere almeno duemila. Un pozzo di San Patrizio, lo ha definito il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che ha annunciato di averne azzerato subito 235.
Ad Agrigento è scoppiato il caso Ecap. L’istituto di formazione, contrariamente a quello di Caltanissetta che porta lo stesso nome, ha i bilanci in regola.
Ma ci ha messo mani la magistratura per altre vicende fino a scatenare un terremoto giudiziario che colpisce al cuore la stessa Procura: le indagini della Guardia di Finanza avrebbero accertato anche il coinvolgimento del luogotenente dei carabinieri Vincenzo Mangiavillano, la memoria storica della polizia giudiziaria del quinto piano del tribunale. Il sottufficiale è stato accusato dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal pm Andrea Maggioni, titolari dell’inchiesta, di avere veicolato una fuga di notizie. Una “talpa” che avrebbe appreso dettagli sull’attività dei magistrati che lavoravano a pochi metri e li avrebbe rivelati a un collega coinvolto nella vicenda. Dopo l’avviso di garanzia per l’accusa di rivelazione di segreto di ufficio è scattato anche il trasferimento al comando di Castelvetrano.
Tutto è partito da alcuni esposti anonimi. Le missive, inviate alla Procura di Agrigento, segnalavano favoritismi e nepotismi. Il presidente, l’avvocato Ignazio Valenza (che è stato nominato assessore comunale dal sindaco Marco Zambuto dopo la rielezione del maggio 2012) aveva assunto la moglie e il cugino. Nulla di rilevante sul piano penale. La legge consente agli istituti di formazione di assumere chi vogliano con denaro pubblico senza rendere conto a nessun altro. Basta non superare il budget stanziato dalla Regione e si può fare tutto.
Il problema nasce quando all’interno dell’Ecap di Agrigento i soldi iniziano a scarseggiare e si deve concordare con i sindacati un piano di cassa integrazione per una decina di lavoratori. Partono gli esposti e viene avviata un’indagine da parte dell’Ispettorato del Lavoro. Il comandante del Nucleo, il maresciallo dei carabinieri Antonio Arnese, avvia un’ispezione. Dallo scorso settembre la moglie del sottufficiale che indagava sull’Ecap è stata assunta a Casa Amica, altro ente presieduto da Valenza, che in una sola giornata riesce a portare avanti cinque attività diverse: fa l’avvocato penalista a tempo pieno, è assessore comunale con tre deleghe (Affari legali, Sviluppo e miglioramento dei servizi amministrativi per i cittadini e Politiche comunitarie), presiede l’Ecap, presiede Casa Amica ed è segretario del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. La Procura gli contesta la corruzione. Secondo i PM l’assunzione della moglie di Arnese sarebbe il corrispettivo dell’addomesticamento di un controllo all’Ecap. L’accusa di rivelazione di segreto di ufficio contestata a Mangiavillano scaturisce proprio dalle presunte confidenze che avrebbe fatto al collega.
A Valenza viene contestato di avere indotto i dipendenti a firmare delle buste paga senza avere ricevuto in cambio lo stipendio. Ci sono quattro assunzioni al centro dell’inchiesta. Quattro precari dell’ente, fra i quali Giuseppe Valenza, cugino del presidente, sarebbero stati stabilizzati in maniera illegittima: i pm contestano l’abuso di ufficio per la trasformazione del loro contratto da collaboratori esterni a dipendenti. C’è poi l’accusa di truffa aggravata perché due dei quattro dipendenti stabilizzati avrebbero beneficiato dell’indennità di Cassa integrazione in maniera illegittima. Un potentissimo professionista e amministratore pubblico che lavora nell’ombra, un sottufficiale dell’Arma memoria storica della Procura ed il maresciallo che comanda il Nucleo centrale dell’ispettorato del lavoro: la caratura degli indagati rende inevitabile un dibattito aspro attorno alla questione.
Non considerando il fatto che, ad esempio, non solo non si sono registrate dimissioni da parte di Valenza da assessore comunale, ma che, né dal sindaco Marco Zambuto, né da componenti la sua Giunta, si sono registrate reazioni, va sottolineato come da parte di nessuna forza politica presente in Consiglio comunale ad Agrigento si sia levata alcuna voce su una vicenda così rilevante, anche dal punto di vista politico.
Le uniche voci che si sono levate sono invece dell’avvocatura agrigentina di cui Valenza rappresenta un elemento di spicco. In qualità di segretario del Consiglio forense, Valenza coordina insieme agli altri componenti tutte le attività dell’Ordine e tra queste attività vi è anche quella di istruire i procedimenti disciplinari che poi vengono assegnati ai singoli consiglieri per la trattazione. Inevitabile porsi una domanda: può un segretario che è indagato per falso, truffa e corruzione, rappresentare l’avvocatura nelle sedi in cui deve imporre l’osservanza delle norme deontologiche?
Per il Consiglio di cui fa parte non ci sono dubbi. Immediato è arrivato il comunicato stampa di solidarietà. “Siamo sorpresi per l’amplificazione mediatica ed esprimiamo solidarietà al collega avendo contezza della sua dirittura morale e professionale”.
Contro questa presa di posizione si sono schierate due voci “pesanti” dell’avvocatura agrigentina. Da una parte Salvatore Pennica e dall’altra Giuseppe Arnone. Due opinioni che nessuno può sospettare possano essere concordate visti i rapporti fra i due. Arnone ha pubblicato libri e manifesti per attaccare Pennica su una vicenda giudiziaria che li ha visti contrapposti. Pennica ha querelato Arnone addirittura per estorsione per vecchie scorie risalenti all’ultima campagna elettorale per Palazzo dei Giganti. Entrambi, però, sono d’accordo su un punto: c’è una questione morale da chiarire all’interno dell’Ordine degli avvocati.
“All’interno del Consiglio - esordisce Pennica - esiste una questione morale che meriterebbe un pubblico dibattito tra gli avvocati. Ad Agrigento quando risultano indagati il presidente ed il segretario si dirama il comunicato stampa autoreferenziale di solidarietà agli stessi, quando è indagato un iscritto all’ordine o un semplice cittadino non si esprime stupore per il clamore mediatico né si affronta l’altro delicato tema della fuga di notizie. Viene voglia di chiedersi - conclude Pennica - se la legge è davvero uguale per tutti”. Passa qualche giorno e interviene Giuseppe Arnone. L’ex consigliere comunale, di cui come avvocato il Consiglio forense si è più volte occupato in termini di sanzioni disciplinari, nello stesso libro al centro delle beghe con Pennica, attaccava sia i vertici del Consiglio forense che gli stessi pm titolari dell’inchiesta sull’Ecap, solleva la questione. Si presenta davanti all’Aula Livatino dove si sta tenendo una lezione di aggiornamento degli avvocati e consegna un documento ai colleghi.
“Valenza - scrive Arnone - in concreto si è trasformato in un imprenditore che amministra milioni di euro, decide assunzioni, decide favori, ed appunto sta al vertice di due importanti strutture imprenditoriali o para imprenditoriali, l’Ecap e Casa Amica, che vengono anche utilizzate per “travasi” di favoritismi al fine di garantire l’una il benessere dell’altra. Valenza - continua Arnone - è accusato di corruzione: un graduato dei carabinieri effettua una ispezione all’Ecap e miracolosamente la moglie del carabiniere va a lavorare a Casa Amica. Valenza avrebbe il dovere, se non vuole dimettersi, di chiarire in contraddittorio con i giornalisti e con gli iscritti interessati questi fatti”.
Gerlando Cardinale
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ASASI
Chiudete i centri di formazione corrotti ma non dite che tutti i formatori sono corrotti, figli di esponenti politici e senza titoli. E' come dire che i politici sono tutti uguali, tutti ladri, lestofanti e collusi con la mafia.
RispondiEliminaForse è vero che tutti i politici non sono ladri, etc. ma è pur vero che siamo nella merda grazie a loro.
EliminaLa riforma, nè loro nè i sindacati l'hanno MAI voluta e ora piangiamo tutti.
Che schifo
... E FACILE FARE DI TUTTI GLI ENTI UN FASCIO ...MA C'è BUONA FORMAZIONE ONESTA CHE RISPONDE AL MERCATO DEL LAVORO ... INFORMATEVI
RispondiEliminaNoi della formazione siamo i primi a dire che il sistema va riformato, e questa consapevolezza, con grande maturità, ci sta facendo sopportare una specie di supplizio tantalico, ma questa immagine stereotipata dei formatori è ingiusta e inesatta, in quanto sono innumerevoli i professionisti seri , preparati e capaci che lavorano nella formazione professionale; il fatto è che ormai questo settore è stato elevato a catalizzatore di tutti i mali siculi e oggetto preferiti di sensazionalismo giornalistico
RispondiElimina.......e vogliamo che i corrotti presenti nella formazione, vengano scovati e mandati in galera.Ma purtroppo i ladri non pagano mai, e nessuno ha interesse a farli pagare. Pagano solo i lavoratori onesti che non percepiscono neanche lo stipendio.Ricordo anche che gli enti per assumere hanno bisogno dell'autorizzazione degli uffici del lavoro.Meditate......
RispondiEliminaE DEI CONTROLLI DA PARTE DELL'ISPETTORATO. Meditate........
RispondiEliminaEgregio sig. Gerlando CARDINALE vorrei farle notare che gli enti per assumere devono avere l’autorizzazione degli Uffici Provinciali del Lavoro (per i contratti ATIPICI) e l’autorizzazione da parte dell’Assessorato regionale (per i contratti a tempo determinato ed indeterminato) “i consiglieri comunali, loro amici, residuati della politica e rispettivi familiari, oppure trombati eccellenti e meno eccellenti delle ultime elezioni, e vari ex di tutto che magari non hanno un lavoro vero” ma sono nel giro della politica” li sistemano anche nei giornali, in ogni caso esistono anche “Giornalisti Prezzolati”, ma non credo siano giusto fare di tutta l’erba un fascio, inoltre vorrei farle notare che io e tanti altri miei colleghi non percepiamo lo stipendi da oltre 10 mesi , però, la mattina regolarmente veniamo a lavorare e portiamo avanti i corsi, per ora, a spese nostre, quindi la pregherei prima di scrivere determinate cose SI AGGIORNI e magari si accorgerà che non tutti i dipendenti della formazione sono dei ladri, lestofanti o lacché.
RispondiEliminaTanto si doveva.
Sono un formatore da molti anni, monoreddito e non percepisco lo stipendio da sedici mesi.Vorrei dire al signor Crocetta e alla signorina Scilabra che si mettano nei nostri panni e cercano di fare delle cose concrete e velocizzare i tempi, se è vero che a loro interessa il personale formatore come dicono. A me fino ad oggi non risulta, solo chiacchere!!!!!!!!!!.Vorrei vedere loro nelle nostre condizioni senza stipendio per molti mesi.
RispondiEliminaRiccardo afferma giustamente che senza l'autorizzazione degli Uffici Prov .del lavoro e dell'Assessorato reg .non possono essere assunti form .a tempo determinato.
RispondiEliminaÈ qua casca l'asino , da quello che emerge dall' indagine Ecap è solo punta dell' iceberg .
Se si fa un contano gli assunti parenti dei funzionari dell' Ispettorato e dell' Ufficio del lavoro dado è tratto.
Un parente a me ed uno a te.
Non ho capito perche la formazione non si possa fare utilizzando le strutture statali, con docenti anche temporanei utilizando regole econtrolli gia sperimentati?
RispondiEliminaSi e' toccato un nervo scoperto visto il numero di commenti.
Questo e' uno dei tanti vasi di Pandora dell'amministrazione publica.
Bisogna avere incarichi dirigenziali a tempo determinato,che debbono essere messi a concorso interno aperto anche ai non dirigenti e non ci si puo candidare allo stesso posto.
Cosi si puo limimitare la rendita di posizione!!!
Cosa fanno la corte dei conti, ed i controllori interni?
Perche non si colpiscono i malfattori ed i loro controllori?
MA DOVE VOGLIAMO ANDARE? SE LA MAFIA è DAPERTUTTO DALLA POLITICA ALLA STAMPA, ALLA BORSA, ALLA TV.E TUTTI I POSTI DEL POTERE, DAVVERO Cè KI S'ILLUDE DI DEBELLARLA? CI RUOTIAMO XKè SONO POSTI DI LAVORO, ODDIO LA SOLUZIONE CI SAREBBE, MA QUI SI TRATTEREBBE DI RECINTARE L'INTERA ITALIA DOVE PURTROPPO SAREBBERO RECINTATI ANCHE LA BRAVA ED ONESTA GENTE!!!!!!
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