Aeroporti Sicilia: Gesap e Comiso, polemiche e vecchi merletti

Aeroporti, Colombino (Legea Cisal): “Giù le mani da Palermo, Gesap non va svenduta”.  Aeroporto di Comiso, Pellegrino: "Italia Viva distratta, governo Schifani lavora con impegno a creazione area Cargo" Palermo, 17 marzo 2024 – “In una Sicilia ostaggio di mille emergenze, dalla siccità alla disoccupazione, il governatore Renato Schifani sembra avere un solo chiodo fisso: vendere la Gesap, società che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo, col benestare di chi, invece, dovrebbe difendere gli interessi dell’azienda. Una scelta che, come diciamo da tempo, è fuori da ogni logica, dal momento che Gesap, quasi totalmente pubblica, macina utili e record di passeggeri e sta, con ammirevole sforzo, provando a tornare ai livelli pre-pandemici. A Schifani lo diciamo con chiarezza: giù le mani dall’aeroporto di Palermo”. Lo afferma Gianluca Colombino, segretario generale di Legea Cisal, sindacato più rappresentativo nello scalo di Punta Raisi. “Anziché immaginare improbabili

TRIESTE: 60 ANNI FA IL RITORNO ALL'ITALIA: VOLA COLOMBA E NILLA PIZZI CANTAVANO LA SPERANZA

Il Trattato di Parigi del 1947 rese Trieste città-stato indipendente sotto la protezione delle Nazioni Unite con il nome di "Territorio libero di Trieste" (TLT). La città venne divisa in due: la Zona A che includeva Trieste, amministrata dagli Angloamericani e la Zona B che includeva la costa istriana settentrionale, amministrata dall'esercito jugoslavo. Nel 1954 l'amministrazione della Zona A tornò all'Italia 

26 ottobre 2014 - 60 anni fa entravano a Trieste per la prima volta, dopo 10 anni, le truppe italiane della liberazione: la città non apparteneva più alla Jugoslavia e tornava a fare parte dell'Italia. Si poneva così fine alla contesa iniziata alla fine della Seconda guerra mondiale che aveva smembrato l'Italia facendone un territorio amministrato dalla comunità internazionale; la Jugoslavia di Tito costringeva duecentomila italiani a vivere in territorio jugoslavo pur essendo italiani. 
Il Trattato di Parigi del 1947 rese Trieste città-stato indipendente sotto la protezione delle Nazioni Unite con il nome di "Territorio libero di Trieste" (TLT). La città venne divisa in due: la Zona A che includeva Trieste, amministrata dagli Angloamericani e la Zona B che includeva la costa istriana settentrionale, amministrata dall'esercito jugoslavo. Nel 1954 l'amministrazione della Zona A tornò all'Italia. Fu con il Memorandum di Londra del 1954 che l'amministrazione della Zona A tornò all'Italia, dopo essere stata nella potestà degli eserciti angloamericani.

Molti gli appuntamenti in programma a Trieste per celebrare il “60° Anniversario del Ritorno della Città all'Italia”.

Tra gli altri appuntamenti ufficiali in programma si segnalano, a cura della Lega Nazionale di Trieste, lunedì 27 ottobre, alle 17.00, all'auditorium del museo Revoltella, l'incontro “1954 : l’Italia torna a Trieste. Il 60° anniversario della Seconda Redenzione” e a seguire, alle 18.00: “Il Tricolore a Trieste, ieri, oggi e domani”- Musica, immagini e parole a cura di Bruno e Fiorella Iurcev. A cura del Commissarito del Governo FVG, venerdì 31 ottobre, alle ore 11.00, in prefettura, si terrà un convegno sulle opere raffiguranti San Giusto, patrono di Trieste. L'iniziativa è realizzata in collaborazione con la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del FVG. Infine, mercoledì 5 novembre, in prossimità della scala reale, si terrà anche la consegna della bandiera di combattimento alla nave Fasan, cerimonia che sarà a cura dello Stato Maggiore della Marina Militare.

Il Maestro Carlo Concina e il poeta Bixio Cherubini composero Vola Colomba, un brano musicale vincitore del Festival di Sanremo del 1952 nell'interpretazione di Nilla Pizzi. La canzone, che ebbe un enorme successo, trattava proprio del ritorno di Trieste all'Italia. Bene evidenti nel testo sono riferimenti al capoluogo della Venezia Giulia: "... inginocchiato a San Giusto" (la basilica cattedrale di San Giusto, principale edificio religioso cattolico della città di Trieste, sulla sommità dell'omonimo colle che domina la città); "noi lasciavamo il cantiere" (Trieste era sede di cantieri navali); "il mio vecio" (il padre nel dialetto veneto).

«Vola colomba», del resto, venne composta quando Trieste era ancora sotto occupazione alleata, minacciata dalle mire espansionistiche di Tito. Il testo è bene eloquente:

Dio del ciel, se fossi una colomba,
vorrei volar laggiù, dov'è il mio amor che,
inginocchiata, a San Giusto prega con l'animo mesto:
"Fa che il mio amore torni... ma torni presto!..."
Vola colomba bianca vola... diglielo tu che tornerò...
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!...

Fummo felici, uniti... e ci han divisi...
Ci sorrideva il sole, il cielo e il mar,
noi lasciavamo il cantiere, lieti del nostro lavoro,
e il campanon... din... don... ci faceva il coro.

Vola colomba bianca vola... diglielo tu che tornerò...
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!...

Tutte le sere m'addormento triste e, nei miei sogni,
piango e invoco te... pur "el mi vecio" ti sogna,
pensa alle pene sofferte...
piange e nasconde il viso tra le coperte...

Vola colomba bianca vola... diglielo tu che tornerò...
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!...
Dio del ciel!... diglielo tu!...

Mimmo Mòllica

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