Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica

Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica 25/04/2024 - La «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica ricorda la liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Una data importante per adulti e bambini, da non dimenticare per dire 'no' ai totalitarismi e a tutte le guerre. Sempre e in  ogni luogo, «meglio fiori che armi». «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica

GIORNATA DEL NASCITURO, DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA

Teramo, 25/03/2010 - Il 25 Marzo è la Giornata del Nascituro, della Vita e della Famiglia: una felice occasione di riflessione per la Politica e la Società civile. Chi si schiera apertamente col favor vitae? Senza il principio essenziale “della dignità intangibile di ogni
pur iniziale vita umana, ogni scivolamento diviene a portata di mano” – fa notare il card. Angelo Bagnasco, nella prolusione ai lavori del Consiglio permanente della Cei (Roma 22-25 marzo 2010). Con un suggerimento prezioso per la Civiltà dell’empatia. La società civile e le Istituzioni dovrebbero dedicare speciali “iniziative” per celebrare questo giorno. Lavorare intensamente e con particolare dedizione per la difesa della vita, è un diritto-dovere costituzionalmente garantito. È inestimabile la collaborazione di numerosi gruppi pro-vita, formati da laici professionisti (medici, avvocati, giornalisti) che come volontari prestano un prezioso servizio alla difesa della vita. L’Italia è ancora un Paese cattolico con forti convinzioni religiose, etiche e morali. Ma quando si tratta di fare laicamente delle “scelte di campo” per la Vita, scopriamo con profonda amarezza la realtà.

(di Nicola Facciolini)

Il 25 Marzo si celebra la Giornata del Nascituro, del Bambino che deve nascere, della Vita e della Famiglia fondata sull’unione matrimoniale di un uomo e di una donna. Una giornata dedicata al feto, proprio in questi momenti in cui la vita è minacciata in tanti modi e all’essere umano in formazione vengono negati i diritti che qualunque nascituro possiede. Così umano come uno già nato. La Chiesa Cattolica celebra l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria Santissima: il libero “Gesto divino” che ricordiamo nell’Ave Maria grazie alla libera risposta della Vergine a Dio nel “Sì” che ha cambiato il Mondo. In questo giorno è avvenuta l’Annunciazione-Incarnazione del Verbo Divino nel grembo di Maria Santissima. È il giorno in cui il Figlio di Dio, grazie all’azione dello Spirito Santo, si è fatto vero uomo e, come ogni persona, è stato embrione umano, neonato, bambino, adolescente, giovane e adulto. Per difendere la vita del concepito, vi pare poco? E’ una preziosa opportunità, a credenti e non credenti, per far prendere coscienza ai cittadini della dignità e della sacralità della vita concepita. Una felice occasione di riflessione (a volte perduta!) per la Politica e la Società civile italiana sempre più indifferenti ai valori ed alle politiche per la famiglia, ai principi non negoziabili, strillati in campagna elettorale e poi dimenticati nella polvere dei cassetti del Legislatore. “Senza il principio fondativo della dignità intangibile di ogni pur iniziale vita umana, ogni scivolamento diviene a portata di mano” – fa notare il Presidente dei vescovi italiani, card. Angelo Bagnasco, nella sua Prolusione ai lavori del Consiglio permanente della Cei (Roma 22-25 marzo 2010). Papa Benedetto XVI esorta i giovani “a scoprire la grandezza e la bellezza del Matrimonio: la relazione tra l’uomo e la donna – sottolinea il Santo Padre – riflette l’amore divino in maniera del tutto speciale; perciò il vincolo coniugale assume una dignità immensa. In un contesto culturale in cui molte persone considerano il Matrimonio come un contratto a tempo che si può infrangere, è di vitale importanza comprendere che il vero amore è fedele, dono di sé definitivo. Poiché Cristo consacra l’amore degli sposi cristiani e si impegna con loro, questa fedeltà non solo è possibile ma è la via per entrare in una carità sempre più grande”.

Riuscirà la politica autoreferenziale italiota, sempre a caccia di voti (con annessi e connessi fanghi polemici niente affatto salutari) a capire il significato e l’utilità del “messaggio” per il bene della nostra Civiltà? Se i giovani sono sempre più indifferenti a tutto ed a tutti, qualcosa vorrà pur dire.
In occasione della Giornata della Vita, la Conferenza episcopale spagnola ha avviato una campagna di comunicazione dal titolo:“È la mia vita!...Sta nelle tue mani”. Con il motto “È un tu in te”, la campagna è rivolta ai più giovani con l’intento – afferma l’agenzia Sir – di dar voce ai nascituri per difendere il loro diritto alla vita e offrire un appoggio concreto alle donne in attesa, che si trovano in difficoltà. I promotori della campagna hanno usato un linguaggio fatto di emoticon (le faccette che si usano negli “sms” per indicare i vari stati d'animo). Fondamentale è stato il ricorso ai social network. Tutte le iniziative che si andranno a sviluppare prossimamente saranno pubblicizzate su un nuovo sito web che servirà come punto di incontro. Su www.esuntuenti.com si troveranno tutti i materiali della campagna della Giornata della Vita e diverse sezioni come quella in cui trovare aiuto e sostegno. L’iniziativa della Conferenza episcopale spagnola, oltre ad essere legata alla Giornata per la vita, è una campagna di comunicazione con vocazione permanente per continuare a difendere la vita dei nascituri e delle donne incinte in difficoltà. Impressionante è il rapporto delle Nazioni Unite. La discriminazione sessuale in Asia già si riflette nella disparità delle nascite, per un calcolo che stima una “mancanza” sulla faccia della Terra, di 96 milioni di bambine, soprattutto in India e in Cina, alle quali è stato impedito di nascere (per via dell’aborto) oppure sono state private di assistenza sanitaria adeguata a causa del loro sesso. Ad affermarlo è un dettagliato rapporto dell’Onu pubblicato in occasione della Festa della donna, lo scorso 8 marzo. Secondo la relazione del programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), la forte crescita economica dei paesi delle regioni asiatiche non ha dato luogo ad un miglioramento della parità tra i sessi, ma invece, al contrario, il “progresso” è servito per farlo retrocedere. Gli enormi balzi tecnologici hanno permesso, ad esempio, di determinare rapidamente il sesso di un bambino prima della nascita, contribuendo ad accrescere il fenomeno degli aborti commessi quando il feto diagnosticato risultava essere femmina. Il rapporto rileva che l’Asia è la regione con il più alto tasso di nascite di sesso maschile, con 119 ragazzi nati per ogni 100 femmine, in confronto con il tasso mondiale che è di 107 maschi ogni 100 femmine. L’Asia, in particolare nel sud, ha quasi le condizioni peggiori del mondo (spesso inferiori a quelli dell’Africa sub-sahariana) per quanto riguarda la protezione delle donne contro la violenza, l’accesso alla salute, all’istruzione, all’occupazione e la partecipazione nella politica delle donne. La relazione sottolinea la necessità di promuovere i diritti delle donne in tre settori: il potere politico, la partecipazione politica e la tutela giuridica. La partecipazione delle donne nella società può migliorare molto la situazione economica di un paese, e non può raggiungere gli obiettivi di sviluppo economico, senza includere le donne come parte dell’equazione. In Europa non siamo messi meglio.

“E’ sul primordiale diritto alla vita – fa notare il cardinal Bagnasco – che all’alba di questo terzo millennio l’intera società si trova a dover fare ancora l’esame di coscienza, non per caricare fardelli sulle spalle altrui, né per provocare aggravi di pena a chi già è provato, ma per il dovere che essa ha, per se stessa, di guardare avanti in direzione del futuro. E nonostante le apparenze o le illusioni, non le riuscirà di farlo se non schierandosi col favor vitae, sempre e particolarmente quando le condizioni siano contrastate, difficili, incerte. Da qualche tempo, nella mentalità di persone che si ritengono per lo più evolute, si è insediato un singolare ribaltamento di prospettive nei riguardi di situazioni e segmenti di vita poco appariscenti, quasi che l’esistenza dei già garantiti, di chi dispone di strumenti per la propria salvaguardia, valga di più della vita degli «invisibili». Come non capire che si consuma qui un delitto incommensurabile, e che lo si può fare solo in forza di una tacita convenzione culturale che è abbastanza prossima alla ipocrisia? Il rapporto, predisposto dall’Istituto per le politiche familiari a proposito dell’aborto in Europa, illustrato di recente a Bruxelles, forniva dati agghiaccianti: quasi tre milioni di bimbi non nati solo nel 2008, ossia ogni undici secondi, venti milioni negli ultimi quindici anni. E all’orizzonte nulla si muove che possa lasciar intravedere un qualsiasi contenimento di questa ecatombe progressiva, se si tiene conto che l’aborto ha ormai perso l’immagine di una pratica eccezionale e dolorosa, compiuta per motivi gravi di salute della madre o del piccolo, per diventare un metodo «normale» di controllo delle nascite. Intanto già è in incubazione un’ulteriore silente rivoluzione, compiuta grazie alla diffusione di nuovi metodi abortivi sempre più precoci che – variando la composizione chimica, a seconda della distanza di assunzione dal concepimento – hanno come effetto quello di «far scomparire» l'aborto, agendo nel dubbio di una gravidanza in atto che la donna sarà così in grado di coprire meglio, rispetto agli altri ma rispetto anche a se stessa. Se venisse effettuato in casa, magari in solitudine, da problema sociale diventerebbe un atto di alchimia domestica, che non interseca più in alcun modo la collettività, neppure sul residuale versante sanitario.

Dalla «pillola del giorno dopo» al nuovo ritrovato, chiamato sui giornali «pillola dei cinque giorni», è un continuum farmacologico che, annullando il confine tra prodotti anticoncezionali e abortivi, ha già indotto ad una crasi linguistica – si chiamano infatti contraccettivi post-concezionali – che sfuma la precisione del momento per l’eventuale feto, e dunque l’esatta contezza dell’atto, minimizzando probabilmente l’urto del gesto abortivo, anzitutto sul piano personale, e poi anche su quello cultural-sociale. L'embrione, se c'è, non potrà annidarsi, e la donna non saprà mai che cosa effettivamente sia successo nel suo corpo, se una vita c’era ed è stata eliminata oppure no. A completamento del fatto, queste pillole tendono a diventare un prodotto da banco, accessibile a tutti, anche alle minori. Diversa, di per sé, la logica della Ru486, che è prescritta quando c’è la certezza di una gravidanza in atto. Nella pratica reale però, l’aborto sarà prolungato e banalizzato, acquisendo connotazioni simboliche più leggere, giacché l’idea di pillola è associata a gesti semplici, che portano un sollievo immediato. E così la «rivoluzione» iniziata negli anni Settanta per sottrarre l’aborto alla clandestinità, al pericolo per la salute delle donne, al loro isolamento sociale, si chiude tornando esattamente là dove era cominciata, con il risultato finora acquisito dell’invisibilità sociale della pratica, preludio di quella invisibilità etica che è disconoscimento che ogni essere è per se stesso, fin dall’inizio della sua avventura umana. Domanda per nulla polemica: che cosa ci vorrà ancora per prendere atto che senza il principio fondativo della dignità intangibile di ogni pur iniziale vita umana, ogni scivolamento diviene a portata di mano?”.
Chi ricorda il periodo di tempo che ha vissuto fino al momento di aprire i suoi occhi al mondo creato? Eppure siamo andati sulla Luna e stiamo per sbarcare su Marte, Europa e Titano, prima di affrontare il volo interstellare. Il progresso della tecnologia rende più familiare e vicina quella creatura che è in attesa di nascere. L’emozione della scoperta dei tratti del suo volto umano, è una gioia che solo i genitori possono vivere. L’Uomo, alla ricerca della verità, studia i primi istanti dell’esistenza dell’essere umano, quando quest’ultimo è solo una cellula. E così sappiamo che esiste un delicato dialogo di molecole biochimiche fra il corpo della donna madre e il suo minuscolo figlio, una realtà che la scienza contempla con meraviglia. Si è riusciti a far sì che bambini nati prematuramente possano ora vivere; che malattie congenite siano oggi vinte con interventi medico-chirurgici già nel grembo materno. La scienza e la tecnologia si aprono così alla verità del nascituro dal “momento zero” della sua esistenza fino alle sue ultime settimane di vita intrauterina, e constata quello che è: un essere umano, tanto membro del genere umano quanto uno già nato. Il nascituro non è una questione opinabile, non è una fantasia astrale (cf. film “2001 Odissea nello spazio”), non è un’illusione. Possiede tutto il peso e tutta la forza della realtà che non si può ignorare né occultare alla ragione umana. L’inviolabilità della vita umana nascente non è solo un comandamento della fede cristiana e della Chiesa Cattolica, ma una Legge Naturale inscritta nel profondo del cuore di ogni uomo e di ogni donna sulla Terra, valida per i credenti di qualsiasi credo e per gli agnostici. Per rafforzare il rispetto che si deve a ogni persona dal momento stesso del suo concepimento, occorre riaffermare la convinzione che ogni bambino è un dono per l’umanità intera e un’espressione concreta della fiducia di Dio nell’essere umano.

Quindi è giusto ringraziare Dio per il dono della vita. La società civile e le Istituzioni laicamente dovrebbero dedicare una speciale “iniziativa” per celebrare questa giornata. Lanciare palloncini bianchi, a un’ora precisa, da un parco, una piazza: non basta! Organizzare concorsi dove partecipino i giovani con poesie a favore della vita, disegni, manifesti: non basta! Cercare di ottenere nei municipi un monumento che alluda o dedicato al nascituro o un parco che rechi il suo nome: non basta! Lavorare intensamente e con particolare dedizione per la difesa della vita, è un diritto-dovere costituzionalmente garantito. È inestimabile la collaborazione di numerosi gruppi pro-vita, formati da laici professionisti (medici, avvocati, giornalisti) che come volontari prestano un prezioso servizio alla difesa della vita. L’Italia è ancora un Paese cattolico con forti convinzioni religiose, etiche e morali. Ma quando si tratta di fare laicamente delle “scelte di campo” per la Vita, scopriamo con profonda amarezza la realtà.

Nicola Facciolini

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