Stretto di Messina: filmato squalo bianco di tre metri vicino alla spiaggia

Reggio Calabria, filmato squalo bianco femmina di oltre tre metri a pochi metri dalla spiaggia. Due pescatori diportisti hanno ripreso l'esemplare dalla loro barca 29/04/2024 - Lo Stretto di Messina è un habitat ideale per la riproduzione degli squali. E con l’avvicinarsi della stagione estiva è tempo di bagni. E per i più fortunati l'occasione di tuffarsi in mare è quanto mai vicina. Ma la recondita paura di vedersi galleggiare intorno una pinna a filo dell'acqua a volte riaffiora, è proprio il caso di dirlo, un pochino nella testa di tutti noi. Stavolta è accaduto davvero vicino la riva di Reggio Calabria, più precisamente nelle acque di fronte la località Pentimele, nella periferia Nord di Reggio, il 24 aprile 2024.   «Questo è uno squalo bianco», dicono meravigliati i pescatori mentre osservano ciò che accade dinanzi la loro barca”. Nelle immagini registrate si vede il pescecane girare nelle vicinanze della barca, forse a causa delle esche gettate in acqua, per poi ripr

UNA LAPIDE PER RICORDARE COSIMO CRISTINA UCCISO 50 ANNI FA DALLA MAFIA

02/05/2010 - Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Cosimo Cristina, il coraggioso giornalista ucciso dalla mafia il 5 maggio del 1960, all’età di appena 25 anni, perché con i suoi articoli seminava lo scompiglio tra i potenti di Termini, Cefalù e delle Madonie. Il primo cronista ucciso da Cosa Nostra il cui ricordo era stato inghiottito dalle condizioni create ad arte perché passasse per un mitomane che si era tolto la vita, schiacciato dalle querele e da incertezze sul futuro.
Per recuperare la me¬moria di uno dei figli migliori di questo territorio, su iniziativa della rivista Espero insieme al Comune di Termini Imerese e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, mercoledì 5 maggio 2010 alle ore 11,00, all’esterno del tunnel ferroviario di Contrada Fossola (nella zona portuale, vicino l’ex stabilimento Olis), verrà collocata una lapide nel luogo in cui fu rinvenuto il corpo. Un segno visibile per ricordare il sacrificio del giovane cronista che ha dato la propria vita affinché questa terra non soccombesse alla barbarie mafiosa.
Nell’iniziativa sono state coinvolte le scuole termitane, che saranno presenti alla cerimonia con un mazzo di fiori, con scritto il nome dell’Istituto, da depositare davanti la lapide a conclusione dell’iniziativa, medesimo gesto sarà compiuto dalle associazioni della città. Un tributo che Cosimo non ebbe quel giorno di cinquant’anni fa, quando nel luogo oltre i familiari, gli inquirenti e qualche curioso non c’era nessuno a rendere omaggio al coraggioso giornalista.

Note su Cosimo Cristina
Basterebbero le poche parole di Giovanni Cappuzzo, il noto critico letterario di Palermo scom-parso qualche anno fa, grande ami¬co di Cristina, per rendersi conto dello spessore del perso-naggio: “Si era fatto tutto da sé, con la sua ostinata capacità, con il suo grande intuito. Per pri-mo, bisogna dargliene atto, in un periodo in cui era pericoloso nel¬la nostra provincia muo¬versi in un certo senso, affondare il bisturi su certi temi tabù, affrontare certi argo¬menti spinosi, egli ebbe questo co¬raggio”. Quella di Cosimo è la storia di un giornalista scomodo.
Cosimo Cristina nasce a Termini Imerese l’11 agosto 1935. Tra il 1955 e il 19¬59 collabora co-me corrispondente per il giornale L’Ora di Palermo, per Il Giorno, per l’agenzia Ansa, per il Corriere della Sera, per Il Messaggero e per Il Gazzettino. Nel ’59, fonda, insieme a Giovanni Cappuzzo, il settimanale Prospettive Siciliane. Può finalmen¬te scrivere ciò che i giornali con cui collabora non gli permettono di scrivere. Da subito Prospettive Sici¬liane raccontò la mafia di Termini e della Madonie in anni in cui nessu¬no osava nemmeno nominarla o per qualcuno era solo “un’invenzione dei comunisti”. Ini¬ziano per Cosimo le minacce e le querele. Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindacalista Salvatore Carnevale e del sa¬cerdote Pa-squale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Agostino Tripi, il processo per l’omicidio di Carmelo Giallombardo. Il pomeriggio del 5 mag¬gio 1960, ad appena 25 an¬ni, Co-simo Cristina viene ritrovato privo di vita nel tunnel ferroviario di contrada Fossola, tra Termini e Trabia. Non viene nemmeno disposta l’autopsia: per gli inquirenti si trattava di suicidio. Ma i dubbi già allora erano tan¬ti, qual¬cosa non quadra. E forse più di qual¬cosa. Nella ta¬sca del-la sua giacca vengono ritrovati due biglietti, sulla cui autentici¬tà la famiglia ha dubitato sin dal pri¬mo momento: Cosimo chiede perdo¬no per il suo gesto all’amico Gio¬vanni Cappuzzo e alla fidanzata En¬za, ma stranamente non è mai stata eseguita nessuna perizia calli¬grafica.
Cosimo Cristina è stato ucciso dalla mafia, anzi più precisamente suici¬dato da Cosa Nostra, qualcuno az¬zarda, ma come spesso accade in questi casi, nessuno sa niente, chi sa non parla, chi parla viene fatto tace¬re e, a parte qualche articolo del so¬lito cronista rompiscatole, a nessuno interessa più di tanto e si va avanti a passo di gambero. Il caso viene ria¬perto sei anni dopo: grazie al vice questore di Palermo, Angelo Man¬gano, è riesumata la salma e final¬mente viene eseguita l’autopsia, ma si finisce per confermare l’ipotesi del suicidio. Da allora il caso Cristi¬na è definitivamente archiviato. Si conclude così la storia del giovane D’Artagnan di Termini, co-me era soprannominato. Una spessa coltre di o¬blio venne ste¬sa sul giovane che viene vergo¬gnosamente dimenti¬cato
Nel corso degli ultimi anni vi è stato un lento recupero della memoria storica del coraggioso giornalista, attraverso inchieste comparse su libri e giornali, il lavoro di diverse scuole termita-ne che hanno incluso nei loro progetti sulla legalità la figura di Cosimo Cristina, l’intitolazione di una strada al giovane su proposta della rivista Espero, l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell'Ordine dei Gior¬nalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi.

Con spirito di assoluta obiettività, in piena indipendenza da partiti e uo¬mini politici, ci propo-niamo di trat¬tare e discutere tutti i problemi inte¬ressanti dell’Isola, avendo come no¬stro motto: senza peli sulla lingua. Tutto questo perché noi vogliamo che la Sicilia non sia solo quella fol¬cloristica delle cartoline lucide e stereotipate, né quella delle varie figurazioni a roto¬calco e di certa stampa deteriore, per intenderci la Sicilia di Don Calò Vizzini e di Giuliano, ma la Sicilia che faticosamente si fa strada come pulsante cantiere di lavoro e di rin¬novamento industriale. Si legge così nell’editoriale del primo nume¬ro di Prospettive Siciliane, il giornale da lui fonda-to, e dalle cui colonne a¬veva probabil¬mente firmato la pro¬pria condanna a morte. Cosimo Cri-stina sembra tracciare il suo pro¬filo: un cronista onesto, brillante, “senza peli sulla lingua”, che verrà ucciso per aver detto veri¬tà scomode e per aver avuto il solo torto di amare la propria ter-ra, di privilegia¬re la verità e la giu¬stizia e di credere che la legalità fosse più forte di qual¬siasi potere criminale.

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