
08/09/2010 – Saremo mica meno civili del governo iraniano, dove la pressione internazionale sembra avere ottenuto un grande successo: la sospensione della condanna alla lapidazione per Sakineh Mohammadi-Ashtiani? Pena di morte, insomma! Esattamente come quella cui è stata condannata Teresa Lewis, una 41enne con gravi problemi mentali, che sarà ‘giustiziata’ sulla sedia elettrica, in Virginia (Usa), il prossimo 23 settembre.
Tranne che il Governatore di quello Stato non decida di concederle la grazia all’ultimo momento. Teresa Lewis, prima donna messa a morte in Virginia dopo più di 100 anni, è stata condannata alla pena capitale nel 2003 in quanto ritenuta colpevole dell'omicidio del marito e del figlio adottivo. Secondo l’accusa la Lewis avrebbe ordito la trama criminale per intascare il premio assicurativo sulla vita dei congiunti. La difesa, invece, sostiene che la Lewis sarebbe stata manovrata da uno dei due killer da lei assoldati. E adduce motivazioni supportate da elementi che hanno a che vedere con lo stato mentale della 41enne Teresa e con il suo quoziente intellettivo, assai carente.
Ora, pur con le diversità che i casi Sakineh e Lewis presentano resta il fatto che due donne, in due assai differenti parti del mondo, sono condannate a morte per fatti gravissimi che configurano rapporti criminali nell’ambito delle rispettive vicende coniugali.
Nel caso di Sakineh noi ‘americani’ non nutriamo dubbi che le accuse mosse contro la donna iraniana siano false, e che le confessioni siano state estorte sotto tortura, per propaganda e furore integralista.
Nel caso della Lewis, noi ‘americani’ abbiamo qualche dubbio che il processo possa avere avuto il giusto esito. E se la lapidazione ci mette in imbarazzo, nel caso di Sakineh, non altrettanto sembra imbarazzarci la morte per scossa elettrica inflitta a Teresa: quello che emoziona noi ‘americani’ sono le pietre e il cemento… armato?
Tanto che nessuna mobilitazione politica e popolare ci passa per la testa. Come se ammazzare in America, con l’energia elettrica, sia tanto ‘normale’ da volerci emozionare al massimo con un film come ‘Il Miglio Verde’, in cui perfino l'eroe ‘negro’, seppure abnorme per spirito di abnegazione, non può che avere fattezze mostruose. Comunque, tanto diverso da noi ‘americani’. E perfino diverso dalla povera Sakineh Mohammadi-Ashtiani, alla cui sorte intendiamo contribuire, invocandone la grazia.
Esattamente come intendiamo fare per Teresa Lewis. Per questo ci rivolgiamo in preghiera al fratello governatore ‘americano’ perchè conceda la grazia a Teresa Lewis.
E per una volta ci permettiamo un dubbio: che siano più civili in Iran o che lo siamo meno noi ‘americani’ con le mobilitazioni per i diritti umani 'unidirezionali'.
D.M.C.
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Le autorità iraniane hanno sospeso la sentenza di lapidazione per Sakineh, la donna condannata per adulterio e per presunta complicità con l'omicidio del marito. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri di Teheran: "Il verdetto riguardo la vicenda di tradimento extraconiugale è stata bloccata ed è stata sottoposta a revisione", ha detto il ministro Ramin Mehmanparast in un'intervista a una Tv locale.
Da Teheran segnale di ragionevolezza
"La notizia della sospensione della sentenza di lapidazione di Sakineh Ashtani e' il risultato di una mobilitazione internazionale di governi e opinioni pubbliche e un importante segnale di ragionevolezza da parte delle autorita' iraniane. Ne esce incoraggiata la volonta' di mantenere su molti temi, anche sensibili, canali di dialogo e di rispetto reciproco". Lo dichiarano in una nota congiunta i ministri degli Esteri, Franco Frattini, e delle Pari opportunita', Mara Carfagna, commentando la notizia della sospensione della condanna per lapidazione inflitta alla donna iraniana accusata di adulterio e complicita' in omicidio. "La tutela e la promozione dei diritti umani non deve conoscere soste" - aggiungono i ministri -.
Il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo poco prima aveva approvato con 658 voti a favore una risoluzione sul caso di Sakineh Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio, e sul rispetto dei diritti umani nella Repubblica islamica.
I
eri nuovo interrogatorio filmato
Sakineh ieri era stata ieri sottoposta a un nuovo interrogatorio da parte delle autorita' iraniane nel carcere di Tabriz. Lo hanno reso noto il suo avvocato
Javid Houtan Kian e il figlio della donna Sajjad Ghaderzadeh secondo quanto riporta il giornalista franco-iraniano Armin Arefi in un blog pubblicato da Le Monde.
"Sakineh - ha detto l'avvocato che ha parlato con delle sue compagne di cella - e' stata condotta fuori dalla prigione due volte: la prima volta e' durata un'ora, tre o quattro la seconda". Secondo quanto hanno riferito al Kian le detenute, Sakineh sarebbe anche stata 'filmata' durante l'interrogatorio in cui le veniva chiesto chi c'era all'origine delle interviste date alla stampa internazionale, lei o il suo avvocato. "Ci aspettiamo che questo interrogatorio venga diffuso dalla Tv di stato". "Mia madre e' stata di nuovo interrogata - ha confermato il figlio - e temo che le autorita' iraniane vogliano aggiungere altri elementi al suo dossier".
"Qualsiasi confessione fara' Sakineh - ha detto l'avvocato che non era presente agli interrogatori - la neghero' al 100%: loro sono tremendi, fanno domande a doppio senso alla mia cliente che non e' scolarizzata e non parla il farsi (perche' fa parte della minoranza turcofona-azera). Ad esempio il termine 'nazdiki' significa in turco legame familiare e in persiano 'relazione sessuale': loro giocano sulle parole e se ne servono". (http://www.rainews24.rai.it)
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