Orchestra sinfonica siciliana: “Vergognoso quanto sta succedendo, presenterò un'interrogazione”

Cracolici: “Vergognoso quanto sta succedendo all'Orchestra sinfonica siciliana, presenterò interrogazione” Palermo, 29 Aprile - “Quello che sta succedendo all'Orchestra sinfonica siciliana è vergognoso: è assurdo che dopo mesi abbiamo un presidente che si è dimesso, un’incompatibilità del Sovrintendente e un governo regionale che non prende alcuna iniziativa per ridare delle garanzie e stabilità ai vertici della Foss. Tutto questo accade in un momento nel quale la cultura viene considerata solo un poltronificio e non uno strumento per attrarre e veicolare l'immagine di una Sicilia attiva e intraprendente”.  Lo dice Antonello Cracolici, deputato Pd all'Ars e primo firmatario di un'interrogazione presentata per “Far assumere iniziative immediate e per ridare certezza a un ente – aggiunge Cracolici – mentre il governo, ripiegato su logiche di occupazione del potere, non riesce neanche a svolgere l'attività di ordinaria amministrazione. Oltretutto, vorrei ricordare

STEVE JOBS, IL SUO GENIO VISIONARIO INDICA LA STRADA DEL FUTURO AI GIOVANI

L’Aquila, 06/10/2011 - Il genio visionario di Steve Jobs indica la strada del futuro ai giovani. Il miracolo Steve Jobs e della sua Apple, tra genio e sregolatezza. Grazie Steve Jobs. Le tre storie di Jobs, tra curiosità e stranezze dell'uomo, padre di famiglia, che ha rivoluzionato il mondo con le sue fantastiche creazioni tecnologiche. Steve Jobs è morto all’età di 56 anni dopo una lunga malattia. Cofondatore ed Amministratore della Apple ha inventato l’iPod Touch, l’iPhone e l’iPad e i relativi software.
Un genio visionario che ha legato la sua immagine alla ricerca scientifica e tecnologica della famosa impresa di Cupertino, oggi stupendo campus universitario. I prodotti Apple finanziano la ricerca, ecco perché costano tanto. Il discorso di Steve Jobs ai neolaureati di Stanford, le sue tre storie. Tim Cook, l’erede.
(di Nicola Facciolini)
Arrivederci Steve Jobs. Nessun addio al Re della Apple. La California, Cupertino, la Apple, l’America dei miracoli economici, il mondo dell’impresa e il mondo intero, piangono per Steve Jobs, l’uomo che ha sfidato il cancro fino all’ultimo minuto della sua preziosa vita. L’uomo delle imprese impossibili, che si è spinto là dove nessun uomo è mai giunto prima. Con i fatti concreti, non con le chiacchiere. È accaduto altre volte con i geni del passato, da Aristotele a Leonardo da Vinci, da Galileo Galilei a Newton, da Einstein a Steve Jobs. Tutti geni che sembrano fatti con lo stampino. Sono così i grandi personaggi della storia dell’Umanità, capaci di realizzare l’apparente “impossibile”, per i più straordinari progressi scientifici e tecnologici. Quelli, per intenderci, che un giorno ci aiuteranno a sconfiggere il cancro e di volare sulle altre stelle. Grandi personaggi capaci di proiettare l’umanità direttamente nel futuro. Grazie Steve Jobs. Il futuro è già presente grazie alle sue creazioni. La lunga malattia lo ha rapito all’umanità all’età di 56 anni. Chissà quante altre invenzioni, dopo l’iPod Touch, l’iPhone e l’iPad, ci avrebbe riservato Steve Jobs, il cofondatore della Apple, la famosissima mela morsicata, l’impresa di Cupertino che con i suoi prodotti finanzia la ricerca scientifica e tecnologica di frontiera, cercando di cambiare in meglio le sorti di questo nostro mondo. Non solo tecnologico, ma anche scientifico, filosofico ed economico. La sua avventura, come un giorno disse ai giovani di Stanford (www.youtube.com/watch?v=oObxNDYyZPs), era iniziata in un garage americano agli inizi degli anni Ottanta del XX Secolo. Ed è finita tra le nostre mani, nei prodotti tecnologici Apple, che hanno capillarmente diffuso Internet nella nostra vita quotidiana. Steve Jobs nasce come “uomo del futuro”, tra genio e sregolatezza. Un Buddista dei tempi antichi. Un genio diviso tra stranezze, intuizioni e visioni del futuro, una preziosa miscela capace di condurre alla fondazione di un impero come la Apple, alla creazione del primo “personal computer” (termini impropri per Jobs, visto che i suoi non sono personal computer, ma una categoria a parte di computer, i Mac!), ad uscire dall’azienda che aveva fondato, a inventarsi la Pixar, la casa produttrice di filmati di animazione poi acquisita dalla Walt Disney, a ritornare alla Apple per rilanciarla alla grande in tutto il mondo. Un genio californiano che ha inventato un marchio in grado di superare la sfida dei concorrenti più agguerriti. Se oggi il mondo non crolla, lo si deve alla Apple capace in borsa di superare, per valore, i giganti Google e Microsoft. Sono i numeri a confermare il successo di Steve Jobs e della sua Apple. E i numeri non mentono. Non sono come certa “politica italiota” che inventa e spara colossali assurdità, ingannando la povera gente! Jobs è stato il Re dei computer Mac. Ha inventato termini nuovi. Nuove parole inglesi sono entrate nel nostro vocabolario quotidiano grazie a Steve Jobs: Ceo, Keynote, iPod-iPhone-iPad Talk, e chi più ne ha più ne metta. Era questo il suo carisma, il futuro che pensava per tutti i giovani che credevano in lui. E Jobs creava i loro sogni. È stato il primo a presentarli ufficialmente ai media di tutto il mondo salendo sul palco coi jeans e l'immancabile lupetto nero. E il suo mondo, come d’incanto, si è trasformato in uno schermo sensibile allo sfioramento dei polpastrelli delle nostre dita. Jobs ha inventato il modo di comprimere la musica per inserirla in una scatoletta di alluminio capace di convincerci di tutto. Il “touch screen” era già stato inventato. Ma non funzionava. Il mercato, cioè, non era ancora in grado di convincersi che le nostre dita fossero la miglior periferica per poter navigare su Internet. Jobs ha cambiato tutto. E l'editoria mondiale ci ha guadagnato. Quella nuova tavoletta magica, l’Ipad, sarà in grado di sorprenderci in un prossimo futuro, collegandoci ad altri mondi, ad altri sistemi Internet interstellari. Oggi “indossare” l’iPod Touch è un po' come portarsi dietro un pezzo di Steve Jobs e della sua filosofia di vita: non arrendersi mai anche quando tutto sembra perduto, quando il mondo sembra crollarci addosso. Perché la fede nel futuro, la praticità, l’intelligenza e il design, possono davvero cambiare il mondo in meglio. Questa è l’icona di Steve Jobs. Che ha anche inventato il mondo di declinare tutti i preziosi minuti della vita (quelli che restano a ciascuno di noi) in un tempo di speranza e di fiducia nel nostro prossimo. Jobs ha vinto tutte le battaglie, tranne la più importante della sua vita. Quel maledetto cancro lo ha divorato come il più spietato predatore alieno. Ma non ha che ucciso se stesso: quanta può essere stupida la natura di questa malattia che stermina se stessa! Perché lo spirito di Jobs, che raccomandiamo alla Divina Provvidenza, vive in ciascuno di noi. “Siate affamati, siate folli” – affermò Jobs nel suo indirizzo di saluto ai neolaureati della Stanford University al termine di una Lectio magistralis davvero suggestiva. Fu il suo saluto all’umanità intera:"Stay hungry, stay foolish". Una speranza contenuta nella sua lettera di dimissioni dalla Apple, che chiudeva definitivamente la sua carriera di Amministratore delegato (Ceo). "Al Consiglio di amministrazione di Apple e alla comunità Apple – scrive Jobs – ho sempre detto che se mai fosse venuto un giorno in cui non avrei più potuto svolgere i miei doveri e compiti come ad di Apple, sarei stato il primo a farvelo sapere. Purtroppo, quel giorno è arrivato. Con la presente mi dimetto da Ad di Apple. Vorrei servire, se il consiglio lo riterrà, come presidente e membro del consiglio, e dipendente Apple. Per quanto riguarda il mio successore, raccomando decisamente che eseguiamo il nostro piano di successione e nominiamo Tim Cook amministratore delegato di Apple. Ritengo che i giorni più brillanti e innovativi di Apple le siano davanti. E aspetto con ansia di vederli, e di contribuire al suo successo in un nuovo ruolo. Ho incontrato alcuni dei migliori amici della mia vita ad Apple, e vi ringrazio per i molti anni in cui ho potuto lavorare al vostro fianco. Steve". Cupertino, l’attuale campus e quello futuro, debbono tutto a Jobs. La sua vita è stata un viaggio alla ricerca di Dio, per certi versi suggestiva. Alla ricerca della verità. Nel 1973, ad appena 18 anni Steve Jobs abbandona l’università. Prima di entrare (1974) nell’organico dell’azienda di videogiochi Atari, decide di partire per un viaggio spirituale in India alla ricerca dell'illuminazione. Tre anni dopo fonda la Apple. Ed ecco la sregolatezza. Con il viaggio in India inizia anche un altro tipo di viaggio. Jobs ha più volte elogiato pubblicamente l’influenza dell’Lsd nel suo pensiero creativo. Quando gli fu chiesto di spiegare la sua esperienza, Jobs affermò:"E’ stata una delle due o tre cose più importanti che ho fatto nella mia vita". Nulla a che vedere, crediamo, con lo storico slogan “Think different” dei suoi prodotti tecnologici che mai nessuno, sotto l’effetto di droghe, avrebbe potuto inventare sotto gli effetti delle droghe. Nove anni più tardi (1985) dopo una serie di litigi con l'allora amministratore delegato John Sculley, Jobs lascia la Apple e fonda la Next, con la quale nel 1986 acquista la Pixar che realizzerà il primo film d'animazione creato completamente in computer grafica 3D. Nel 1996, pur mantenendo i rapporti con la Pixar, torna alla Apple per salvarla dalla crisi. Ed ecco l’altro miracolo di chi crede nel futuro anche quando le cose sembrano andare male. Lo stipendio annuo che Steve Jobs riscuoteva dalla Apple in qualità di amministratore delegato era di un dollaro. Ciò nonostante è stato il 136esimo nella classifica dei miliardari nel 2010. Questo perché, vendendo nel 2006 la Pixar alla Disney, riuscì a ottenere una parte delle azioni della società creatrice di Topolino, guadagnando circa 48 milioni di dollari l'anno. Come molti geni della storia, anche Jobs ha avuto problemi a scuola. Era dislessico e, per sua stessa ammissione, da piccolo non era un bambino modello: portava serpenti e piccole bombe in classe durante l’orario scolastico. Veniva sospeso spesse volte da scuola per il suo comportamento. La sua uniforme sembrava quella di un cartone animato: una maglia in cashmere o di seta nera a collo alto, dei jeans Levi’s e scarpe da ginnastica New Balance. Per non parlare dell’igiene personale. Si racconta che quando lavorava all’Atari, veniva spostato nel turno di notte a causa del cattivo odore che emanava. Curiosa anche l'origine del nome Apple che sarebbe anche quello del suo cibo preferito: la mela. Jobs era vegetariano ma mangiava il pesce. Come tutti i dipendenti di Apple in possesso di un badge con nome e numero che si riferisce all’ordine in cui i dipendenti sono stati assunti, Steve Wozniak, co-fondatore di Apple, è il dipendente N. 1. A Steve Jobs è sempre stato assegnato il n. 2, per conquistare alla fine la prima posizione. Di numero zero. Perché i numeri cominciano da lì. Dopo l’abbandono dei suoi studi, Steve Jobs iniziò un corso di calligrafia. Fu grazie a questa sua passione che inventò per il Macintosh un carattere originale successivamente copiato dal suo concorrente. Perché la Apple è differente come l’acquirente innamorato delle novità. Le file nei negozi sono solo espressione del consumismo indotto dall’obsolescenza programmata dei prodotti tecnologici? O c’è dell’altro? Chi acquista Apple non si accontenta del prodotto. Sogna il sogno di Steve Jobs, al netto delle sue stranezze e follie. Ora che il papà della mela morsicata è salito al Cielo, un passo oltre la nostra percezione comune, verso l’alto, ora che non c’è più sulla Terra fisicamente, ora che dietro le quinte i suoi successori cercano di imitarlo, ora cambia tutto. La Apple senza Steve Jobs non scompare ma nemmeno sarà la stessa. Alcuni pensano che diventerà più solida, più moderna, più consapevole, più morale, più etica, più attenta alle esigenze dell’acquirente. Solo che sono gli uomini veri, in carne e ossa, che possono farlo. Non i fantasmi. Non chi cerca di imitare Jobs per finire nel ridicolo. Jobs è Jobs. L’assenza si sente. Si avverte. Bisogna voltare pagina nel segno del suo:“Siate affamati, siate folli”. Della sua voglia dei particolari. Chris Espinoza, ottavo dipendente assunto da Jobs alla Apple, racconta nel 1975:“Dava giudizi, che era poi il suo miglior talento: sulle tastiere, sul design della scatola, sul logo, su quali parti comprare, sulla progettazione delle schede, sulla connessione delle parti, i venditori da selezionare, sul metodo d'assemblaggio, quello di distribuzione, insomma su ogni cosa”. Vic Gundotra, vicepresidente Google, ricorda che nel 2008 gli arrivò una telefonata di domenica mattina. Era un Jobs preoccupato per il colore giallo di una scritta Google in un’icona da piazzare nella “home screen” di un iPhone. Vi rendete conto? Jobs non si comportava così solo per i soldi e per il successo. Lo faceva per quella insaziabile fame di avventura, di creazione, di sfida, di perfezione. “Osserva un artista, se è davvero in gamba, gli capita sempre prima o poi di arrivare al punto in cui potrebbe fare un unica cosa per il resto della vita, e per tutto il mondo esterno continuerebbe ad avere successo ma non avrebbe successo per se stesso. Quello è il momento in cui si vede davvero chi è, se si mette in gioco rischiando il fallimento, è ancora un artista”. Le borse mondiali come reagiranno a questo addio definitivo di Jobs dalle scene del mondo? Prima andranno giù per poi risalire? Il titolo Apple salirà alle stelle perché i mercati sanno giudicare meglio di chiunque altro le potenzialità economiche dei prodotti inventati da Steve Jobs. L’informazione crea ricchezza vera perché la moltiplica. In Italia ancora non l’abbiamo capito. Non l’hanno capito, soprattutto, le nostre aziende. Chi crea informazione deve essere pagato! L’informazione mette in moto tutto il sistema economico. E l’informazione deve essere vera. Deve cioè contenere un messaggio positivo per il futuro. La Apple insegna tutto questo. E’ un messaggio chiaro e potente che Steve Jobs ha inculcato a tutti i suoi collaboratori. Pensare positivo sempre. Le altre aziende concorrenti dovranno fare i conti con questa filosofia imprenditoriale. Perché la scomparsa di Jobs, non cancella la Apple. La rafforza. I suoi successori ereditano questa filosofia di vita: scegliere gli uomini e le donne giuste, per far brillare gli occhi di coloro che acquistano un prodotto Apple. Con la voglia di regalarsi un computer divertente, bello, duraturo, utile, istruttivo, con un senso di presente e di futuro. Questo è Steve Jobs. I discepoli di Pitagora e di Ipazia quando “creavano“ con i numeri la loro visione del mondo, facevano proprio questo. Creavano il futuro. La Apple oggi ha un vantaggio filosofico senza precedenti su tutti gli altri concorrenti. Non cerca clienti a qualunque costo. Non li crea. “Non puoi chiedere ai clienti cosa vogliono e poi darglielo. Nel momento in cui avrai costruito quello che volevano, vorranno qualcos'altro” – diceva Jobs. Il computer Mac, l’iPhone, l’iPod, l’iPad, non sono una moda da poter vantare. Oggi ce li hanno tutti anche se costano caro. Cosa vantiamo? Apple ha creato oggetti che servono se vuoi cominciare un altro viaggio nella conoscenza. La Religione e la Chiesa Cattolica hanno tutto da guadagnarci. Le conoscenze acquisite grazie a questi dispositivi sono virtualmente infinite. Se poi la batteria garantisce la più larga autonomia, allora il trionfo è assicurato. Perché i prodotti sono leggeri e dotati di una capacità di memoria fisica tale da poter navigare quando, dove e come vuoi. In Italia ancora non l’abbiamo capito. Perché gli Hot Spot gratuiti sono ancora pochissimi. Steve Jobs, come tutti gli esploratori del passato, è un eroe della leggerezza. Tim Cook, attuale direttore operativo della Apple, era già di fatto alla guida dell'azienda da gennaio 2011, quando Steve Jobs annunciò un nuovo periodo di assenza per i suoi problemi di salute e gli lasciò il timone. Cook aveva già assunto l'incarico altre due volte. La prima a metà 2004, quando al fondatore della società di Cupertino fu diagnosticato una rara forma di tumore al pancreas. La seconda il 5 gennaio 2009. Ad aprile di quell'anno Jobs subì un trapianto di fegato. Tim Cook è un uomo riservato e schivo, è uno che non ama i riflettori. Non sappiamo il perché. Non gli piace tenere discorsi in pubblico, tantomeno quelli dal sapore profetico che spesso teneva Jobs. Cinquant'anni, celibe. E' cresciuto in Alabama. Laureato in ingegneria industriale all'Auburn University nel 1982, ha conseguito un master alla Duke University nel 1988. Ha lavorato alla Intelligent Electronics, poi è passato alla Ibm, dove è stato 12 anni, oltre ad assumere l'incarico di vicepresidente per i materiali aziendali alla Compaq. È entrato in Apple nel 1998, come vicepresidente senior, con l'incarico di supervisionare la produzione dei computer. In seguito è stato promosso a capo delle vendite e della divisione Macintosh. Cook è soprattutto l'uomo che ha chiuso gli impianti della Apple ed esternalizzato tutta la produzione, cambiando il volto dell'azienda. Ha venduto fabbriche e depositi avviando contratti di produzione con terzi. Sotto la sua amministazione l'azienda è divetata più agile. Ciò ha reso possibile nel 2006 convertire tutta la linea di produzione dei computer ai processori Intel. Tim Cook e i suoi successori, potranno solo emulare Jobs. Mai eguagliarlo.
© Nicola Facciolini

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