GIOIOSA MAREA: UN SINDACO CAMPAGNOLO O PIGMEO?

Gioiosa Marea (Me), 20/02/2012 – A Gioiosa Marea, chi ha paura della campagna? O meglio, dei campagnoli? A qualche mese dalle prossime elezioni amministrative, che dovranno dire chi sarà ad amministrare questa città per i prossimi 5 anni, sembra non essersi sgomberato il campo da una ricorrente
sindrome, della quale si parla come fosse la sola malattia contro cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità non è stata capace di trovare soluzioni.

E si dice, possibilmente non in presenza di campagnoli che contano, che il prossimo sindaco dev’essere del centro, perché questa razza anomala di ‘inurbati’ (i campagnoli) hanno già fatto troppo danno. In effetti è come se si volesse dire che chi non è ‘gioiosano verace’ non può avere amore per il paese, né mente aperta; non può avere ampiezza di vedute e cerca nella visibilità e nel potere una sorta di riscatto alla ‘sventura’ d’essere nato in campagna, e per questo campagnolo, reietto, quasi non appartenente alla società civile.

Sappiamo che quanto qua sintetizzato sulla stirpe dei campagnoli viene detto spesso, anche se al momento opportuno ognuno di noi non ammetterebbe di averlo mai detto nè pensato: semmai, da vero uomo, darebbe la colpa alla moglie.

In effetti quello del riscatto personale (e sociale) è un vecchio argomento. E' vero, ci sono frustrazioni antiche e moderne dentro ognuno di noi che urlano un bisogno impellente di riscatto. Molto spesso capita agli studenti, a scuola. E se per caso uno studente, laureatosi dentista, capita sotto uno degli insegnanti che lo hanno fatto soffrire, il trapano glielo fa arrivare nelle cannarozza. E fa bene!

Il fatto è che oggi viviamo nella società della piena integrazione, la città si è espansa ed è tutta percorribile con l’automobile, pure su strade di campagna molto meglio asfaltate di quelle del centro, perfino dove non serve-perchè-non-serve. Certo, a Francari o Maddalena, a Santa Lucia o San Filippo non c’è un auditorium, non c’è il teatro e non passa il tram, ma non è detto che non dovrà mai esserci: se c'è a Messina!. Esistono i teatri di campagna e i cinema all’aperto. Ma lasciamo stare, altrimenti il sermone si fa lungo, e dopo Celentano...

Si voleva però dire che i campagnoli non esistono più. E spesso chi vive in campagna ha il merito di riqualificare il territorio, insediando la parte agreste e bucolica della città di Gioiosa Marea con palazzi mastodontici e obbrobriosi, esattamente come nel centro urbano; ma sempre più nelle campagne prende piede e si riscatta un’urbanistica sensata e di buon gusto.

E allora il problema di un sindaco campagnolo o marinoto è un falso problema. Il vero problema è eleggere un sindaco indisponibile a perpetuare il rito della manicolata di catrame davanti alla porta; indisponibile a giocare con le lampadine, con le ruspe, con gli appalti, con i piccoli favori, con la ferrea legge della ragion di partito (o di contrapartito).

E non perché l’asfalto o la lampadina davanti alla porta, il lavoro o il certificato, non siano necessari, ma perché quelle cose sono un diritto, sono cose legittime da non spacciare per favori, negandole invece a chi non è della marrella , a chi non cala le corna.

Chi facesse questo, infatti, non sarebbe un campagnolo ma un pigmeo.

d.m.c.