Peppino Impastato: l'intitolazione del liceo scientifico di Partinico

"Notte dedicata ai Licei Classici" a Partinico, a pochi chilometri da Palermo. S oddisfazione per l'intitolazione a Peppino Impastato. A pochi chilometri da Partinico c'è Cinisi, il paese di Peppino Impastato che con coraggio e determinazione, ha combattuto senza paura la mafia! Per questo è stato ucciso barbaramente. Ma per tutti, non solo noi siciliani, Peppino è diventato un esempio di libertà e coraggio!". 22/04/2024 - Barbara Floridia (M5S): "Una scuola nella quale ho insegnato e dove ho conosciuto colleghi e alunni meravigliosi. È stato un momento di gioia e di partecipazione ma soprattutto è stata una serata da ricordare perché, proprio ieri sera, la preside Lucia La Fata, ha dato il lieto annuncio alla comunità scolastica: il liceo finalmente ha cambiato intitolazione e da oggi sarà Liceo "Peppino e Felicia Impastato". Perché sapete? A pochi chilometri da Partinico c'è Cinisi, il paese di Peppino Impastato che con coraggio e determinazi

MAREMOTO: DA STROMBOLI 2002 LA MAPPA DEL MONITORAGGIO IN ITALIA E NEL MEDITERRANEO


In Italia è presente una rete mareografica formata da 27 stazioni distribuite lungo le coste Italiane e localizzate prevalentemente nei porti, tra cui quelli di Reggio Calabria, Messina, Catania, Porto Empedocle, Lampedusa, Palermo

31/05/2012 - Fino a sabato 2 giugno, l’isola di Stromboli ospita il workshop "Tsunami emergency preparedness in Mediterranean coastal zones", organizzato dal programma euro-mediterraneo Pprd South, in collaborazione con l’Ioc–Intergovernmental oceanographic commission dell’Unesco. Obiettivo dell’iniziativa, coinvolgere attivamente i rappresentanti dei Paesi esposti al rischio maremoto nel Mediterraneo nelle attività intraprese dal gruppo di lavoro Neamtws per la costituzione di un sistema di allertamento da rischio maremoto per il Nord Est Atlantico, Mediterraneo e Mari collegati.
Tra i partecipanti, delegati dei Paesi coinvolti nel programma Pprd South ed esperti del progetto Neamtws e di Neamtic, a rappresentare complessivamente tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Prenderanno parte al workshop anche membri dell’Ioc dell’Unesco, della Commissione Europea e di alcuni Istituti di ricerca della regione euro-mediterranea.

In considerazione dell'evento sismico di magnitudo 5.8 che il 29 maggio ha nuovamente colpito la provincia di Mantova e delle repliche che hanno interessato anche le province di Reggio Emilia e Mantova, è stata ridotta la presenza del personale del Dipartimento della Protezione Civile che partecipa al workshop.

Sono stati invitati a partecipare ai lavori, che si svolgeranno su una delle isole del Mediterraneo più esposte al rischio tsunami, anche rappresentanti dei tre Centri di competenza del Dipartimento della Protezione civile (Ingv, Ispra e Università di Bologna), cinque delle regioni italiane più esposte al rischio tsunami (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e il Sindaco di Lipari.

Programma del Workshop. L’Agenda del workshop prevede - dopo una sessione introduttiva sulla gestione del rischio maremoto a livello nazionale, europeo e internazionale - approfondimenti sul fenomeno e sul rischio tsunami, anche rispetto alla sua percezione sociale nell’area mediterranea, e valutazioni sulla struttura del sistema di allertamento in via di costituzione nella regione dell’Atlantico nord-orientale e del Mediterraneo. In particolare, una particolare sessione di studio del workshop è dedicata a Neamwave12, la prima esercitazione sul rischio tsunami che verrà realizzata per testare, a fine 2012, lo stato di avanzamento del progetto Neamtws. Il workshop si concluderà con la visita al “Laboratorio di Protezione Civile” presso il Coa di Stromboli, in cui funzionari del Dipartimento della Protezione Civile illustreranno come il Dipartimento si rapporta con la comunità scientifica, le autorità locali e i cittadini. A seguire, è prevista una sessione di formazione dedicata alle attività di informazione e sensibilizzazione sul rischio tsunami intraprese nell’ambito del progetto Neamtic, che prevede la realizzazione di un centro di informazioni sul rischio e sul sistema di allertamento nell’area del Mediterraneo.
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Il dossier inquadra il fenomeno del maremoto nel Mediterraneo e in Italia, a partire dalle differenze rispetto agli tsunami che si verificano negli Oceani. Una pagina è dedicata agli eventi che storicamente hanno interessato l’area del Mediterraneo e l’Italia, da cui è raggiungibile anche un approfondimento sul maremoto che si è verificato a Stromboli nel 2002.

La terza pagina del dossier presenta il sistema di monitoraggio e allertamento attivo sul territorio nazionale mentre la quarta ne anticipa i possibili sviluppi, raccontando la partecipazione italiana – e in particolare del Dipartimento della Protezione Civile – al progetto NEAMTWS- North Eastern Atlantic & Med Tsunami Warning System, per la costituzione di un sistema di allertamento per il Nord Est Atlantico, Mediterraneo e Mari collegati. Sebbene calato sulla realtà geografica specifica, questo sistema prende a modello quello già operante nell’area del Pacifico, dei Caraibi e dell’Oceano Indiano, a cui dedichiamo un focus nell'ultima pagina.

Per mettere alla prova le conoscenze dei nostri utenti rispetto a questo tema, è inoltre disponibile su questo sito internet il test "Rischio maremoto e prevenzione. Sei in campo, in panchina o in tribuna?”.

Oltre ad una rete di monitoraggio sismico del territorio nazionale, in Italia è presente una rete mareografica formata da 27 stazioni uniformemente distribuite lungo le coste Italiane e localizzate prevalentemente nei porti. In particolare a: Trieste, Venezia Lido, Ancona, Ravenna, Ortona, Vieste, Bari, Otranto, Taranto, Crotone, Reggio Calabria, Messina, Catania, Porto Empedocle, Lampedusa, Palermo, Palinuro, Salerno, Napoli, Cagliari, Carloforte, Porto Torres, Civitavecchia, Livorno, Genova, Imperia e La Spezia.
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La forza di uno tsunami dipende, nel caso la sua origine sia legata ad un terremoto sottomarino, dalla magnitudo del terremoto e, successivamente, dalla capacità di spostare con violenza grandi masse d’acqua dal basso verso l’alto. Nelle aree di collisione tra placche tettoniche immediatamente prossime agli oceani si possono generare terremoti con magnitudo e frequenza di gran lunga superiori rispetto a quelli registrati nell’area mediterranea e le masse d’acqua in gioco sono notevolmente maggiori di quelle presenti in un bacino chiuso e meno profondo come il Mar Mediterraneo. Per questo, se si producesse un maremoto nel Mar Mediterraneo, non avrebbe sicuramente la stessa forza e intensità di uno che si sviluppa in un oceano. Ciò non toglie però, come storicamente dimostrato, che nell’area mediterranea a seguito di eventi sismici particolarmente energetici o di fenomeni franosi sottomarini, possano originarsi maremoti distruttivi anche a causa della forte urbanizzazione delle aree costiere.

Il Mediterraneo presenta un rischio rilevante di maremoto, non soltanto a causa della sismicità dell’intera area, ma anche per la presenza di numerosi edifici vulcanici emersi e sommersi. Il rischio dovuto ai maremoti può essere studiato considerando scenari di futuri maremoti, fondati anche sulle conoscenze storiche. I risultati di simulazioni numeriche elaborate negli anni e la conformazione stessa del bacino del Mediterraneo, evidenziano la differenza sostanziale con i maremoti che si originano negli oceani: i tempi di propagazione delle onde sono molto corti. A differenza del Pacifico e dell'Oceano Indiano, nel Mediterraneo la maggior parte delle possibili zone sorgente si trovano molto vicino alla costa ed il problema principale è quindi quello di poter dare l'allarme in brevissimo tempo (es. entro i primi 10 minuti). Da questo si deduce come il sistema di allertamento per l’area mediterranea deve necessariamente essere diverso da quello attivo nell’Oceano Pacifico, che costituisce comunque il modello di riferimento da seguire in questo settore.

Un elemento di fondamentale importanza da ricordare è che l’impatto del maremoto, così come di qualsiasi altro rischio, può essere mitigato attraverso la costruzione di strutture istituzionali e legislative, nonché il coinvolgimento e la diretta partecipazione dell’intera comunità sociale. Infatti un sistema di allertamento per la difesa dagli tsunami, oltre alla capacità della comunità scientifica di prevedere il possibile arrivo di un’onda, non può prescindere dalla consapevolezza del rischio da parte della popolazione e dalla conoscenza delle norme di comportamento da adottare in caso di emergenza.
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STROMBOLI: RISCHIO MAREMOTO NEL MEDITERRANEO, UN WORKSHOP EUROPEO

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