Casteldaccia: la morte di 5 operai lascia sgomenti, ennesimo incidente sul lavoro grave e inaccettabile

Incidente sul lavoro a Casteldaccia: cinque lavoratori perdono la vita e un sesto è in gravi condizioni. La Cisal indice per domani, martedì 7 maggio, uno sciopero generale di 4 ore nel settore privato, a partire dall’inizio del turno di lavoro, "mentre dalle 9 terremo un sit-in di fronte alla Prefettura di Palermo”.   Palermo, 6 maggio 2024 – "L'incidente sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all'incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermit

'IL PAPA BUONO'": LA CHIESA NON E' UN MUSEO MA UN GIARDINO DA COLTIVARE"

20/07/2012 - In occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II "La Grande Storia" di venerdì 20 luglio, alle 21.05, su Rai3, proporrà “Il papa buono” di Luigi Bizzarri. Angelo Giuseppe Roncalli, viene eletto il 28 ottobre del 1958. Sarà Papa soltanto per 4 anni, 7 mesi e 6 giorni.

Doveva essere un anziano “papa di transizione”. In realtà ha operato la transizione della Chiesa nell’avvenire, ha lasciato un ricordo indelebile e ha scavato un solco insormontabile tra un ‘prima’ e un ‘dopo’ nella storia della Chiesa del nostro tempo. Il film-documento “Il papa buono” ripercorre tutte le tappe della lunga storia di Angelo Giuseppe Roncalli, figlio di contadini bergamaschi, per capire chi fu veramente il 262° successore di Pietro, per capire cosa ci sia, in realtà, dietro quell’etichetta di ‘papa buono’

Non si capisce in realtà Giovanni XXIII se non si considera che in lui ci fu bontà, non sprovvedutezza, semplicità non semplicismo, disponibilità non credulità, coraggio non temerarietà, speranza non illusione. Ai prelati della curia aveva detto: “La chiesa non è un museo da custodire, ma un giardino da coltivare”. Ai diplomatici della Santa Sede aveva suggerito: “Scuotete la polvere imperiale accumulata sul trono di Pietro da Costantino in poi”. Ai custodi della fede aveva ricordato: “la Chiesa deve usare la medicina della misericordia, non la severità della condanna”.

Fu un antesignano dell’ecumenismo; diceva ai cristiani di tutte le fedi, d’Oriente e d’Occidente: “Cerchiamo sempre ciò che ci unisce, non ciò che ci divide”. Fu difensore del popolo ebraico perseguitato e si adoperò per mettere in salvo gli ebrei in fuga che transitavano dalla Turchia diretti in Palestina; a loro scrisse: “Sento costantemente le vostre voci”. Primo fra i Pontefici di Roma iniziò la politica del disgelo nei confronti del nemico di sempre: l’Unione Sovietica; disse “È giunto il momento di distinguere l’errore dall’errante”. Stupì e rinnovò la Chiesa intera con l’indizione del Concilio Vaticano II: 2778 i partecipanti: 7 patriarchi, 80 cardinali, 1619 arcivescovi e vescovi, 975 Superiori Generali, 400 teologi.

Memorabile il suo discorso d’apertura “Gaudet Mater Ecclesia” in cui preannuncia l’avvento di una nuova Chiesa, che sappia parlare al mondo moderno, che non pronunci condanne ed anatemi, che s’incontri con i fratelli separati. E poi la visita ai piccoli malati del “Bambin Gesù”, la visita ai carcerati di Regina Coeli, le sue visite nelle parrocchie dei quartieri più desolati e poveri di Roma, il viaggio ad Assisi e a Loreto.

Infine la malattia lunga, lenta, dolorosa e poi la fine, il giorno dopo la domenica di Pentecoste: il 3 giugno 1963. Straordinarie ed esclusive le testimonianze dell’ assistente di camera Gusso, del segretario mons. Capovilla, dell’esponente della comunità ebraica Saban, dell’operatore televisivo Lazzaretti che documentò quei gesti e quelle parole ancora scritte nel cuore di tanti.

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