Centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina: chiarezza e mantenimento del presidio

La Cisl Messina vicina alla protesta dei genitori del CCPM,  Centro di cardiochirurgia pediatrica dell'ospedale San Vincenzo di Taormina . Alibrandi: “Mercoledì in Commissione Sanità chiederemo chiarezza e il mantenimento del presidio”. Messina, 15 giugno 2025 - Vicinanza della Cisl Messina ai familiari dei piccoli pazienti del CCPM di Taormina che hanno avviato la mobilitazione in vista della scadenza della proroga. “Da diverso tempo stiamo lavorando per chiedere una deroga per il Centro di Taormina - afferma il segretario generale Antonino Alibrandi - sappiamo che non è facile ma abbiamo fiducia, per questo abbiamo chiesto ed ottenuto per mercoledì prossimo la convocazione da parte della Commissione Sanità dell’Ars. Chiederemo chiarezza e, con forza, il mantenimento del reparto all’ospedale San Vincenzo di Taormina, fondamentale per la continuità e la cura dei pazienti che trovano professionalità nei medici e nel personale sanitario ma anche sostegno in un percorso part...

SPENDING REVIEW: ARMAO, TAGLI INSOSTENIBILI PER LA SICILIA

Palermo, 12 lug. 2012 - "Le ricadute per la Sicilia del decreto legge n. 95/2012 sulla spending review sono insostenibili per il bilancio regionale". Lo dice l'assessore regionale per l'Economia, Gaetano Armao, commentando i contenuti dell'incontro di ieri tra il Presidente del Consiglio Mario Monti e i Presidenti delle regioni.

"La Corte dei conti nel giudizio di parificazione del rendiconto 2011,qualche giorno fa, ha evidenziato l'insostenibilita' per il bilancio regionale dei limiti connessi al patto di stabilita', cosi' come delineato da ultimo dalla legge 183/2011 (legge di stabilita 2012). Il decreto n. 95/2012 appesantisce ancor di piu' la situazione e continua nel metodo degli automatismi Per le Autonomie speciali il concorso alla finanza pubblica sancito dal d.l. 95/2012 e' di 600 milioni sul 2012 (700 per le ordinarie), 1,2 miliardi sul 2013. Per gli anni a seguire, di piu' di quanto si richiede a tutte le Regioni ordinarie.

Per la sola Sicilia, in aggiunta alle previsioni delle precedenti manovre, nel triennio 2012-14, pesa per oltre 1,5 miliardi (totale patto di stabilita' per i bilanci regionali nel triennio -4 miliardi). Mentre gli accantonamenti sulle entrate previsti ammontano, da quest'anno, ad oltre 354 milioni. A questi vanno aggiunti i minori trasferimenti erariali in favore degli en ti locali previsti dal d.l. n.95/2012 (che pesano complessivamente nel biennio 2012-13 2,5 md). Per la Sicilia, in termini presuntivi, nel biennio l'ulteriore taglio e' di circa 250 milioni.

Se colleghiamo poi questa compressione finanziaria al gia' appesantito bilancio regionale, alle ricadute del nuovo art. 119 della Costituzione, che limita ulteriormente la possibilita' di indebitamento delle Regioni, e di fronte alla progressiva riduzione dell'investimento dello Stato nel meridione, non si comprende come la Sicilia potra' finanziare gli investimenti e la compartecipazione alla spesa europea. Proprio con riguardo alla spesa europea, da un lato lo Stato comprime i livelli di spesa regionale, e quindi anche di compartecipazione, dall'altro chiede di accelerare la spesa europea (e quindi i livelli di compartecipazione). Con questi saldi non potranno raggiungersi i target necessari per il pieno impiego dei fondi europei.

Abbiamo avviato ed applicato, e siamo tra le prime Regioni italiane, la Spending Review, a partire dalla sanita', alle societa' partecipate, introducendo drastiche riduzioni nella spesa che la stessa Corte dei conti, nel richiamato giudizio di parificazione, ha definito un'azione di'moralizzazione politico-finanziaria di riduzione della spesa'. Gli ulteriori tagli per la sanita' non solo violano il principio pattizio, ma appesantiscono la situazione e peseranno nel triennio 2012-2014 quasi 400 mn.

Per quanto attiene alle societa' regionali, emergono seri problemi applicativi connessi all'obbligo di mettere sul mercato le societa' che producono servizi, con gravi conseguenze sul piano sociale. L'obbligo di dismissione, senza garanzie ed in tempi troppo brevi, portera' alla svendita o allo 'spezzatino' di queste societa', con rilevante perdita patrimoniale per le Regioni. Non si comprende perche' gli affidamenti in house siano incompatibili con i risparmi, comunque verificabili, anche a base comparativa, con riguardo al valore dei servizi offerti; in questo senso e' chiaro che le spinte sono altre".

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