Palermo, 25 ottobre 2012 - Nuovo appuntamento della Stagione 2012 del Teatro Massimo che segna il ritorno sul podio del direttore finlandese Pietari Inkinen prima dell'impegno nel 2013 con il nuovo allestimento del Ring di Richard Wagner, titolo portante della prossima stagione operistica.
Sabato 27 ottobre (ore 18.30) Inkinen dirigerà l'Orchestra e il Coro del Teatro Massimo in uno dei capolavori sinfonico-corali del tardo Ottocento, lo Stabat Mater op. 58 di Antonín Dvořák. Nei ruoli solistici canteranno il soprano Lisa Houben, il mezzosoprano Annely Peebo, il tenore Dominik Wortig e il basso Luiz-Ottavio Faria.
Scritto fra il febbraio e il maggio del 1876 e revisionato alla fine del 1877, questo “Stabat Mater” è strettamente legato a una catena di eventi luttuosi che avevano colpito in quei mesi la famiglia del musicista: la morte prematura, uno dopo l'altro, dei suoi tre bambini. Dvořàk, uomo di fede profonda, rimase tanto segnato da questi avvenimenti che cercò conforto in un archetipo del lutto materno e iniziò a mettere in musica, pur non conoscendo bene il latino, i versi duecenteschi della famosa Sequenza di Jacopone da Todi dello Stabat Mater: un percorso negli abissi del dolore scandito dalle invocazioni e dall'angoscia di una Madre, la Madre di Dio, in pianto presso la croce del divino suo Figlio.
Partita come una confessione privatissima, l'opera si venne poi però sciogliendo in una semplicità rasserenante, appena velata da un'ombra, costante, di tristezza e confortata dai tratti di una partecipe coralità popolare. In altri termini, la tragedia personale dell'autore si stempera nell'afflato collettivo e il passo duro, aspro, legnoso del testo medievale si quieta in impreviste oasi di serenità. Atteggiamenti musicali tipici del dolore romantico (modi minori, andamenti cromatici, accordi di settima diminuita, rulli di timpani e simili) si alternano frequentemente a modi maggiori e a climi rasserenati, quasi a suggerire l'afflizione stessa come uno stato transitorio verso la beatitudine.
I dieci pezzi in cui è suddivisa l'opera, distribuita tra parti solistiche e corali, hanno un andamento e un carattere uniforme, tendenzialmente grave e moderato (si tratta in realtà di dieci tempi tutti quasi lenti, trattenuti, con un unico scatto vivace nell'Amen conclusivo) e sembrano voler smussare gli angoli, distendere la tragedia in un bagno di malinconia corale che trova consolazione nell'immensa nostalgie per le melodie, i ritmi, i colori, i riti del proprio originario villaggio di campagna.
La prima esecuzione ebbe luogo a Praga il 23 dicembre 1880.
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