17/11/2012 - Chi di noi ragazzi non bramò di salire un giorno sulla più elevata punta del dongione e sognando di toccare la vetta del cielo infinito unito nella sua immensità all’indistinto azzurro orizzonte del mare da lì raccontare al mondo le proprie favole?
I° Racconto
IL COLTELLINO DI MADREPERLA
L’atmosfera della festa paesana vista attraverso gli occhi di un adolescente non ancora uscito dal mondo delle sue fantasie e dei suoi entusiasmi giovanili.. L’ambiente primaverile della campagna che si offre come un mondo incantato agli occhi dei bambini. I personaggi che animano il mondo trafficato della villa dove una famiglia borghese si riunisce per rivivere una festa paesana, legata ad antiche tradizioni. Un ramarro che diventa il diavolo con cui combattere una lotta intensa per sconfiggere le paure inculcate dalle giovanili interpretazioni del mondo del peccato. Una festa in cui si mescolano incontri altrimenti irrealizzabili e si rinvigoriscono i legami familiari. L’arguta ed ironica visione del mondo degli adulti giudicati dalla viva intelligenza di un dodicenne che dimostra di azzeccare sempre l’interpretazione dei loro pregi, dei loro difetti e dei loro segreti. La religiosità popolare, la devozione, le credenze, le abitudini della gente in una delle ricorrenze più venerate quando la società si apre alla curiosità di suoi stessi componenti per riscoprire nuove occasioni di socialità, di affinità, di appartenenza al popolo comune. Un coltellino di madreperla che diventa oggetto del più spinto dei desideri. Un quadro gioioso e allegro di un tempo spartano e di poche pretese.
II° Racconto
UNA RAZZA DI RÁSI
La storia vera di tre generazioni di rási succedutisi di padre in figlio sin dalla fine dell’800 nella tonnara di Milazzo. Un racconto di mare e di vita vissuta, a volte ai limiti della sopportazione, in un mondo che non perdona esitazioni o tentennamenti e da cui dipende la vita di tante famiglie obbligate a vivere con i propri cari le incertezze della sorte della pesca del tonno a cui e’ legata la loro esistenza. Il rammarico per la progressiva perdita dell’identità del ràsi, intransigente guardiano della legge crudele della tonnara. La perdita di una cultura occultata ormai dietro un sipario di colline e da palischermi e muciare in rovina, che mai concederanno a chi lo ama l'illusione che il mare non esista più.
III° Racconto
LA VERA STORIA DI NINU U SARISTANU
Tra le pieghe della Milazzo dolente, quella afflitta dalla più indecorosa delle povertà, torna fuggiasco dopo tanti anni, per fare il sagrestano nella chiesa di Santa Maria Maggiore, un uomo la cui unica aspirazione, innescata dalla miseria della sua famiglia, era quella di servire Dio e gli emarginati. Invece, un palpito di ribellione all’umana sopraffazione lo ha consegnato, in un raptus d’ira, al rimorso ed al tormento facendolo di nuovo sprofondare nel baratro della disperazione. Così, smarrita la strada ormai scelta con la mente e con il cuore, si dovrà rassegnare a non potersi più elevare al di sopra dei mali dell’umanità. Dalla profonda sofferenza patita, egli rinascerà con l’animo purificato pur dovendo, tuttavia, sottostare alle leggi impostegli dalla perpetua lotta per la sopravvivenza. Nonostante abbia dovuto rinunciare ai voti, Nino è e resterà un uomo di Dio e nel silenzio della solitudine, a cui consacrerà tutta la sua vita, riuscirà a meritare il dono del perdono e a dare un senso alla sua esistenza.
IV° Racconto
LE TRE BOTTIGLIE
Nella miseria e nel degrado di uno dei quartieri più poveri della città vivono tre sorelle. Le chiamano “Le tre bottiglie” perché la natura le ha fatte una spilungona, una mezzana e una gobba e nanetta. Vestono sempre di nero e quando girano per le vie della città tutti le prendono in giro e fanno gli scongiuri. Per sbarcare il lunario fanno le prefiche ed è difficile che manchino una veglia funebre o un funerale. Nonostante il dileggio di cui sono oggetto, camminano sempre a testa alta con portamento austero e composto. Nessuno si occupa di loro se non le pietose e pie donne vincenziane ma quando, un giorno, tocca a una di loro, la gente comincia ad accorgersi della loro riservata dignità e qualche cappello viene sollevato dalla testa in segno di rispetto nei loro confronti. Quando abbandoneranno la vita terrena nessuno si azzarderà più a chiamarle “Le tre bottiglie” e il loro ricordo si fonderà col senso di dolore che loro stesse hanno condiviso con tante persone.
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