Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

PRESUNTA «TRATTATIVA» STATO-MAFIA: SGARBI: «INGROIA VA INCRIMINATO»

A proposito delle considerazioni espresse dall’ex Pubblico Ministero nel libro «Antonio Ingroia - Io so». «Accostare Forza Italia alla mafia, come fa Ingroia,è una diffamazione, una menzogna che infama tutti i militanti e gli elettori. «Mi appello a Sallusti e Berlusconi perchè inizino una raccolta di firme»

ROMA, 29/11/2012 – Vittorio Sgarbi, leader del Partito della Rivoluzione, rivolge un appello al direttore de «Il Giornale» Alessandro Sallusti e al fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi, invitandoli alla mobilitazione contro le considerazioni diffamatorie su Forza Italia espresse dall’ex Pm Antonio Ingroia nel libro «Antonio Ingroia – Io So»

«C’è un’unica possibilità di rinascita – spiega Sgarbi - per Forza Italia - difenderne e rispettarne le origini, chiedendo, a quanti l’hanno votata e hanno creduto ai valori ideali di un partito di cui hanno fatto parte Lucio Colletti, Saverio Vertone, Antonio Martino, Giuliano Urbani, Marco Taradash, Vittorio Mathieu, Marcello Pera, ed io stesso, e che hanno creduto e credono nei valori liberali e non allo Stato di Polizia e ai Tribunali del Popolo, di firmare un appello al Presidente della Repubblica, anche nel suo ruolo di Presidente del Csm, per chiedere l’incriminazione, per attentato alla democrazia (oltre alle derivate denunce per diffamazione) di Antonio Ingroia e dei giornalisti Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco che ne sono il megafono, per le interviste contenute nel libro “Antonio Ingroia - Io so”, in cui senza prove e con pregiudiziale falsificazione, s’insinua che Forza Italia sia nata per stimolo di Dell’Utri che “agiva su mandato di Cosa Nostra”. Si tratta dell’aberrante conclusione dell’asserita «trattativa».

Il magitsrato Ingroia – osserva Sgarbi - utilizzando il suo ruolo di Pubblico Ministero, procede a una diffamazione al cui confronto quella per cui è stato condannato Sallusti appare insignificante e ridicola (nessuno di noi ricorda i nomi e le circostanze per cui il querelante si è sentito diffamato).

Ingroia afferma: «E’ la terza parte della tratattiva, iniziata nel ’92 con il generale Mori, poi avallata nel ’93 dai massimi esponenti istituzionali come Scalfaro, Mancino e Conso, e nel ’94 infine consacrata con la decisione di Berlusconi che acconsente a offrire la sua copertura politica: niente più guerra a Cosa nostra. Da questo momento in poi l’organizzazione criminale non può che ricavare numerosi vantaggi dalla mitezza dello Stato nell’azione di contrasto alla mafia. Il riscontro di questo accordo è contenuto nella legislazione nazionale che da quel momento appare coerentemente orientata a favorire costantemente gli interessi mafiosi. La trattativa, come patto di massima, si chiude nel ’94. Quello siglato da Berlusconi è un patto di tregua, di non belligeranza, non si sviluppa come il “papello” di Totò Riina con dei punti specifici. E’ una dichiarazione di disponibilità da parte dello Stato ad accogliere vie d’uscita pacifiche per risolvere la questione mafia»

Tiutto questo, oltre ad essere una ricostruzione fantasiosa – accusa Sgarbi - è una falsificazione e una menzogna che infama tutti i militanti e gli elettori di Forza Italia.
Se si consente – conclude Sgarbi - che un magistrato faccia circolare in un libro queste considerazioni assolutamente diffamatorie sull’origine di un partito, con la complicità di due giornalisti notoriamente schierati, si mina alle basi la democrazia, la dignità degli eletti e degli elettori, e non si può rifondare alcun partito.
Si sveglino Berlusconi e Sallusti, iniziando una raccolta di firme contro questo orrore».

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