Codice della Strada: una norma repressiva e ideologica, che complica la vita ai sindaci virtuosi

CODICE STRADA. ANNALISA CORRADO (SEGRETERIA NAZIONALE PD E MEP S&D): “ENNESIMO DISASTRO DEL GOVERNO, NORMA REPRESSIVA E IDEOLOGICA FATTA SULLA PELLE DELLE PERSONE”  Roma, 20 novembre 2024 - "L’approvazione del Codice della Strada non è che l’ennesimo disastro del Governo, che peggiora invece di migliorare la vita dei cittadini. Si tratta di una norma repressiva e ideologica, che complica la vita ai sindaci virtuosi che vogliono adottare pratiche innovative e che non fa assolutamente nulla per prevenire gli incidenti stradali, che ancora oggi registrano numeri terrificanti – oltre 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno”, dichiara Annalisa Corrado, Responsabile Conversione Ecologica nella Segreteria Nazionale del PD e MEP S&D, Commissione ENVI. La riforma, a lungo sbandierata dal Governo Meloni, ha ricevuto oggi l’approvazione in Senato. Tutte le principali associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, insieme con le associazioni ambientaliste e per la mobi

UN'ALTRA EUROPA, IL 14 NOVEMBRE STUDENTI IN PIAZZA

Studenti, lavoratori e cittadini in piazza insieme il 14 Novembre14/11/2012 - Oggi 14 Novembre saremo in piazza a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici di tutta Europa per dire no all’austerità e per chiedere un’Europa diversa, democratica, che rimetta al centro gli investimenti nella conoscenza, il lavoro, i diritti e la solidarietà. Come studenti e studentesse sentiamo la necessità di raccogliere l’appello dei sindacati Europei alla mobilitazione.
Il peso della crisi e delle politiche di austerità si abbatte soprattutto sulle nostre spalle, sulle spalle di intere generazioni di giovani che oggi in Europa non vedono un futuro, vedono sempre più negato il diritto all’istruzione e non riescono a trovare lavoro, giovani destinati ad essere inclusi nelle categorie dei precari, degli inoccupati o dei Neet, né lavoratori, né inseriti in percorsi di studio o formazione.

Ma quello che più pesa sul nostro presente e sul nostro futuro è la risposta sbagliata che si sta dando a questa crisi: non possiamo accettare che chi questa crisi l’ha creata oggi pretenda di risolverla dispensando ricette vecchie e fallimentari.

Continuare a ripetere che non ci sono alternative non ci aiuterà ad uscire dalla crisi e non può più essere usata come scusa per metterci a tacere. Il modello economico-finanziario è fallito e la risposta non può essere l’austerità, fatta di tagli alla spesa sociale, di abbassamento dei diritti in nome della “produttività”, di tasse che continuano a pesare sui più deboli.

Siamo la generazione che è nata e cresciuta con l’Europa unita, non ricordiamo come è fatta la lira, quando ci spostiamo non ci poniamo il problema del passaporto o del cambio di valuta, eppure questa Europa per noi non è garanzia né di un presente né di un futuro migliori. La resa della politica alla finanza internazionale è una degenerazione che ci siamo stufati di dover accettare. Tutti i giorni sentiamo parlare di borse, banche, spread e PIL, ma in tutte queste discussioni manca sempre la politica, manca una voce che sappia rappresentare l’interesse collettivo dei cittadini europei e dei cittadini del mondo. Manca un’idea e una forza in grado di disegnare un futuro diverso che non debba sottostare alle attuali imposizioni del mercato finanziario e a questo modello di crescita.

Sappiamo bene che dietro tutto questo ci sono le nostre vite, i guadagni e i risparmi delle nostre famiglie che spesso ci permettono di frequentare l’università in assenza di borse di studio e con tasse sempre più alte. Dietro al debito pubblico ci sono spese sociali e spese militari, ci sono investimenti sulla conoscenza e acquisti di bombe e caccia militari, ma il sacrificio continuano sempre a pagarlo gli investimenti nel welfare e nell’educazione. Ci dicono che non possiamo permetterci le spese sanitarie, il diritto allo studio e un investimento per rimettere al centro un lavoro inclusivo e sostenibile, ma continuiamo a pagare miliardi di euro per spese inutili o dannose, da quelle militari a quelle per la corruzione, dal finanziamento delle scuole e delle università private agli stipendi esorbitanti dei supermanager pubblici. Proprio per questo pretendiamo che si rimettano al centro i temi e i problemi che nelle nostre vite contano veramente: Il lavoro, i diritti, l’istruzione.

Senza un investimento di tutti i Paesi europei sul futuro nostro e dell’Europa sappiamo che non esiste alcuna prospettiva, né per l’unione né per i suoi cittadini. Il cambiamento sta nelle mani anche della nostra generazione, che nonostante tutto guarda all’Europa con fiducia e speranza: Per poter avere la possibilità di cambiare veramente, di poter fare anche noi la nostra parte per rimettere insieme i pezzi di un’Europa sempre più disgregata, abbiamo bisogno di investire e puntare sui saperi, sulla scuola, sull’università e sulla ricerca. Abbiamo bisogno di abbandonare le politiche dei diktat che hanno condannato e continuano a spingere milioni di persone nella disperazione e nella negazione dei più fondamentali diritti umani, come il diritto alla salute.

Per questo saremo in piazza a fianco dei lavoratori di tutta Europa che scendono in piazza da Bucarest a Praga, passando per Stoccolma, Madrid, Lisbona, Atene. Saremo in piazza per dire no all’austerità e si al lavoro, alla solidarietà ai diritti e all’istruzione. Saremo in piazza il 14 e torneremo in piazza il 17 novembre per la Giornata Internazionale dello Studente, per disegnare un idea diversa di Europa e di futuro, per gridare la nostra voglia di cambiamento.

Rete degli Studenti Medi
Unione degli Universitari

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