Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

IL CULTO SI SAN NICOLA A GIOIOSA MAREA NEL VOLUME DELLA CRIFO' CERAOLO

Gioiosa Marea, 02/12/2012 - Sarà presentato giovedì 6 dicembre alle ore 18,30, presso il cineteatro comunale di Gioiosa Marea “Franco Borà”, il volume “Il culto di San Nicola a Gioiosa Marea” di Maria Ilenia Crifò Ceraolo. Saranno presenti oltre all’autrice ed all’editore, il sindaco Eduardo Spinella, rev. Salvatore Danzì, arciprete di Gioiosa Marea, Biagio Gennaro (capovara) e Marcello Mollica (storico antropologo). Il testo è stato pubblicato da Armando Siciliano Editore
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Dalla prefazione di Marcello Mollica al volume di Maria Ilenia Crifò Ceraolo, “Il culto di San Nicola a Gioiosa Marea”.

Questo libro della dottoressa Maria Ilenia Crifò Ceraolo sulla storia del culto di san Nicola nelle due Gioiose contribuisce a colmare, sia pur parzialmente, un grave vuoto nella nostra storia locale. Il testo tratteggia la figura di san Nicola, vescovo di Mira, sfumandone i tratti tra protostoria e mitologia, e dicendo di un uomo, poi vescovo, e infine santo, che è una delle figure più amate e trattate dagli agiografi di ogni tempo. Il dato sincretico accarezza il mare, con i suoi mostri e le sue divinità, introducendo il santo alle acque, ai miracoli e, di concerto, alle nostre tradizioni.
La statua del santo protettore dell’odierna Gioiosa Marea venne portata a spalla, per vie tortuose e lunghe, dal sontuoso altare maggiore di una chiesa gloriosa ma diruta all’unico altare di una piccola ma nuova chiesa, da un sito in abbandono ad uno in costruzione. Trionfalmente, in solenne processione, la statua entrò nel nuovo paese, appena squadrato e livellato, in un tripudio di genti diverse in quanto genuinamente di mare o di montagna, benedicendo nuove e vecchie vocazioni e per loro tramite il costituendo spazio urbano. Vero che ne avevano già spezzettato con dovizia il tragitto i vecchi cronisti di storia gioiosana, soprattutto Giuseppe Forzano Natoli nel 1887 e Giovanni Gaetani nel 1929, ma mancava un testo recente, che ne dettagliasse nuove dinamiche e traiettorie ed il loro innesto nella nuova planimetria urbana e nel connesso tessuto socio-economico.
Dato inconfutabile, il culto di san Nicola si lega a Gioiosa Guardia per via di una carestia, presumibilmente del tardo XV secolo o del primo XVI secolo, e di sicuro precedente alla prima di cui si ha contezza nei nostri archivi parrocchiali, ovvero quella del 1591-2, quando Nicola era già protettore di Gioiosa Guardia. La leggenda vuole che san Nicola prendesse il posto di san Giovanni Battista, secondo un modello comune a tante realtà mediterranee, poggiandosi sulla vetusta costumanza di cementare la memoria storico-religiosa sui copiosi miracoli attribuiti al santo e alle sue ‘navi granarie’, laddove Nicola soleva intervenire per salvare le afflitte popolazioni distribuendo danaro e derrate. Nello specifico gioiosano, Nicola è riconosciuto quale benefattore a distanza di qualche anno ed a motivo di un quadro che lo raffigurava e che si dice fosse allora conservato presso la Cattedrale di Bari.

Le varie denominazioni cristiane celebrano san Nicola il 6 dicembre, giorno in cui si dice sia morto. Anche a Gioiosa Guardia la festa si doveva tenere quel giorno. Vero che anche nella nuova Gioiosa Marea si continua a festeggiare il 6 dicembre, ma la festa più importante dedicata a Nicola è l’Ottava di Pasqua, cioè otto giorni dopo la Pasqua, data in cui la sua statua venne, a dire di alcuni cronisti, portata a Gioiosa Marea.

Un giorno non fisso, quindi, che rende esclusivo il caso gioiosano ed il testo di Maria Ilenia Crifò Ceraolo intrigante ancorché attuale.
Nicola è oltretutto santo squisitamente orientale, come lo fu, per molti secoli, per liturgia e gerarchie ecclesiastiche, la Sicilia, specie il versante nord-orientale dell’Isola. La presenza di prelati e fedeli di rito orientale è attestata a Gioiosa Guardia almeno fino al 1537, come si evince dal Sinodo del vescovo di Patti Monsignor Albertin. (Interessante notare come lo stesso Sinodo vieti proprio a Gioiosa Guardia la diffusa pratica del vischicchio o episcopellus, ovvero l’elezione di un seminarista a ‘finto-vescovo’ che avveniva proprio il 6 dicembre.)

Questo libro è quindi puntuale perché di liturgia bizantina la Sicilia sembra rivestirsi a seguito dei nuovi flussi di migranti dai paesi dell’Est Europa. E non è aliena al fenomeno Gioiosa Marea, dove su una popolazione che ad aprile 2012 contava 7521 abitanti ben 121 erano fratelli cristiani migranti di rito orientale.

Prefazione di Marcello Mollica al Libro di Maria Ilenia Crifò Ceraolo, “Il culto di san Nicola a Gioiosa Marea”.

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