Un’imponente “prua di nave” in vetro, alta 18 metri, e’ stata realizzata a Messina nei pressi di Piazza Duomo a completamento della facciata esterna di un edificio civile. Un’opera architettonica interamente frutto dell’inventiva e dell’ingegno ibleo
Messina, 14/12/2012 - E’ alta 18 metri e per la sua realizzazione è stato necessario utilizzare ben 1000 metri quadrati di lastre monolitiche di vetro lavorate opportunamente in forni speciali con temperature che sfiorano gli 800 gradi.
E’ la particolarissima e imponente “prua di nave” interamente in vetro che è stata realizzata a Messina, in corso Cavour, proprio accanto a piazza Duomo, a completamento della facciata esterna di un edificio civile. Un’imponente opera architettonica di raffinata e ricercata foggia, frutto interamente dell’inventiva e dell’ingegno ibleo. Sono stati gli operai specializzati della Gvi Glassworld di Ragusa, su progetto dell’architetto Pietro Giallongo, a lavorare il vetro che ha subito varie fasi passando dal temperato allo stratificato, dopo aver superato il test di rottura HST che permette di controllare le lastre anche in caso di differente escursione termica.
L’idea del progettista ragusano è stata quella di creare una “torre vetrata” che richiamasse l’idea di una prua di nave. Del resto, nell’immaginario collettivo Messina è il punto di approdo e di partenza per i siciliani, il luogo da cui, tramite il mare, ci si collega al resto d’Italia, una città-porto nella quale le imbarcazioni sono una presenza forte, visibili anche dalle strade, per questo la forma della prua di una nave si è rivelata essere la più idonea. La complessità dell’intervento è stata nella scelta dei materiali e della forma, secondo una proposta del progettista condivisa dal committente ovvero vetro con una curvatura contrapposta. Un elemento architettonico assolutamente innovativo che ha previsto l’utilizzo del vetro temperato e stratificato al posto di telai in alluminio inizialmente ipotizzati in un progetto iniziale e che inevitabilmente avrebbero segnato pesantemente la facciata.
“Mantenendo il perimetro ormai realizzato e facendo riferimento alla mia esperienza pregressa nella progettazione di tensostrutture a membrana è nata l’idea di realizzare una facciata che derivasse da una costruzione geometrica simile alle membrane quindi con curvatura contrapposta – spiega l’architetto Giallongo – Un’idea assolutamente stimolante ma al quanto complessa. Mi rendevo conto delle difficoltà ma più ci lavoravo e più mi convincevo che era fattibile, nonostante qualche dubbio. Alla fine è stata la scelta che abbiamo deciso di sviluppare”. Le membrane derivano dalla definizione di una mesh poligonale costruita in modo tale da creare una doppia curvatura.
Da qui il progetto e la successiva realizzazione con la creazione di una struttura portante non invasiva, leggera, con profili esili in modo da ottenere anche dall’interno una visuale ottimale. “Dopo diverse giornate di studi e di prove di calcolo ho tirato fuori una forma antropomorfa, un puntone reticolare, un po’ come fosse uno sterno umano – spiega ancora l’architetto Giallongo - posto sull’asse di simmetria a cui attaccare 6 traverse orizzontali per lato costituite da un profilo ad L anteriore mentre dietro si è scelto un sistema di puntoni messo in tensione da un cavo orizzontale, mentre i carichi verticali sono stati portati da cavi appesi alle travi di sommità”. Per i sistemi di fissaggio e connessione del vetro, sono stati progettati elementi in acciaio inox 316 o acciaio zincato, appositamente realizzati con macchine a controllo numerico.
La vetratura è costituita da due vetri forati nei punti di connessione, temperati e stratificati. Uno dei due vetri è un vetro selettivo di colore verde. “E’ stato un lavoro molto delicato che ci ha impegnati in modo particolare ma che alla fine ci ha dato tante soddisfazioni – spiega Delia Ruggieri della Gvi Glassworld di Ragusa – Era decisamente complesso l’intervento che ci ha richiesto l’architetto Giallongo ma come sempre non ci siamo scoraggiati e assieme ai nostri tecnici specializzati e all’uso di moderne apparecchiature, abbiamo lavorato il vetro secondo i vari differenti e delicati, ma al tempo stesso necessari, procedimenti. Dalle lastre monolitiche vanno create le forme occorrenti, in questo caso dei triangoli da assemblare, per poi passare al processo di tempera ed infine a quello di stratificazione dopo 12 ore in forno a 800 gradi. Per offrire maggiore resistenza e più sicurezza, abbiamo accoppiato due vetri da 10 millimetri ciascuno oltre a realizzare gli accessori per collegare tra loro i vari vetri fino a creare la facciata nella sua interessa. Altrettanto complessa, dopo la produzione del vetro, è stata la fase di installazione che ci ha visti impegnati a Messina con le nostre squadre specializzate e con l’uso di una specifica piattaforma di sollevamento. Alla fine la città siciliana può contare su un’opera architettonica imponente che tra l’altro ben si coniuga alla vicina piazza Duomo, ogni giorno meta di tantissimi turisti”.
Michele Barbagallo
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