Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

MONTE DI PIETA’: DOMANI INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “LEGAMI” DI KATIA LUPO’

Messina, 15 febbraio 2013 - Domani 16 febbraio, alle ore 18, un nuovo appuntamento con l’Arte contemporanea. Le prestigiose sale espositive del Monte di Pietà ospiteranno fino al 3 marzo 2013 la mostra “Legami” dell’artista messinese Katia Lupò”.
La manifestazione è promossa dall’assessorato provinciale alle Politiche culturali e curata da Saverio Pugliatti, consulente per gli eventi culturali del presidente della Provincia regionale. Inaugura l’assessore provinciale alle Politiche culturali, Giuseppe Crisafulli.
Saranno presenti i critici d’arte Luigi Ferlazzo Natoli e Teresa Pugliatti.

“KATIA LUPÒ TRA CAMPI COLORATI E VIBRAZIONI INTERIORI”

Le opere di Katia Lupò al Monte di Pietà suscitano in chi le guarda una doppia riflessione. Naturalmente dico ciò senza alcuna sicurezza di avere inteso correttamente l’intento dell’artista o il messaggio che vuole inviare, ma con la consapevolezza di chi – critico d’arte o non – esprime un giudizio. Né può essere considerata “autentica” l’interpretazione dell’artista/autore, poiché una volta uscita dalla mente, dal cuore e dalle mani del creatore, l’opera vive di luce propria e suscita effetti che possono convergere o divergere tra loro.
Questa premessa, se volete scontata e tante volte sentita, serve anche ad eventualmente giustificare la diversa sensibilità con la quale i curatori della mostra cercano di definire la pittura di Katia Lupò inserendola nel panorama storico-artistico- contemporaneo non solo messinese e italiano, ma anche internazionale.
Ciò detto il back ground della Lupò presenta degli elementi ineccepibili nel passaggio, come lei ammette, dal figurativo iniziale, “ispirato dalle più importanti avanguardie del Novecento” alla pittura informale, sul finire degli anni Ottanta, grazie alla frequentazione della bottega del maestro Enzo Celi. E, come precisa ancora Katia, “inizialmente ho seguito le tracce dell’espressionismo astratto, ma la mia formazione matematica e quindi rigorosa mi ha spinto a portare ordine tra macchie, schizzi e colate”.
Di quanto dice K. si deve tenere conto perché dalle mostre degli inizi degli anni Novanta a quella odierna il percorso artistico emerge con chiarezza. Ho avuto modo di occuparmi di Katia Lupò scrivendo il 28 novembre 2000 per la Gazzetta del Sud “Artisti messinesi conquistano Padova”, tra i quali per l’appunto c’era la nostra Katia.

Bene, allora, non dirò nulla di nuovo osservando che Katia Lupò ha bene appreso la lezione di due grandi maestri come Rothko e Burri (Prima riflessione), ma aggiungendovi le proprie pulsioni interiori e la ricerca di legàmi tra passato e presente (Seconda riflessione) in una proiezione futuribile che ancora non s’intravede se non nella impressione che tra i campi di colore emergono impulsi dell’inconscio, trascritti in linee fluttuanti, ma intersecantesi, come forme di scrittura giapponese, per dirla con Teresa Pugliatti o come, direi io, una sorta di linguaggio crittografico.
Insomma, Katia si muove tra i campi di colore di Rothko e i sacchi di Burri, ma i colori sembrano più caldi e intensi rispetto a quelli di Rothko, mentre le tele grezze emergono talvolta timidamente tra i campi di colore al contrario di quelle di Burri decisamente più aggressive.

(Luigi Ferlazzo Natoli)

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