Ponte sullo Stretto, un’opera che non serve alla Sicilia, non serve alla Calabria, non serve all’Italia

Ponte sullo Stretto. Di Paola (M5S): Il Ministro Salvini restituisca il miliardo e trecento milioni scippati ai siciliani. Siracusano, a Messina in scena i soliti professionisti del ‘no’. Ponte sullo Stretto: Federconsumatori aderisce al corteo nazionale del 29 novembre, contro  un’opera che non serve alla Sicilia, non serve alla Calabria, non serve all’Italia. Messina 29 novembre 2025 - "Oggi sarò in piazza con i cittadini e le associazioni “No Ponte” per dire no al progetto del ponte sullo Stretto. Un’opera costosissima e rischiosa, che mette a repentaglio territorio, ambiente e sicurezza sismica, mentre le risorse potrebbero essere investite in infrastrutture realmente utili per il Sud. La prossima settimana presenterò un’interrogazione parlamentare al Ministro delle Infrastrutture per chiedere chiarimenti su gravi criticità evidenziate dalla Corte dei conti: mancata trasparenza sulle interlocuzioni con la Commissione europea, carenze nelle valutazioni ambientali, violazio...

ROCCAVALDINA ‘IL PAESE DEI RACCONTI’

Il Paese dei racconti, Roccavaldina, Casa Vermiglia 22 febbraio 2013 ore17.30, Incontro con lo storico Salvatore Speziale, introduce
Mauro Geraci

Roccavaldina, 17/02/2013 - Lavoro, fuga, disperazione, integrazione, emarginazione, crisi, futuro: queste ed altre parole sono variamente “coniugate” nel quotidiano discorso sull’emigrazione in Italia. Difficilmente, però, in quello stesso discorso si fa rientrare la dimensione del passato, del vissuto storico del nostro paese, delle nostre migrazioni, al di là di un generico e nostalgico riferimento all’emigrazione italiana in Europa, in America, in Australia, evitando così comparazioni fin troppo facili che comprometterebbero le posizioni politiche di molti in tema di migrazione.

Oggetto di una vera e propria rimozione dalla memoria e dalla coscienza collettiva, l’emigrazione italiana in Africa settentrionale dal XVIII al XX secolo - da non confondere con la colonizzazione della Libia – diventa, nel lavoro di ricerca di Salvatore Speziale, occasione impareggiabile per un gioco di specchi a volte sorprendente a volte sconcertante tra passato e futuro, tra le migrazioni dall’Italia di ieri e le migrazioni verso l’Italia di oggi.
Incrociando documentazioni manoscritte assolutamente inedite, raccolte presso vari archivi storici d’Europa e d’Africa, e testimonianze orali, registrate tra le ultime generazioni di italiani che ancora oggi vivono sull’altra sponda del Mediterraneo, Salvatore Speziale intende tracciare itinerari di vita individuale densi di straordinaria carica emotiva e al tempo stesso itinerari collettivi di notevole interesse.
Centinaia di migliaia di italiani, fianco a fianco di maltesi, spagnoli, greci e francesi, si sono riversati sull’altra riva del Mediterraneo fin dall’inizio dell’Età moderna ma soprattutto a cavallo tra XIX e XX secolo, alla ricerca di un’“America” a portata di mano, un’“America” più simile al proprio territorio di appartenenza, una terra dove si sapeva di essere “benvenuti” senza problemi di fede, di razza e di lingua. Un “paradiso” o una via di fuga disperata in quel “nord” del continente africano, che sicuramente offriva chances migliori rispetto al nostro “sud” europeo e dal quale si pensava di poter andare via più facilmente.
Per fuggire la miseria cronica delle nostre terre, per evitare la persecuzione politica, per non sottostare alla minaccia mafiosa, per creare una nuova vita, un nuovo futuro, con fiducia…. decine di migliaia di contadini siciliani, di minatori sardi, di pescatori campani e pugliesi, di commercianti piemontesi… si sono riversati sull’altra sponda con mezzi più o meno di fortuna. Insieme a loro profughi politici, renitenti alla leva, avventurieri senza scrupoli, oppressi dai mafiosi e mafiosi stessi, hanno dato vita a tante piccole “Sicilie”, piccole “Calabrie”, piccole “Napoli”, oasi di italianità, ma anche luoghi di relazioni sociali strette e continue con la popolazione locale e con le altre comunità immigrate.

Un “laboratorio di integrazione” di straordinaria portata in una terra, che con inimmaginabile sofferenza in tanti saranno costretti ad abbandonare, lasciando a pochi il carico della testimonianza in loco: sono gli italiani di Tunisi, di Algeri, di Tripoli, di Alessandria, di Tangeri e di mille altri luoghi dell’Africa settentrionale che con orgoglio e nostalgia si prestano a dare voce alla loro storia.

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