Primo Maggio a Portella della Ginestra: “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”

Primo Maggio a Portella della Ginestra, Antoci (M5S): “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”,  Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole” alle elezioni europee, a margine del corteo in memoria della strage di Portella della Ginestra a cui a partecipato col Presidente Giuseppe Conte.  Portella   della   Ginestra : Di Paola (M5S): Governo Meloni smembra Stato Sociale.  Il coordinatore regionale Cinquestelle: “Nostre battaglie tutto l’anno per maggiori tutele per i cittadini”. PORTELLA DELLA GINESTRA, 1 mag 2024 -  “Oggi con Giuseppe Conte abbiamo ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta l'1 Maggio 1947. Un’occasione importante per ribadire l’importanza del diritto al lavoro come strumento di giustizia sociale e di lotta alla mafia. Il sud continua ad avere il più alto tasso di disoccupazione in Italia; tasso ancora più elevato tra le donne. E proprio nel disagio si insinua la criminalità organizzata. C’è fame di lavoro, di di

TEATRO V. EMANUELE MESSINA, LE RIFLESSIONI DEL SEGRETARIO CGIL TONINO GENOVESE

Entità del contributo regionale, tabelle di equiparazione e pianta organica dipendenti, stabilizzazione degli orchestrali e delle maestranze esterne, programmazione delle attività. Sono tutte problematiche, complesse, che si sono e si stanno sviluppando attorno alla vertenza dell’ “Ente Teatro di Messina” e che impongono, a tutte le parti in campo, un’opportuna riflessione per meglio comprendere ed individuare la priorità delle azioni da porre in essere

Messina, 13 aprile 2013 - Il primo dei problemi da risolvere è quello sulla congruità del contributo che sarà destinato dalla Regione siciliana al “Teatro di Messina”. L’A.R.S., proprio in questi giorni, ha avviato il dibattito sul bilancio 2013 che dovrà essere approvato entro il prossimo 30 aprile. Se, malauguratamente, come previsto dal Governo regionale, dovesse venire confermata l’entità dello stanziamento in poco più di 4 milioni di euro, che fine farebbe l’E.A.R. Teatro d Messina? E il Teatro Vittorio Emanuele diverrebbe un mero contenitore? Domande logiche in questo particolare momento. Ci restano venti giorni al 30 aprile, durante i quali dobbiamo tutti insieme, dagli operatori culturali alle rappresentanze politiche, dai sindacati dei lavoratori ai dipendenti del teatro, le maestranze esterne, i professori d’orchestra, gli artisti, i componenti del Consiglio d’Amministrazione dell’Ente e, perché no, anche i cittadini, chiedere all’A.R.S. il ripristino della misura dello stanziamento da parte della Regione.

Non si tratta soltanto di difendere il lavoro dei dipendenti dell’Ente, di quello delle maestranze stagionali o dei professori d’orchestra o degli artisti e operatori a vario titolo coinvolti nelle produzioni del teatro. Oggi è in ballo la vita e il futuro del Teatro a Messina. Per questo, la misura del contributo regionale risulta essenziale. Bisogna che tutti, all’unisono, per il raggiungimento di questo fondamentale obiettivo, invochino la straordinaria storia del nostro Teatro, sorto per primo in Sicilia nell’ottocento, che dalla sua riapertura (1985) si è reso protagonista di un vero piccolo miracolo, distinguendosi rispetto agli altri teatri dell’isola per la grande capacità di proposta culturale e per l’uso delle risorse finanziarie, da sempre ben più limitate rispetto ai teatri di Palermo e Catania.

Se la cultura a Messina, negli ultimi vent’anni, è stata sempre viva è stato possibile soprattutto per la mole di attività posta in essere dall’Ente Teatro, grazie alle pregevoli produzioni realizzate, sia di prosa che di lirica, che hanno visto la presenza di registi, attori, direttori d’orchestra, cantanti di assoluto rilievo e alla qualità degli spettacoli proposti dai diversi cartelloni – sia del Teatro Vittorio Emanuele che della Sala Laudamo - con il passaggio in città delle migliori compagnie teatrali italiane.
Ma il “Teatro di Messina” ha saputo anche distinguersi per le tante iniziative culturali, mostre ed eventi proposte all’interno del foyer e delle altre sale del teatro, assolvendo a compiti non strettamente istituzionali. Come non citare l’attività riservata ai bambini con le “fiabe” proposte il sabato pomeriggio al quarto piano del teatro o, ancora, il laboratorio per la formazione di giovani attori o i tirocini formativi per studenti universitari, oppure ancora l’attività teatrale realizzata nei quartieri periferici della città. Attività non propagandate adeguatamente ma di forte impatto sociale.

Il nostro Teatro è riuscito anche nell’intento di formare un’orchestra e di far crescere professionalmente artisti e maestranze tecniche qualificate che, a vario titolo, hanno saputo cimentarsi con le loro capacità e scommettendo il proprio futuro sul teatro e adesso rappresentano un importante patrimonio da non disperdere. E’ stato creato un laboratorio scenotecnico e la sartoria teatrale, capaci di realizzazioni di scene e costumi di altissimo pregio, che adesso sono un fiore all’occhiello delle produzioni dell’Ente teatrale messinese.

Il delicato momento vissuto dall’Ente Autonomo Regionale “Teatro di Messina”, per tutte le considerazioni esposte, obbliga la classe politica a una maggior senso di responsabilità. L’Assemblea Regionale Siciliana deve riconoscere la diversità del caso Messina e per questo prevedere un diverso trattamento rispetto agli altri teatri dell’Isola.
Chi governa deve far chiaramente comprendere quale destino intende dare al Teatro nella città di Messina, deve far conoscere cosa vuol realizzare nei confronti dei professori d’orchestra, delle maestranze tecniche stagionali, degli stessi dipendenti dell’Ente. Tutto questo passa certamente dalla misura dello stanziamento che verrà determinato nel prossimo bilancio 2013 della Regione.
La classe politica messinese da un anno ha saputo soltanto giocare sulle sorti del nostro Teatro con beghe di basso profilo, per lo più a scopi elettorali, che vedono oggi sconfitta l’intera città. Chiediamo ai politici messinesi di fornire una prova d’orgoglio e pretendere l’adeguamento dello stanziamento nel bilancio regionale, evitando la chiusura del Teatro sotto il peso di tagli dei fondi economici e di costi di gestione eccessivi.

Anche il Comune di Messina deve prendere posizione in questa vicenda. Il momento di riflessione è utile per ricordare che lo stabile del Teatro Vittorio Emanuele è di proprietà comunale e che ancora a oggi, pur se diversi interventi di manutenzione straordinaria sono stati realizzati dall’Ente, la struttura risulta avere problemi di agibilità. Non possiamo paventare la chiusura del Teatro anche per queste ragioni. A meno che già ci sia qualcuno pronto a gestire la struttura. Ma come? E chi?
La cultura, in una società moderna, svolge un ruolo non delegabile e quindi, nonostante le ben note difficoltà economiche di bilancio, dobbiamo avviare una riflessione sul ruolo e sulle responsabilità delle Istituzioni nel valorizzare l’offerta culturale del nostro territorio. Un’offerta rivolta ai giovani, agli anziani, alle famiglie, capace di realizzare una crescita culturale individuale e collettiva e, al contempo, di razionalizzare le logiche d’indirizzo e d’investimento nel campo del teatro, della musica, della danza, dell’innovazione e della contemporaneità per promuovere e dare spazio a energie locali con l’obiettivo di rendere interessante e stimolare la nostra realtà culturale.

Apparteniamo a una generazione di messinesi che ha sentito raccontare dai propri cari la chiusura dei più importanti spazi culturali cittadini, non possiamo anche noi trovarci a raccontare ai nostri figli o nipoti i fasti del rinato Teatro Vittorio Emanuele che poi venne chiuso. Dobbiamo, quindi, essere protagonisti della nostra storia e saper gestire il futuro di Messina e del nostro Teatro per consegnarlo alle nuove generazioni.
A tutti i diversi protagonisti spetta il compito di elaborare un progetto unitario che faccia a Messina ritornare il Teatro al centro della vita culturale cittadina, quale segno d’identità, di aggregazione sociale e di rinascita. Perché siamo convinti che bisogna dare valore al Teatro e alla cultura. Insieme di può.


IL SEGRETARIO GENERALE
TONINO GENOVESE

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