A Palermo il 'cane di bancata', o più di spregiativamente ‘canazzo di bancata’, è metaforicamente appartenete alla razza umana rabndgia, reietta. A Messina è stato avviato dal Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina un progetto di recupero di una antichissima popolazione canina: il “cane Pecoraio Siciliano” o “Cane di Mannara”
Messina, 13/05/2013 - In realtà si disquisisce, non inutilmente, sulle reali prerogative e qualità dei ‘cani di bancata’: “…i cani di bancata sono in giacca e cravatta, e siedono indovina dove?”. “ Cagnoli e canazzi di bancata occupano le sedie "vascie", in quelle "alte" ci siedono gli addestratori”.
“I cagnoli, i cuccioli di cane ma anche di uomo, sono destinati a restare sempre piccoli. Potranno sembrare potentissimi, specialmente quando qualcuno se li compra per intimidire e riscuotere pizzi vari, per prendersi la borsa, la vita o entrambe le cose. Proprio quando sembreranno terribili saranno più piccoli. Anche i canazzi di bancata, randagi che sperano nel buon cuore dei macellai dietro alle bancarelle, non potranno cambiare nulla delle loro vite: potranno solo ricevere frattaglie o qualche osso”. Così si legge sul blog di Gianni Allegra.
Nella realtà invece è addirittura l’Università di Messina a condurre uno studio vero e proprio su doi un’altra razza canina: il cane di mannara (di mandria). Ed è roba scientifica.
Da qualche anno – infatti - è stato avviato dall’Unità di Produzione Animale del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina un progetto di recupero di una antichissima popolazione canina autoctona siciliana in via di estinzione, dal nome “cane Pecoraio Siciliano” o “Cane di Mannara”.
Il progetto, che gode del patrocinio dell’Associazione Italiana Razze Autoctone a Rischio di Estinzione, delle Università di Palermo e Napoli e della Virbac Salute Animale, coordinato dal dott. Luigi Liotta, con la collaborazione di altri docenti del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche Chimiche e Farmaceutiche dell’Università di Palermo e dell’Associazione Samannara, di recente ha ottenuto alcuni importanti risultati che hanno consentito di definire uno standard provvisorio da presentare all’Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), struttura preposta al riconoscimento etnico tramite l’apertura di un apposito “Registro Anagrafico” (Registro Supplementare Aperto).
La popolazione canina “Cane di Mannara” oggi conta circa 90 esemplari adulti, quindi è identificabile come critica in base alle categorie di rischio Fao. Questi primi risultati saranno presentati in anteprima martedì 14 maggio 2013, nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Veterinarie (Polo Universitario Annunziata) e costituiranno un importante contributo per il recupero di questa popolazione canina di grande valore storico, culturale e scientifico.
Il convegno avrà inizio alle 16 con gli interventi del prof. A. Panebianco, Direttore del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina, del prof. N. Iannelli, Rappresentante Ente Nazionale Cinofilia Italiana, del prof. L. Guiodobono Cavalchini, Presidente Commissione Tecnico Centrale Enci. Modererà i lavori il prof. A. Zumbo, associato di Zootecnica Sperimentale dell’Università di Messina. A seguire, gli interventi di altri qualificati docenti delle Università di Messina, Palermo, Napoli e di esperti giudici internazionali di esposizione canina.
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