Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica

Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica 25/04/2024 - La «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica ricorda la liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Una data importante per adulti e bambini, da non dimenticare per dire 'no' ai totalitarismi e a tutte le guerre. Sempre e in  ogni luogo, «meglio fiori che armi». «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica

CARO LETTA, IL SUO GOVERNO DI SERVIZIO MI HA FATTO PENSARE A GIORGIO LA PIRA

02/05/2013 - Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri, la crescente disaffezione per la politica che oggi si avverte specialmente tra i giovani è un sintomo e anche una causa della profonda crisi economica, strutturale ed etica che soffre il nostro Paese.

È la malaugurata abitudine di tanti politici di ogni schieramento e ideologia di mescolare “affari e politica”, che ha fatto crescere il disagio della gente, aumentare la diffidenza dei cittadini nei confronti delle istituzioni che potrebbe mettere a rischio anche lo stesso concetto di democrazia partecipativa.

In questo clima di sofferenza sociale sentirLe proclamare che il suo dovrà essere un “Governo di servizio”, mi ha fatto subito pensare a quella politica sognata e testimoniata da Giorgio La Pira, la politica come servizio alla speranza individuale e collettiva, come passione civile, come fiducia nella capacità di “proporzionare le mura della città terrena a quelle della Gerusalemme celeste” comunque quest’opera si voglia interpretare con occhio laico.

Sappiamo come la politica mette le persone a contatto con grandi risorse che “fanno gola” a chi è privo di un fondamento etico specialmente alle persone istituzionalmente tenute a gestire la cosa pubblica.
Ecco perché oggi più che mai, si sente il bisogno di una politica intesa come servizio e, quindi, della gestione del potere come funzione razionale comunitaria e non come appannaggio personale di cui approfittare per i propri interessi particolari senza etica né trasparenza e moralità.

Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri,
vorremmo sperare che l’impegno a gestire un Governo di servizio non sia una pia esortazione consolatoria dell’angoscia che ci tormenta ma l’inizio di un profondo cambiamento che vede la politica come vocazione e non come un’attività orientata all’acquisizione di privilegi.
Vorremmo che questo impegno di solidarietà, al servizio degli altri, concreto e non semplicemente ideologico, sia l’aspetto incontrovertibile da cui il suo Governo dovrebbe partire.
Si tratta di intendere la politica nel senso più alto e nobile del termine, della sua necessità, delle sue esigenze etiche, delle sue finalità.
Un “Governo di servizio” non può essere, perciò, frutto di un semplice inciucio, di ricerca di facili consensi o di altre amenità finalizzate a salvare le poltrone e non a rianimare il nostro Paese, a dare speranza e a rilanciare lo sviluppo.
A Lei, mi si permetta una traslazione, che come Presidente deve essere “servus servorum populi”, spetta il grave compito di dare un’anima alla politica con collaboratori di robusta tempra morale e una capacità specifica per affrontare e risolvere i tanti problemi che ci affliggono.

Sig. Presidente del Consiglio,
i Saggi parlando d’istruzione hanno scritto: “Per assicurare nel medio termine una crescita economica in grado di riassorbire la disoccupazione e la sottoccupazione di cui è afflitto il nostro Paese, occorre migliorare le performance dei sistemi d’istruzione e formazione”. “D’altra parte la formazione s’interseca strettamente con ricerca, innovazione e sviluppo: di conseguenza, la sua efficienza dipende dalla rapida connessione di tutti questi elementi e, dunque, dalla capacità del nostro Paese di rendere quanto più “corta” possibile questa filiera”.

Poche parole ma efficaci per affermare come la crescita democratica ed economica di un Paese trovi le sue radici nei sistemi formativi e nei suoi protagonisti chiamati istituzionalmente a coltivarli e sostenerli.
Non permetta,perciò, che le riflessioni dei Saggi passino agli archivi delle buone intenzioni e metta al centro della Sua agenda il nostro sistema d’istruzione con la piena convinzione che l’istruzione, a tutti i livelli, non è un costo, ma un investimento perché senza educazione non ci può essere sviluppo e futuro per il nostro Paese.
Senza questa Sua convinzione operativa sarà impossibile ridare speranza e prospettare un futuro migliore al nostro Paese.
Buon lavoro, Sig. Presidente e auguri Italia.

Giuseppe Luca
Direttore Responsabile della “Letterina” ASASI

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