Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

MESSINA. POLO LATERIZI: LA FILLEA CGIL LANCIA L’ALLARME

Oriti, Fillea Me : “Da più di 800 a 250 addetti, tutti in Cig. E le istituzioni frenano le opportunità”
Messina, 20 giu ’13 – La Fillea Cgil di Messina torna a lanciare l’allarme per il settore dei laterizi, fino a dieci anni fa punto forte dell’economia provinciale, soprattutto nella zona tirrenica di Rometta, Valdina, Pace del Mela e oggi decimato dalla crisi e dalle pastoie burocratiche.
“Fino a dieci anni fa quello dei laterizi della provincia di Messina era un settore con numeri da primato che garantivano lavoro e sostegno all’economia provinciale. Oggi – spiega Biagio Oriti, segretario generale della Fillea Cgil di Messina-, è un settore decimato, con poche aziende superstiti, i lavoratori in cassa integrazione e una serie di difficoltà aggiuntive determinate dalla burocrazia, dalla mancanza di attenzione al settore da parte delle istituzioni competenti”.

Nel 1991 le aziende operanti nel settore dei laterizi nella zona tirrenica della provincia di Messina erano 45 aziende e oltre 800 addetti contro un totale complessivo di 91 aziende e mille addetti in tutta la Sicilia. Dieci anni dopo le aziende attive sono diventate 33 e gli addetti 450. Nel 2012 ulteriore caduta con solo 7 aziende sopravvissute e 250 addetti, tutti in cassa integrazione.

“Alla crisi del settore delle costruzioni si è si è unito il blocco delle attività estrattive che ha diverse concause, prima tra tutte l’errata stesura del nuovo piano cave che di fatto ha escluso anche le cave già esistenti e autorizzate”.

La Fillea chiede che ad occuparsi del settore cave siano dirigenti preparati e adeguatamente formati sul tema, che le istituzioni siano sensibili a questo problema e soprattutto che diano risposte che consentano alle aziende ancora attive di reagire alla crisi.

“Il paradosso – osserva Oriti- è che in questo momento a causa della crisi la maggiora parte degli stabilimenti sull’isola sono fermi e che quelli della nostra provincia non possono produrre e quindi far fuoriuscire dalla cassa integrazione il personale, perché è loro inibito dalla nuova normativa l’accesso alle cave di argilla”.

Ad oggi nella provincia di Messina sono ben 9 i progetti di recupero ambientale di vecchie cave o di apertura di nuove cave che aspettano di essere vistati. “Ognuno di questi progetti significa lavoro per decine e decine di persone e il riattivarsi di una fetta non marginale di attività economiche. Perdere per pastoie burocratiche e per le lungaggini dei procedimenti questa opportunità significa non comprendere la gravità dell’assenza di lavoro in questo momento nel nostro territorio. Per questo- conclude Oriti-, sollecitiamo l’assessore regionale al territorio Lo Bello a dare una risposta celere su questo tema”.

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