1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

IL “CANTICO DELLE GENTI ALLA MADRE DI DIO” DI ANTONINO MARINO PUBBLICATO DA CALABRIA EDITORE

Patti, 23/08/2013 - È stato pubblicato dalla casa editrice pattese “Nicola Calabria Editore” il volume “Cantico delle genti alla Madre di Dio” di Antonino Marino prete siciliani in sevizio presso il Vicariato di Roma nell’Ufficio per la Vita consacrata.
Il testo raccoglie in 58 lingue moderne, un canto di lode alla Madre di Dio, come piccolo nuovo Akàthistos, consacrato a Colei che, prefigurata nel roveto ardente, fu irradiata dal fuoco dell’Onnipotente, e rimase Vergine
intatta nel concepire come una nuova Torre d’avorio, incrollabile, che riunifica tutti i linguaggi e le parole dei figli di Dio, dispersi, e li richiama a tornare alla Verità dell’Evangelo eterno, attraverso l’umiltà della natura umana del Cristo, Verbo eterno del Padre, da Lei generato. Lo Spirito Santo attraverso la preghiera concorde della Chiesa nascente, con Maria, la Madre di Gesù scende copioso a Pentecoste sotto forma di lingue di fuoco sopra gli Apostoli, rendendoli così capaci di esprimersi, e di essere compresi da tutti coloro che sono da Dio chiamati alla ricomposizione della famiglia umana.
La prefazione del testo è curata da Mons. Giovanni Tonucci, Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio per il Santuario Lauretano.
Il libro sarà presentato in Vaticano nel prossimo autunno.

L’autore è sacerdote dal 1977. Ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico Orientale presso il Pontificio Istituto Orientale nel 1892 discutendo la tesi dal titolo Storia della legislazione sul culto delle immagini dall’inizio fino al trionfo dell’ortodossia (814) pubblicata il 29 maggio 1991.
Ha redatto due articoli sul tema dell’Eucarestia, per la Rivista Liturgica del Vicariato di Roma, “Culmine e Fonte”, nell’Anno Santo 2000. Ha contribuito alla composizione del testo “Roma Eucaristica” (Vivere In, Bari 2000), edito nell’Anno Santo 2000 con il patrocinio del Comitato Organizzatore del Vicariato di Roma, per il 47 Congresso Eucaristico Internazionale, con l’articolo “Liturgia bizantina a Roma”.
Nel 2001 ha pubblicato il Salterio con gli Apostoli (Udine 2001) manuale di preghiere litanico-biografiche sui santi del Nuovo Testamento.
Ha curato una riedizione della vita di San Giuda Taddeo, per conto della Cittadella Ecumenica Taddeide di Riano Flaminio (2001). È in preparazione un’ampia raccolta di preghiere litanico-biografiche di numerosi santi canonizzati.

Nicola Calabria
...............

La festa di san Teodoro martire
a Sorrentini

Introduzione

Il culto dei santi in passato è stato uno dei mezzi attraverso cui è passato e si è tramandato il tesoro della fede. Del culto dei santi bisogna tenere presente tre elementi:
a) presentare alla gente il vero culto dei santi, la loro popolarità nasce soprattutto dalla gente e a volte e nascosta da un velo di oscurità, sicché è necessario aiutare i fedeli a saper cogliere i momenti salienti della vita che ha fatto del cristiano un “santo” non dimenticando che deve essere Gesù il punto di riferimento.
b) Imitare il loro esempio. È necessario far notare come la loro vita e vicina a quella di ciascuno di noi che si sono fatti plasmare dall’amore di Dio cogliendo il significato della loro missione facendosi paladini della fede. Il loro esempio ci deve aiutare a capire che anche ciascuno di noi è chiamato alla santità, ma spetta a noi dire “sì” al Signore, aprendo gli occhi, ascoltando ciò che vuole da ognuno di noi.
c) L’intercessione. Occorre stare attenti a non cadere nell’eccesso né a un certo misconoscimento del mistero dell’incarnazione, il ricorso ai santi deve essere subordinato al ricorso a Dio, il santo allora diviene il nostro avvocato presso Dio che concede i miracoli e le grazie. Da ciò dipende anche il fatto che spesso si adornano di fiori le statue, fatto legittimo, come anche quello di accendere cere e lampade, ma nessuno deve dimenticarci di Gesù Eucarestia posto nel Tabernacolo, spesso poco curato e a volte neppure adornato di fiori.
Concludendo possiamo dire che la venerazione di Maria e dei Santi testimoniano la storia della salvezza, ogni atto di devozione tende a Cristo e quindi a Dio: “il culto dei santi e in particolare lo svolgimento delle feste religiose devono evidenziare sempre i momenti della storia della salvezza e assumere un contenuto liturgico pastorale” . Il loro esempio sia allora per tutti un sostegno per la nostra via affinché anche noi come loro possiamo essere testimoni veri di fede e intraprendere la strada della santità.

Il significato della festa religiosa

La festa religiosa è un atto celebrativo che rivela un popolo, un’epoca, una cultura di fede. “Le feste dei santi” dice il Concilio Vaticano II “proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempio da imitare” .
Le feste religiose quindi “esprimono la fede antica radicata nelle nostre popolazioni sono incontri di preghiera e di ascolto della Parola di Dio, sono occasioni per rinsaldare i vincoli propri del popolo di Dio che vive nella storia. Per questo le feste sono celebrazioni solenne della fraternità dei figli di Dio e servono come presentazione della chiesa di Dio, che fa fiorire la santità e la comunione fraterna in un mondo segnato dal peccato, dall’odio, e dalla divisione” .
La festa allora non deve essere solo svago, euforia, evasione, perché essa “è manifestazione di un linguaggio dello spirito; anzi di un silenzio interiore che è capacità di ascolto e di accoglienza. Per questo non è sinonimo di rumore, di confusione. Infatti, come folla non significa comunione, così frastuono non indica linguaggio. Nelle nostre feste spesso certe “caricature” espressive sono indice di carenze spirituali, culturali. Le nostre luminarie e, non di rado rivelano il buio dell’anima; il frastuono delle batterie e dei sax, nelle piazze , inespressività del cuore; ed anche certe processioni, carenze di itinerari vitali. Da questi rilievi discende un grave dovere. Non può né deve esserci festa senza ascolto della Parola per una vera ricarica interiore. La festa nasce “dentro” dalla “Libertà” della Parola; ma, in occasione delle feste, deve imbandirne un banchetti copioso ed eccezionale” .

Il significato della processione

Dal punto di vista pastorale la processione rappresenta una prestigiosa e provvidenziale “superficie di contatto” che la Chiesa ha con il popolo questo tuttavia non significa accettazione indiscriminata di tutto quello che ha tramandato il passato. Se i gesti, i simboli, i segni della festa espressi dalla processione non sono più inseriti nella cultura dal popolo che li esprime si decade nel ritualismo e nella magia. Le processioni sono pubblica manifestazione di fede e devono mantenere il clima di preghiera, devono offrire la possibilità dell’ascolto della Parola di Dio, che invita tutti a vivere nel suo Regno e devono portare il segno della carità. Poiché il santo viene portato fuori della chiesa non per benedire tutte le strade e quartieri, ma perché si celebri esternamente e comunitariamente la fede del popolo, gli itinerari delle processioni devono essere sufficientemente studiati. Le offerte procedono da un impegno personale e sono sempre un segno di un rapporto interiore che ci lega al Signore e frutto di privazioni. Sacre alle origini, devono restare tali nella finalità; devono avere come destinazione o il culto o i poveri, cioè il decoro della Chiesa e i bisogni dei fratelli. Gli ornamenti in oro non giovano ai Santi; quindi “meno gioielli alle immagini sacre, più oro per i fratelli affamati, nei quali è Cristo che vive e che soffre”. Tutto ciò che è contrario al Vangelo se inserito in una festa cristiana costituisce Alienazione, una Contraddizione, un Inquinamento. Una alienazione: perché è tentativo di allontanare i cristiani dal Signore Gesù e dal suo Vangelo verso la prassi dell’egoismo. Una contraddizione perché si vuole contrastare la vita dei Santi, segnata dalla prassi evangelica, con atteggiamenti di segno apostolico. Un inquinamento per la purezza del messaggio cristiano” .
La festa dei santi è quindi una preziosa occasione per dare gloria a Dio, per proclamare il Signore Gesù Risorto, Redentore degli uomini, per testimoniare la propria scelta di vivere nella chiesa, Suo Corpo Mistico, per ricordare a tutti la chiamata alla santità, per gustare la Redenzione del Signore nella Grazia, nella festa e nella fraternità. “Festa allora è letizia volontà di stare insieme, gioia di parlarsi e di prolungare l’incontro, è convivialità, è condivisione è riposo, è anche senso di divertimento. Tutto ciò è autentico quando si radica nella gioia cristiana, nessuna festa è vera se non si esprime nella letizia che viene dalla comunione con Dio, che sorregge la comunità ecclesiale, che è segno di speranza da dare al mondo” .




Commenti