Scorie nucleari: anche a Trapani il NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi

Manifestazione NO deposito scorie. Ciminnisi (M5S): "Auspichiamo presa di posizione di maggioranza e Governo di centrodestra".  La deputata ARS Cinqustelle Cristina Ciminnisi presente, unitamente alla coordinatrice Territoriale del M5S Francesca Trapani, alla manifestazione contro le scorie nucleari avvenuta a Trapani. Trapani, 2 maggio 2024  – "Come abbiamo già fatto a Segesta, anche a Trapani, oggi abbiamo manifestato il nostro NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi nei nostri territori. Come MoVimento 5 Stelle Sicilia, lavoreremo perché l’ARS approvi la mozione affinché Trapani e Calatafimi non diventino la pattumiera d’Italia. Ci preoccupa il fatto che non abbiamo ancora ascoltato un NO altrettanto deciso da parte della maggioranza di centrodestra, né da parte del Governo Regionale. Al contrario, sembrano giungere da autorevoli rappresentanti del territorio preoccupanti voci di 'disponibilità a valutare' le 'opportunità economiche'.

IL PROCESSO A SILVIO BERLUSCONI E L’INSEGNAMENTO DI SANDRO PERTINI

Roma, 27/08/2013 - La UILS chiede alla politica e al Presidente della Repubblica, garante della legalità costituzionale: la Cassazione, confermando la condanna a quattro anni a Silvio Berlusconi, già comminata dalla Corte d’ Appello di Milano, ha compiuto un atto che era legittimata a fare costituzionalmente? O avrebbe dovuto dichiararsi incompetente? Sulla stampa si legge quotidianamente che le opposizioni, nonché molti parlamentari del PD, ribadiscono che le sentenze vanno rispettate da tutti.
Non è una novità , e non vi é dubbio che sia così, (lo stabilisce la Costituzione), ma solo se le stesse sono conformi ad essa. E in questa circostanza, per la UILS, sembra di no! Il potere giudiziario è andato oltre le sue prerogative.

L’art.101 cost. afferma infatti: “la giustizia è amministrata in nome del popolo“; il che significa che anche il potere giudiziario, come tutti i poteri, è espressione esclusiva della sovranità che appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti costituzionali, (secondo comma art 1 cost.). Questo non significa che i giudici, che pronunciano le sentenze “in nome del popolo italiano”, siano chiamati, nel giudicare, a compiere la volontà che il popolo avrebbe espresso.

Essi, al contrario, come stabilisce lo stesso art.101, ”sono soggetti soltanto alla legge”, cioè devono applicare le disposizioni normative, emanate dal Parlamento.
Quindi la legge, una volta adottata, come sta scritto nelle aule di giustizia, è “uguale per tutti” purché, come già detto, vengano rispettate le procedure essenziali, formali e costituzionali; in caso contrario, ogni decisione è nulla, in quanto la Costituzione detta precise regole e norme inviolabili. In una società democratica dovrebbe essere così. Anche se ciascun giudice interpreta e applica la legge secondo scienza e coscienza, senza essere soggetto in ciò a nessun’
altra autorità.

I parlamentari, infatti, sono i legittimi esclusivi titolari della rappresentanza della Nazione e, prima del rispetto delle sentenze, c’è il rispetto del popolo che per volontà costituzionale è sovrano e al di sopra di ogni altro potere istituzionale. Compreso il Presidente della Repubblica, che ricopre la più alta carica dello Stato e che ha prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione, proprio dinanzi ai rappresentanti della Nazione a Camere riunite. La Carta Costituzionale, unanimemente voluta dai Padri costituenti, assegna al Presidente della Repubblica un prestigioso ruolo e cioè “magistrato di persuasione e di influenza”. (Magistrato, non nel senso di appartenente alla magistratura, ma come alta e prestigiosa carica istituzionale).

Cosa hanno voluto significare con tale citazione? A nostro modo di pensare, i Costituenti, usando questa nobile espressione, intendevano dire che il ruolo del Presidente è quello di essere superpartes e che, con la sua autorevolezza morale, la sua capacità di collocarsi al di sopra della contrapposizione fra maggioranza e opposizione, doveva rimanere su un terreno neutro, dunque schiettamente costituzionale, in modo che, nelle vicende spesso turbolente della vita politica, come quelle attuali, un suo autorevole intervento, fortemente istituzionale, avrebbe di certo avuto un effetto di salvaguardia dei valori essenziali della convivenza politica e della collaborazione tra poteri.

Adottare la diligenza di un umile buon padre di famiglia, che indica le regole di indirizzo e di rispetto per far progredire concretamente il bene comune. L’invito a seguire il generoso esempio va indirizzato ai parlamentari, che devono tenere alti l’orgoglio e il prestigio della Nazione, che attualmente mancano. Usare “ buon senso e arguta saggezza politica”, in modo di assicurare ai cittadini sicurezza economica, serenità di vita famigliare e prospettive concrete di un lavoro sicuro.
Questi sono stati i motivi cardine che spinsero i Costituenti a mettere da parte le loro diversità politiche, facendo prevalere umilmente il nesso tra responsabilità e ragionevolezza, che li portò a trovare un’intesa unitaria, frutto di un lungo travaglio politico, fondamentale, però, per realizzare la nascita della Repubblica.

Queste considerazione devono far riflettere profondamente tutto il mondo politico del Paese. La lotta politica per via giudiziaria significa alimentare la povertà e rappresenta un limite intellettuale della politica. Questo non è democraticamente accettabile perché produrrebbe solo amarezze, disordine sociale, contrasti e irritazione tra i cittadini. Da ciò potrebbero nascere conseguenze sgradevoli e deleterie, e trascinare la società alla povertà generalizzata.

I Padri costituenti percepirono in tempo il pericolo di un possibile disordine e, per scongiurarlo, fecero un passo indietro. Quell’ accordo evitò al Paese un possibile dramma di rivolta sociale.
La UILS auspica che alla fine prevarrà il buon senso di responsabilità politica come avvenne con i Costituenti. Il 9 di settembre e stata fissata la riunione della Commissione del Senato che dovrà pronunciarsi sulla decadenza del mandato parlamentare del senatore Silvio Berlusconi.

L’ art. 67 della Costituzione dispone che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione (si badi bene, dice la Nazione, non il popolo) ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato”. Cosa vuole significare “senza vincolo di mandato”? L’indicazione è chiara: “i singoli deputati e senatori devono espletare liberamente il loro mandato secondo scienza e coscienza”.
Per questo la UILS è del parere, e fortemente convinta, che la legittimazione sulla decadenza di un rappresentante del popolo spetta solo ai rappresentanti della Nazione, senatori e deputati, riuniti collegialmente.

Essi dovranno decidere se devono o no fare decadere Silvio Berlusconi dalle sue funzioni istituzionali. Disattendere a tale obbligo costituzionale, significherebbe aver violato consapevolmente il ruolo assegnatogli dalla Costituzione. I Padri costituenti, con lungimiranza, hanno inserito, nel dettato costituzionale, la garanzia di tutela per i parlamentari, affinché potessero esercitare liberamente le loro funzioni ed evitare che potessero incappare in controversie istituzionali tra poteri dello Stato e magari poi essere perseguiti per rivalsa o vendetta personale, che nulla hanno a che vedere con gli interessi del Paese.

In questa circostanza, ci ritorna alla mente il settennato che Pertini svolse da Presidente della Repubblica. Prima di assumere l’alto incarico, prese la tessera del partito socialista, “che considerava la sua fede politica”, e la consegnò con sofferenza al segretario del partito. E, a Camere riunite, prestò giuramento di fedeltà alla Repubblica, dicendo ai deputati e ai senatori presenti: ”Io oggi cesserò di essere uomo di partito, ma sarò il Presidente di tutti gli italiani. Mi porrò al disopra di ogni idea politica e vigilerò a salvaguardia dei valori essenziali della convivenza politica”.

Aggiunse ancora:” Mentre prima quando compivo un’azione, se sbagliavo, chi pagava le conseguenze ero solo io, oggi questo non deve e non potrà più accadere e quindi mi adopererò fedelmente per eseguire letteralmente le indicazioni sancite nella Carta Costituzionale, che tutti siamo tenuti a rispettare a qualsiasi costo”. La sua devozione alla Repubblica si evidenziava di frequente, e in modo particolare, quando presenziava cerimonie ufficiali.

Prima di dar corso alla cerimonia, si poneva dinanzi alla bandiera italiana, faceva un rispettoso inchino e umilmente la baciava, in segno di ubbidienza, di sommo rispetto e di fedeltà alle istituzioni. Il suo settennato da Presidente fu apprezzato da tutto il mondo per la fiera e decisa osservanza ai suoi doveri istituzionali e per la difesa dei diritti dell’uomo nel mondo.

Il dettato costituzionale, per Pertini, rappresentava il suo vangelo, la stessa fede che nutriva per il suo partito, di cui riprese la tessera, a mandato scaduto. E continuò la sua vita politica nel suo partito socialista fino alla fine.

Prima di morire chiese al nuovo Presidente che lo andò a trovare, di non volere funerali di Stato. Infatti, quando mori il 24-02-1990, la sua volontà fu rispettata e il Presidente di allora, Francesco Cossiga, gli rese omaggio, insieme ad un ristrettissimo gruppo di personalità istituzionali, nella piccola mansarda che Pertini aveva affittato in piazza di Trevi, a Roma, dove fissò la sua residenza anche quando copriva la carica di Presidente della Repubblica.

Sandro Pertini è stato un uomo politico splendido, Il prossimo 25 settembre ricorre l’anniversario della sua nascita (1896) e, a distanza di ventitré anni, della sua scomparsa. Poche istituzioni, negli anni passati, hanno ricordano la sua luminosa figura, La stampa internazionale lo ha ricordato e considerato il Presidente della Repubblica italiana senza macchia, per la sua limpida e trasparente correttezza morale. Per gli italiani è stato il Presidente della Repubblica più amato e ancora oggi decine di milioni di cittadini lo ricordano con affetto e rispetto per l’onestà morale e attaccamento ai valori umani e sociali.

Pertini rispettava le idee dei suoi avversari politici e le difendeva a costo anche della sua stessa vita, affinché essi potessero esprimere liberamente il proprio pensiero politico, anche se contrario al suo, purché lo manifestassero democraticamente; detestava, con fermezza, l’arroganza; ha sempre ripugnato il concetto del ricorso alle vie giudiziarie per abbattere il suo avversario politico, in quanto riteneva che ciò dovesse avvenire per le vie democratiche attraverso l’esercizio del voto.

Come avrebbe gestito Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, il caso Berlusconi? Avrebbe chiesto ai parlamentari di riunirsi congiuntamente, fare la loro valutazione ed esprimere il loro verdetto; poi avrebbe verificato la legittimità costituzionale del diritto dell’accusato e, se conforme alla garanzia costituzionale, avrebbe dato il suo assenso; diversamente, avrebbe manifestato le sue osservazioni costituzionali e, di fronte a possibili violazioni, avrebbe esercitato i poteri a lui riservati, anche di intervento e di veto per rendere l’azione inefficace e l’avrebbe sospesa, al fine di approfondirla in ordine alla legittimità costituzionale. Un intervento in tal senso potrebbe riportare la serenità politica, non tanto per l’imputato, ma soprattutto per il rispetto dei cittadini che gli hanno accordato la loro fiducia per essere rappresentati. Questo è il pensiero della UILS.

Spetta ora all’ attuale Presidente della Repubblica trovare la soluzione costituzionale, che rispetti la volontà dei cittadini elettori, perché, a nostro modo di vedere, non esistono problemi che non si possono risolvere: basta volerlo e tutto ritorna serenamente in ordine e nella pacifica convivenza democratica.

Antonino Gasparo (Presidente UILS)





Commenti

  1. DIMENTICA UN ASPETTO FONDAMENTALE E CIOE'CHE IL GIUDIZIO SULLA COSTITUZIONALITA' O MENO DI UNA LEGGE, NELLA FATTISPECIE LA LEGGE SEVERINO,NON E' STATO AFFATTO SOLLEVATO DAL PRESIDENTE NAPOLITANO E MEN CHE MENO DA TUTTI GLI ALTRI CHE L'HANNO VOTATA PERTANTO NON SI CAPISCE TUTTO QUESTO CHIACCHIERICCIO,COMPRESO IL SUO,O MEGLIO SI CAPISCE BENE PERCHE':PERCHE'IL PREGIUDICATO SILVIO BERLUSCONI SAREBBE, AI SUOI OCCHI, DIVERSO DA TUTTI GLI ALTRI DI FRONTE ALLA LEGGE

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    1. Condivido pienamente ciò che è stato riportato nell'articolo, che andrebbe letto e analizzato con molta attenzione. Non c'è ombra di dubbio che la condanna di Berlusconi vada approfondita a livello costituzionale, tant'é che svariati costituzionalisti hanno condiviso la tesi riportata dal dott. Gasparo. Quanto alla legge Severino, il dibattito sulla sua aderenza o meno alla Costituzione é stato sollevato proprio da molti di coloro che l'hanno votata e non di certo da Napolitano, è vero, ma non mi sembra che l'articolo faccia questa affermazione. Ma, al di là degli aspetti giuridici, la decadenza di Berlusconi, che, non dimentichiamolo, è stato votato da milioni di italiani e pertanto li rappresenta, non è accettabile soprattutto per motivi di opportunità politica e di rispetto nei confronti della scelta fatta da una moltitudine elettori.
      Michele Ferril

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