Castelvetrano sia ricordata per il filosofo Giovanni Gentile non per Matteo Messina Denaro

Conte a Castelvetrano: "La città sia ricordata per il filosofo Gentile non per Matteo Messina Denaro. Alfano ha fatto tanto nonostante il dissesto”. 31/05/2024 - “La città deve essere ricordata per le cose belle non per quelle brutte, deve essere riconosciuta per il filosofo Giovanni Gentile, originario di Castelvetrano, e non per Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte oggi a Castelvetrano, una delle sue otto tappe siciliane, al fianco di Giuseppe Antoci, capolista Isole alle europee per il M5S, e degli altri candidati Cinque alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Di Enzo Alfano, il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano uscente, Conte ha evidenziato: “Sono stai anni difficili per lui. Quando c'è un dissesto finanziario un sindaco ha le mani legate e bisogna tenerne conto, altrimenti non si riesce a capire i miracoli i che ha fatto avendo le mani legate. Qui c'è stata un'amministrazione che ha contrastato il malaffare, qualsia

PRESADIRETTA: LA PATRIMONIALE DI PIETRO MODIANO TROPPO 'SECCA' PER LA PARTE RICCA DEL PAESE

Nella puntata di esordio di Presadiretta, oggi lunedì 2 settembre (21.05, Rai3) dal titolo “Ricchi E Poveri”, Pietro Modiano, ex Direttore Generale di Intesa Sanpaolo e attuale Presidente di Sea, intervistato da Riccardo Iacona, rilancia l’idea di una patrimoniale secca da 80miliardi di euro per uscire dalla crisi
02/09/2013 - “L’idea era di fare una patrimoniale che gravasse sulla parte ricca del paese che avrebbe dato uno straordinario segnale al mondo, al mercato finanziario, all’Europa, che questo era un paese serio…” , cosi’ ha detto Pietro Modiano a Riccardo Iacona, parlando della proposta di una patrimoniale secca che aveva fatto nel luglio del 2011 e che avrebbe dato secondo i suoi calcoli 200miliardi di euro. Modiano ha poi proseguito: “In fondo la gente come noi, che negli anni buoni era nel posto giusto e quindi aveva messo da parte, se restituisce qualche cosa o dà qualche cosa in fondo soffre poco, il suo tenore di vita non ne risente. Privarsi di una piccola fettina, per noi che siamo i privilegiati, costa abbastanza poco e può dare un grande risultato.”

A Riccardo Iacona che gli chiedeva se a tre anni da quella proposta una patrimoniale fosse ancora necessaria, Pietro Modiano ha risposto :

“Sì, abbiamo bisogno ancora adesso di una patrimoniale. Perché siamo in una fase straordinaria, non c’è mai stata una crisi lunga 5 anni: manca la domanda interna, mancano i consumi, manca il risparmio. Se noi riusciamo nell’operazione di trasferire risorse da chi ha una bassa propensione al consumo, che sono i ricchi, a chi ha un’alta propensione al consumo, possiamo far ripartire l’economia. Magari non di 200 miliardi, ma la farei di 80 miliardi di euro. Io la farei sul patrimonio liquido di quel 10% degli italiani che sono piu’ ricchi e che posseggono quasi il 50 per cento di tutta la ricchezza privata del Paese. E questo ammontare di 80 miliardi lo ripartirei in 4 anni, 20 miliardi all’anno, che è l’uno per cento e rotti del Pil. Cosi avremmo i soldi da mettere nel motore dell’economia. Come fare? Io sostengo che bisogna metterli laddove è più efficace dal punto di vista della ripresa dei consumi. O il reddito di cittadinanza o qualcosa del genere, che ci sia trasferimento verso chi in questo momento non riesce a consumare, perché oggi una lira data a chi non riesce a spendere è una lira di Pil in più. Mentre una lira sottratta a chi ne ha d’avanzo non cambia nulla. La cosa che io trovo inaccettabile è che, nella crisi, chi paga di più è la povera gente. Non deve succedere in un paese a economia di mercato, normalmente non succede e in Italia sta succedendo”.

E, a Riccardo Iacona che gli domandava cosa pensava degli annunci ottimistici del governo sulla prossima uscita dell’Italia dalla crisi, Modiano ha risposto: “In Europa le cose vanno meglio, e’ vero e se vanno meglio le cose intorno a noi è chiaro che noi ne saremo trascinati perché esportiamo tantissimo in Europa, ma se la domanda interna continua a peggiorare prevarranno gli impulsi negativi su quelli positivi. L’impresa esportatrice media italiana, quella che sostiene il Pil, ha come primo mercato l’Italia. Se un’impresa si vede privata dello sviluppo del suo primo mercato, per quanto sia brava e competitiva, ha difficoltà enormi a ripagare i debiti, ad assumere persone, a non licenziare. C’è il rischio che si vada ancora peggio”.

Commenti