Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

SIRIA: "CI VUOLE FEGATO PER SOSTENERLI!"

Messina, 07/09/2013 - Da giorni assistiamo alla notizia, ripercorrendo il deja vu della guerra in Iraq, dell’imminente intervento militare targato USA in Siria. Il motivo scatenante, oggi come allora, l’utilizzo di armi chimiche. Un utilizzo ancora del tutto da provare visto che l’ONU sta ancora indagando al riguardo. Inoltre basta andare a spulciare sui siti dell’informazione libera, uscendo dai canoni delmainstream di Repubblica e della stampa di regime, che sembrerebbe che Putin abbia già fornito all’ONU delle immagini che attesterebbero che le armi chimiche partissero dall’Arabia Saudita (storico alleato transatlantico) per destabilizzare ancora di più il governo di Assad e compagni.


La verità è che il territorio siriano fa gola agli yenkees per motivi strategici, economici e militari ben precisi, che segnerebbero la fine degli ultimi baluardi di resistenza antimperialista, e l’inizio del predominio occidentale assoluto sul medio oriente. Perciò l’aggiunta della Siria sotto l’influenza americana rappresenta un tassello importante per le politiche neocoloniali dell’occidente.

Per capire cosa sta succedendo in Siria è importante riuscire a leggere tra le righe della propaganda occidentale, saper intercettare il ruolo di Israele, dell’Arabia Saudita e della Turchia, e la natura politica delle rivolte dei “ribelli” siriani. Partiamo da questi che rappresentano il soggetto attivo per destabilizzare la Siria compromettendone la sua indipendenza e il ruolo politico che svolge in campo antisionista (è risaputo che la Siria sostenga attivamente la resistenza palestinese). Si tratta di terroristi sunniti vicino ad Al Quaeda, jihadisti , wahabiti siriani, e i “famigerati” Fratelli Musulmani, tutte forze che mirano a instaurare un regime teocratico con amicizie transatlantiche, finanziati e armati direttamente dagli alleati occidentali, in taluni casi colpevoli di crimini disumani, definizione che la stessa CNN ha dovuto adottare, come decapitazioni, mutilazioni ed atti di cannibalismo nei confronti dei sostenitori di Assad come attestato da un video, che ha fatto il giro del mondo indignando un po’ tutti. Il video in questione mostra uno dei capi dei ribelli Khalid al-Hamad , nome da battaglia Abu Sakkar, mangiare il fegato dopo aver sventrato il corpo di un soldato siriano, un gesto atroce e disumano che non può avere nessuna giustificazione, soltanto la sua condanna unanime e senza appello!

Macché, gli USA con la complicità delle forze speciali inglesi e qatariote e l’intelligence israeliana offrono da qualche tempo supporto economico, logistico, militare e formativo alFree Syrian Army, spianando così la strada a questa organizzazione per commettere altre atrocità come stupri di massa,esecuzioni sommarie e vilipendi di cadaveri,in spregio alle prescrizioni sharaitiche e alla sacralità del corpo:uno scempio nello scempio.

Ci vuole fegato per sostenerli!

Da non trascurare il ruolo svolto da Israele, già intervenuto militarmente in questo conflitto , che trarrebbe cospicui vantaggi dalla caduta di Assad, cioè farebbe perdere alla Palestina uno storico alleato permettendo di far allentare le minacce su Tel Aviv oltre all’importanza strategica della posizione della Siria nello scacchiere mediorientale in chiave anti- iraniana.
In questo quadro si incuneano gli USA coi suoi alleati, ovvero il triumvirato Obama – Erdogan – Cameron, in realtà interessati di più alle riserve petrolifere Siriane piuttosto che alla esportazione della “democrazia”, le quali ammonterebbero secondo l’U.S. Energy Information Administration (che di petrolio degli altri se ne intende) a 2,5 miliardi di barili, secondo solo a quello iracheno. La Siria possiede inoltre delle grosse riserve di gas naturale, in questo momento usate per lo più per soddisfare il fabbisogno interno.

Il problema sta nel fatto che dal 1964 le licenze per l’esplorazione e lo sfruttamento dei giacimenti sono riservate agli enti statali siriani e frutterebbero allo stato un’entrata annua di 4 miliardi di dollari, prodotto delle esportazioni in Europa. Questo stato di cose con la guerra civile si sta ovviamente ribaltando, infatti l’Esercito libero siriano con la complicità della NATO/USA si è impadronito dei pozzi petroliferi nell’area di Deir Ezzor sia per privare il governo siriano delle esportazioni, già notevolmente calate a causa dell’embargo imposto dall’UE, e per far passare i giacimenti nelle mani di compagnie petrolifere occidentali tramite i “ribelli”. In questa situazione USA e alleati si stanno giocando anche la partita della linea degli oleodotti e gasdotti, già sabotata dai ribelli nei pressi di Homs per interrompere la fornitura di prodotti petroliferi.

Quest’ultima partita ha una posta in gioco particolarmente importante ovvero il ruolo della Siria nella detenzione di corridoi energetici alternativi a quelli controllati dalle compagnie USA ed europee che passano dalla Turchia. Questa vera e propria guerra degli oleodotti inizia nel 2003 quando, sempre, gli USA hanno distrutto l’oleodotto Kirkuk-Banias che trasportava in Siria il greggio iracheno. Successivamente però i governi di Damasco e Baghdad, violando i dettami di Washington, hanno varato un progetto di un gasdotto e di due oleodotti che, attraverso la Siria, collegheranno i giacimenti iracheni al mediterraneo.
Inoltre a infastidire di più lo “Zio Sam” è un accordo tra Damasco, Teheran e Baghdad che prevede la realizzazione di un gasdotto che, attraverso l’Iraq, trasporterà il gas naturale iraniano in Siria ed ai mercati esteri.

Il governo nostrano in questa situazione non può rimanere “neutrale”, aspettando l’Onu per poi seguire fedelmente i suoi alleati transatlantici. Riteniamo invece che ci sia bisogno di una presa di posizione politica netta e di chiara contrarietà all’intervento armato USA e la richiesta del disarmo totale dei ribelli siriani, per una soluzione politica del conflitto e per l’indipendenza della Siria dalle potenze occidentali. Non un solo uomo, non un carro armato né una sola base deve essere utilizzata per questo conflitto costruito ad hoc per i soliti interessi economici e imperialisti, il nostro paese non può essere complice dell’ennesima guerra dis-“umanitaria”.

Per fare questo è necessario costruire in ogni città un fronte antimperialista che rialimenti un movimento pacifista avanzato che chieda subito:

- Nessun intervento militare in Siria.

- Il Blocco immediato del Mous.

- Il divieto di utilizzo da parte degli americani delle basi che avrebbero a disposizione, da Sigonella a Vicenza, e la loro conseguenziale dismissione.

- Uscita immediata dalla NATO.


Per un Fronte antimperialista e per l’Indipendenza dei popoli

Gianmarco Sposito - Direttivo Circolo “P. Impastato” – Rifondazione Comunista Messina

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