Crollo delle nascite: un ddl del M5S all'Ars per aiutare le donne a decidere quando diventare mamme

Contrasto al crollo delle nascite, ddl all'Ars del M5S per aiutare le donne a preservare la fertilità in età non più giovanissima e a decidere con serenità quando diventare mamme PALERMO, 31/10/2025.  Dare alle donne la libertà di scegliere con maggiore serenità quando diventare madri e contrastare il forte calo delle nascite che interessa la Sicilia e l’intero Paese: è questo il duplice obiettivo del ddl del M5S appena presentato all'Ars, a firma della deputata Cristina Ciminnisi, che ha lavorato al testo con Martina Ardizzone, quando questa era ancora deputata 5 Stelle a Sala d'Ercole. La norma mira a favorire l'accesso delle donne al cosiddetto social freezing, ovvero la possibilità di conservare i propri ovociti in giovane età per avere figli in un momento successivo della vita tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita. Molte donne, infatti, per motivi di lavoro, studio o difficoltà economiche, si trovano a rimandare la maternità, riducendo così le pro...

OPERAZIONE RESET A CATANIA: 24 ORDINANZE DI CUSTODIA PER ASSOCIAZIONE LA COSCA "SANTAPAOLA - ERCOLANO"

All'alba di oggi, oltre 150 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 24 soggetti indiziati in ordine ai delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, ricettazione e detenzione di armi, estorsione, danneggiamento e incendio doloso, usura, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, evasione e rapina a mano armata
Catania, 27 novembre 2013 - L'indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed eseguita dal Nucleo di Polizia Tributaria, ha avuto principalmente ad oggetto le plurime attività illecite gestite dal gruppo capeggiato dalla famiglia Z., noto come «gruppo della stazione», facente parte della cosca "Santapaola - Ercolano". Le attività investigative hanno consentito di accertare che il capo storico del clan, Z. G., nonostante la detenzione in carcere, ha continuato, nel tempo, a guidare le attività illecite del suo gruppo, impartendo disposizioni ai congiunti durante i colloqui carcerari in particolare a R. C. e Z. B., rispettivamente genero e figlio, da lui stesso investiti del ruolo apicale.

L'approfondito e attento lavoro di indagine ha permesso di ricostruire l'intero organigramma del «gruppo della stazione», individuando quali affiliati L. F., D. M. R., S. D. e Z. D..

Dalle indagini è emerso un capillare ricorso al "pizzo", richiesto a tappeto a tutti i commercianti della zona di influenza ed anche fuori dalla provincia etnea. Inoltre, per fare fronte alle sempre maggiori necessità economiche dei membri del clan (alcuni dei quali detenuti), gli associati hanno rivolto alle vittime richieste di denaro sempre maggiori.

Secondo schemi tradizionali e tipici della criminalità organizzata chi non sottostava alle richieste subiva ripercussioni e violenze di varia natura (in un caso è stato documentato l'incendio dell'autovettura di una vittima e le istruzioni specifiche su come attuare questo tipo di intimidazione fornite dal carcere dallo stesso capo storico del gruppo).

L'attività del clan diretta al reperimento di entrate economiche è stata posta in essere anche con l'organizzazione di alcune rapine a mano armata non solo nel territorio catanese, ma anche in altre regioni: erano state anche progettate nei minimi dettagli, ma poi non portate a compimento, le rapine a un ufficio postale di Faenza e ad una gioielleria in provincia di Reggio Calabria.

Inoltre, il clan, per incrementare gli introiti, ha ampliato il proprio raggio d'azione con nuove attività illecite, in particolare avviando il c.d. "recupero crediti".

Alcuni creditori, anche usurai, per poter ottenere in maniera più rapida ed efficace la restituzione del denaro dato in prestito, si rivolgevano a soggetti mafiosi che, facendo leva sul timore ingenerato dalla propria caratura criminale, ottenevano immediatamente quanto richiesto, trattenendo una parte dell'importo riscosso come provvigione per l'attività svolta.

Anche lo spaccio delle sostanze stupefacenti rientrava tra le attività più remunerative per il sodalizio. In questi casi, lo smercio avveniva reclutando persone estranee al clan al fine di far ricadere su altri il rischio delle eventuali conseguenze in caso di controlli di polizia.

L'atteggiamento temerario dei nuovi vertici indagati ha causato momenti di frizione con altri clan mafiosi, consentendo agli investigatori di acquisire elementi di prova su personaggi di spessore del gruppo della "Civita", riconducibile alla famiglia N. (N. G. e M. S).

L'ordinanza è stata eseguita nei confronti di 24 soggetti.

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