Casteldaccia: la morte di 5 operai lascia sgomenti, ennesimo incidente sul lavoro grave e inaccettabile

Incidente sul lavoro a Casteldaccia: cinque lavoratori perdono la vita e un sesto è in gravi condizioni. La Cisal indice per domani, martedì 7 maggio, uno sciopero generale di 4 ore nel settore privato, a partire dall’inizio del turno di lavoro, "mentre dalle 9 terremo un sit-in di fronte alla Prefettura di Palermo”.   Palermo, 6 maggio 2024 – "L'incidente sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all'incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermit

WWF: “ADDIO MARE DA FAVOLA PER SICILIA SUD-ORIENTALE, PANTELLERIA, EGADI, MALTA: PUO’ SUCCEDERE IN CASO DI TRIVELLE”

Palermo, 16/11/2013 - Un’onda di mare nero a coprire le coste della Sicilia meridionale e orientale, di Pantelleria e tutte le isole del Canale di Sicilia fino a Lampedusa e Malta: non lasciano scampo le simulazioni sui rischi da petrolio nel canale di Sicilia realizzate per il WWF dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste (OGS) e presentate in convegno a Palermo. E’ una nuova tappa della campagna WWF “Sicilia: il petrolio mi sta Stretto”, che nei mesi estivi ha raccolto quasi 39.000 firme per fermare i progetti di estrazione
petrolifera nel Canale di Sicilia e istituire un’area protetta a Pantelleria, per tutelare il suo mare incontaminato, la sua natura e le sue tradizioni, e che oggi ha mostrato i potenziali, devastanti impatti di eventuali incidenti petroliferi al presidente della Regione Sicilia, agli assessori, al sindaco di Pantelleria e a tutti i cittadini e comitati presenti.

Le simulazioni dell’OGS, frutto di uno studio indipendente richiesto dal WWF e basato su specifici modelli matematici, mostrano cosa succederebbe in caso di incidente a una piattaforma petrolifera nel Canale di Sicilia: le rotte della marea nera, gli impatti sulle coste, scenari diversi a seconda delle diverse condizioni ambientali, meteo-climatiche, nelle diverse stagioni, realizzati sulla base di dati oceanografici medi dell’area e sui dati medi di incidenti già successi. Il risultato è allarmante: un unico sversamento nel Canale ‘sporcherebbe’ gravemente non solo le coste di Pantelleria, ma anche di tutta la Sicilia meridionale e orientale, le Egadi, fino a Lampedusa e addirittura Malta, con impatti devastanti sulla biodiversità, la salute del mare e delle coste, e conseguentemente il turismo, la pesca e tutti i sistemi economici che in quelle aree dipendono strettamente dal mare. Senza contare che, al di là dell’impatto violento in caso di incidente, la presenza di piattaforme petrolifere sporcherebbe il mare con un inevitabile inquinamento quotidiano dovuto alle operazioni di routine, e rovinerebbe per sempre un paesaggio straordinario in cui l’orizzonte oggi libero e incontaminato sarebbe brutalmente interrotto dal profilo delle trivelle.

“Un’unica trivella può rovinare per sempre interi tratti di coste ancora più incontaminate, coprendo di petrolio un mare ricchissimo di biodiversità dal cui benessere dipendono la vita di tante specie e l’economia di intere comunità. Vale la pena sacrificare isole straordinarie come Pantelleria, le Egadi, Lampedusa, la Sicilia stessa, per una risorsa obsoleta, pericolosa per il mare e per il clima, che anche se estratta coprirebbe il nostro fabbisogno energetico per poche settimane soltanto? Secondo il WWF no – dichiara Marco Costantini, responsabile Mare del WWF Italia. “Per questo chiediamo con forza di fermare le trivelle nel Canale di Sicilia, di istituire un’area protetta a Pantelleria per difenderla da questa minaccia, e di avviare in Italia un serio percorso verso un diverso modello di sviluppo basato sull’efficienza energetica e le energie rinnovabili – aggiunge Gaetano Benedetto, direttore delle politiche ambientali del WWF Italia – A Varsavia i leader mondiali sono riuniti in questi giorni per decidere come affrontare il cambiamento climatico galoppante, di cui è ormai impossibile ignorare gli impatti. Il petrolio, e i fossili, non sono la risposta per dare al mondo un futuro più pulito e più sicuro.”

Nel recente dossier “Trivelle in vista” il WWF ricorda che secondo stime ufficiali, sulla base dei dati forniti dallo stesso Ministero per lo Sviluppo economico, nei nostri fondali marini ci sono 10,3 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe, che stando ai consumi attuali, coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo, anche attingendo al petrolio presente nel sottosuolo, concentrato soprattutto in Basilicata, il totale delle riserve certe nel nostro Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi.

Nel canale di Sicilia ci sono attualmente 3 concessioni di coltivazioni idrocarburi (2 Eni Mediterranea Idrocarburi, 1 Edison Eni), 33 pozzi in produzione e 16 pozzi produttivi non erogati (in attesa di andare in produzione), 6 piattaforme per una media annuale in 9 anni gas totale 4 milioni SMC, media annuale in 9 anni oil totale 290.060 tonnellate. Contro le trivellazioni si sono espressi anche il comune di Palermo e la IV Commissione dell’ARS che più volte ha affrontato l’argomento nelle audizioni svolte con istituzioni, associazioni, organismi ed enti interessati.

Sempre secondo il dossier WWF, sono complessivamente attive nei Mari italiani: 3 istanze di permesso di prospezione (in un’area di 30.810 kmq), 31 istanze di permesso di ricerca (in un’area di circa 14.546 kmq), 22 permessi di ricerca (in un’area di circa 7.826 kmq), 10 Istanze di coltivazione (in un’area di circa 1.037 kmq), 67 concessioni di coltivazione (che occupano un area pari a 9.025 kmq) con 396 pozzi produttivi in mare di cui 335 a gas e 61 a petrolio. 104 sono le piattaforme di produzione, 8 sono le piattaforme di supporto alla produzione, 2 unità galleggianti di stoccaggio temporaneo -FSO Floating Storage Offloading-, e 1 unità galleggiante di stoccaggio trasbordo e produzione - FPSO Floating Production Storage Offloading.

Il WWF chiede al Governo di abbandonare la Strategia Energetica Nazionale – SEN, approvata nel marzo 2013 da un Governo dimissionario ai suoi ultimi giorni di vita, che prevedeva l’irrealistico e marginale raddoppio della produzione di nazionale di idrocarburi - e di avviare una Roadmap per la de carbonizzazione per il futuro economico ed ecologico del Paese.

BASTA FOSSILI: RIPRENDITI L’ENERGIA!
In questi mesi il WWF sta promuovendo la Campagna globale “Ci tieni al futuro? Riprenditi l’energia! (Seize Your Power) rivolta ai cittadini per chiedere alle istituzioni finanziarie e ai governi del mondo di agire immediatamente investendo nell’energia rinnovabile e nell’efficienza energetica. Migliaia di cittadini in tutto il mondo stanno firmando la petizione www.wwf.it/riprenditilenergia per chiedere di finanziare il futuro delle rinnovabili e non il passato delle energie fossili.

Al convegno, introdotto da Marco Costantini responsabile mare del WWF Italia, hanno partecipato: Rosario Crocetta, presidente Regione Siciliana, Giampiero Trizzino presidente IV commissione ARS, Angela Guardo vicepresidente WWF Sicilia, Leoluca Orlando sindaco di Palermo, Giuseppe Barbera assessore ambiente e territorio Comune di Palermo, Gaetano Benedetto direttore politiche ambientali del WWF Italia, Donata Canu, ricercatore OGS, Alessandro Giannì direttore campagne Greenpeace, Carlo Franzosini ric. Pianificazione aree protette marino costiere Shoreline S.c.ar.l, Saul Ciriaco, resp settore informatico – ric. GIS e cartografia Shoreline S.C.ar.l

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