1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

CALCIO SCOMMESSE, E' PATOLOGIA ANCHE TRA I PROFESSIONISTI: A QUANDO LA PREVENZIONE?

Reggio Calabria, 19 dicembre 2013 - La procura di Cremona apre un nuovo ciclo di indagini, campioni del mondo coinvolti
Ancora partite truccate e calciatori “malati” di scommesse: a quando la prevenzione?
L’indagine “Last Bet 3” è il terzo ciclone dal 2006 ad oggi che coinvolge lo sport più seguito del Paese, il calcio, e che non risparmia anche volti notissimi. C’è una realtà, nel profondo sud, che vive lo Sport come contrasto alla criminalità organizzata ed alle devianze sociali, che già da un anno sta studiando il fenomeno del gioco d’azzardo patologico: è il CSI di Reggio Calabria assieme al Ce.Re.So. ; oggi il day after dello stupore e dei commenti, tra bar e social network, parte una proposta concreta.

LAST BET 3: DIETRO AGLI SCANDALI, C’È UNA POVERTÀ DI VALORI
E ci risiamo, e – sperando di essere smentiti – non sarà neanche l’ultima volta. L’ennesimo scandalo del “calcio scommesse” che porta a 500 partite sotto la lente degli investigatori e rivela dettagli sconcertanti su campioni affermati del mondo dello Sport professionistico, conferma che – a parte il lavoro giudiziario delle Procure – è giunto il momento di affrontare il problema in modo sistemico ed in termini di prevenzione. “… sono malati, si giocano fino a 300-400 mila euro l’anno in scommesse” non è solo un’intercettazione che nutrirà le chiacchiere e le boutade da bar, bensì deve tracciare un nuovo identikit: siamo nel novero dei casi di G.A.P., gioco d’azzardo patologico. Bisognerebbe smuovere le coscienze, prima ancora che dilungarsi in elenchi di squalifiche e radiazioni (passaggi legittimi in sedi giudiziarie). Il CSI, in questo – manco a dirlo – è antesignano: stiamo coltivando da tempo una campagna di ricerca e sensibilizzazione, proprio tra i giovani atleti del G.A.P. ed i dati sono davvero allarmanti.

OFF SIDE: LO SPORT METTE IN FUORIGIOCO L’AZZARDO
Nato dalla collaborazione con il Ce.Re.So. (comunità terapeutica di Reggio Calabria specializzata nel contrasto alle dipendenze patologiche) la ricerca sul G.A.P. ha voluto sondare il terreno nel merito del gioco d’azzardo sui giovani sportivi. La percentuale dei coinvolti è altissima: i 2/3 di loro giocano abitualmente e quasi l’81% gioca più volte in una settimana alle “scommesse”. Un quadro che aumenta drasticamente quando si analizzano contesti sociali ed economi più degradati: il fenomeno del “gioco d’azzardo” è ormai abituale tra le giovani generazioni, grazie anche alle disponibilità di diversi mezzi, tra cui internet e gli smartphone, con cui “giocarsi” quelle poche risorse economiche che hanno.
ANDREA ZORZI, UN ESEMPIO CONTRO IL G.A.P.
Campione in campo e fuori, Andrea Zorzi, ha deciso da subito di sposare “OFF SIDE”, il progetto – pilota partito dal CSI di Reggio Calabria sulla prevenzione nel merito del gioco d’azzardo patologico. Zorzi incontrando 500 studenti ha parlato loro della grande differenza tra due sinonimi del termine “gioco” diametralmente opposti: uno che porta a socializzare, ad armonizzare il proprio corpo, l’altro ad alienarsi e perdere di vista la realtà. Una testimonianza che ha dimostrato come anche uno sportivo vero viva dei momenti di difficoltà e di solitudine, ma che attraverso le relazioni sociali e le scelte sofferte, possa uscirne fuori. L’unico modo in cui “sporcare” la propria carriere è il sudore in palestra. Parola di Zorzi.


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