1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

NAPOLITANO: "L'EUROPA CI GUARDA", SOPRA LA PAGLIA ASSISA

Roma, 16 dicembre 2013 - Si è svolta questo pomeriggio al Palazzo del Quirinale la tradizionale cerimonia per lo scambio degli auguri di Natale e Capodanno del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Alla cerimonia, nel Salone dei Corazzieri, hanno presenziato il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta e il Presidente della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri. Dopo l'indirizzo di saluto augurale del Presidente del Senato Grasso, il Presidente Napolitano ha rivolto un discorso alle autorità.

Nel suo intervento il Presidente Napolitano ha tra l'altro detto:

Non c'è dubbio che dall'incontro del 17 dicembre 2012 ad oggi l'Italia abbia conosciuto mutamenti incalzanti della scena politica, mutamenti ancora lontani da un chiaro assestamento e tali da presentare incognite non facilmente decifrabili. Voi mi permetterete tuttavia di partire da qualche considerazione più ampia su quel che si muove nella realtà sociale - preoccupazioni, interrogativi, orientamenti e tendenze, riconducibili a questioni vitali per diversi ceti e gruppi sociali, e da valutare nel loro incrociarsi con la dimensione della politica e con la sfera delle scelte di governo.

Questioni vitali sono certamente quelle con cui si sono confrontate una miriade di imprese condannate a soccombere o ancor oggi sull'orlo del collasso, masse di lavoratori costretti alla Cassa Integrazione o esposti alla perdita del lavoro, un'altissima percentuale di giovani chiusi nel recinto di una disoccupazione ed emarginazione avvilente. Il governo registra in questo momento con comprensibile soddisfazione l'arresto dalla caduta del PIL, ma la recessione morde ancora duramente, e diffusa appare la percezione della difficoltà ad uscirne pienamente, a imboccare la strada di una decisiva ripresa della crescita.

E in effetti occorrono ancora forti stimoli, a integrazione di quelli introdotti con misure approvate dal Parlamento nel corso di quest'anno e già dell'anno precedente, con un succedersi di sforzi dei quali vanno peraltro verificati concretamente i risultati, resi incerti anche da lentezze e impacci nell'attuazione che rimandano a tradizionali insufficienze delle nostre amministrazioni.

La massima attenzione va data a quanti non sono raggiunti da risposte al loro disagio : categorie, gruppi, persone, che possono farsi coinvolgere in proteste indiscriminate e finanche violente, in un estremo e sterile moto di contrapposizione totale alla politica e alle istituzioni.

Occorre perciò accompagnare il più severo richiamo al rispetto della legge con la massima attenzione a tutte le cause e i casi di più acuto malessere sociale. La crisi globale che si trascina dal 2008 e quella che ha poi più direttamente investito l'Eurozona, hanno messo a dura prova la coesione sociale nel nostro come in altri paesi.

Le più elaborate previsioni internazionali per il 2014 segnalano un rischio diffuso di tensioni e scosse sociali - originate dalle regressioni e dalle crescenti diseguaglianze subite in questi anni - in modo particolare nel nostro Continente. Un rischio che si presenta naturalmente non nella stessa misura in tutti i paesi dell'Unione, ma che deve essere tenuto ben presente e fronteggiato in Italia.

La consapevolezza della politica e delle istituzioni dovrebbe concentrarsi su riforme per il lavoro, e su riforme dell'ordinamento della Repubblica in assenza delle quali nessuno slancio nuovo può prodursi, nessun impulso atteso da azioni immediate o da indirizzi di governo di più lungo termine può tradursi in realtà, può davvero dare frutti.

Importante, tuttavia, è che su queste basi l'Italia continui a essere governata, innanzitutto nel così impegnativo 2014 che sta per cominciare. L'Europa ci guarda ed è diffusa, credo, tra gli italiani la domanda di risposte ai loro scottanti problemi piuttosto che l'aspettativa di nuove elezioni anticipate dall'esito più che dubbio.

E' perfino banale ribadire che la stabilità non è un valore se non si traduce in un'azione di governo adeguata. Non c'è nulla che assomigli a una concessione all'inerzia e all'inefficienza, nella preoccupazione di evitare un cieco precipitare verso nuove elezioni a distanza ravvicinata dalle precedenti. Il Parlamento, rinvigorito da più giovani forze e da nuove leadership in diverse formazioni politiche, faccia la sua parte per sollecitare, discutere, sostenere scelte efficaci di governo ; si impegni a fondo sul terreno delle riforme costituzionali; elabori una nuova legge elettorale. Anche per quest'ultima si dialoghi e si cerchino intese - come si conviene quando si tratti di regole così essenziali - innanzitutto nella maggioranza di governo ma, nella massima misura possibile, anche con tutte le forze di opposizione.

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