Capizzi, studente modello di 16 anni ucciso in piazza da un ventenne armato di pistola

Uno studente di 16 anni,  Giuseppe Di Dio, è stato ucciso sabato 1° novembre a Capizzi, piccolo comune dei Nebrodi in provincia di Messina, mentre un suo amico è rimasto ferito nella sparatoria. Fermate tre persone.  Giuseppe Di Dio frequentava la terza classe  dell'istituto alberghiero di Troina (Enna) e sarebbe stato attinto per errore dai colpi mortali esplosi da  Giacomo Frasconà Filaro , il 20.enne presunto assassino . 3 nov 2025 - Giuseppe Di Dio, 16 anni, e i suoi amici si trovavano  davanti a un bar di via Roma, a Capizzi, quando da un'automobile sarebbero scese tre persone, una delle quali avrebbe esploso i colpi di arma da fuoco che hanno attinto mortalmente il sedicenne, ferendo un altro giovane di 22 anni.  Si tratta di  Antonio Frasconà Filaro , 48 anni, e dei figli Mario, 18 anni, e Giacomo, 20 anni. Quest'ultimo, armato di pistola avrebbe fatto fuoco sulle persone presenti all'esterno del  bar di via Roma, a Capizzi, uccidendo ...

SCUOLA & COMPITI / FAMMI LAVORARE PIÙ A SCUOLA CHE A CASA, NON LASCIARMI CON LE COSE PIÙ NOIOSE

Se lavoro poco a scuola, a casa non lavorerò per niente, e non lasciarmi tutto solo a casa con le cose più noiose da fare
Palermo, 06/02/2014 - Permettimi, ogni tanto, di dirti che non ho studiato. Ma impegnami a recuperare. Stabiliamo a ogni inizio d’anno un patto coi ragazzi, anche i più piccoli: poche regole di comportamento chiare. E scritte. E facciamole rispettare. Copiare è barare, e il copia e incolla dal web non è molto meglio. Fare l’insegnante è uno dei mestieri più frustranti, più appaganti, più complicati. Un paese civile deve fare il tifo per i suoi insegnanti.
“Un investimento in conoscenza paga i migliori interessi”. Lo dicono Benjamin Franklin e Bankitalia. Come attirare i talenti migliori verso l’insegnamento? C’è la ricetta finlandese: riconoscimento sociale ed economico. Un paese civile deve pagare i suoi insegnanti, ma in Italia sono bassi gli stipendi, e non c’è progresso tra inizio e fine carriera, eppure la spesa nazionale per studente è alta: dov’è l’inghippo? Il Programma non è il Vangelo. Ogni classe, ogni scuola è una storia a sé e l’autonomia è necessaria, ma funziona solo se gli obiettivi sono chiari e misurabili e se i risultati vengono valutati: è la differenza tra autonomia e anarchia.

L’autonomia ha bisogno di controlli reali, efficaci, frequenti, su tutto il territorio. Per migliorare un intero sistema scolastico bastano dieci anni. L’ha fatto la Germania, per migliorare le performance degli studenti basta anche meno. Ci è riuscito il Giappone. Se niente cambia, niente può migliorare. La scuola non è un’azienda: questo non l’autorizza a essere dispersiva e inefficace. Vogliamo promuovere il merito?

Cominciamo da presidi e insegnanti. Molti insegnanti stanno già cambiando tutto. Valorizzarli, magari. Il pedagoghese “vacuo e inconcludente” fa rivoltare il maestro Manzi nella tomba. Che lui venga a tirare i piedi a chi lo usa. Il burocratese sgangherato fa piangere Santa Grammatica e imbufalire San Buonsenso. Tutti gli studenti di tutte le discipline (scientifiche, umanistiche, artistiche, tecnologiche …) hanno pari dignità e meritano insegnanti competenti.
Formare vuol dire scovare ed esaltare le capacità di ogni singolo studente. Lasciami essere curioso. Non obbligarmi a essere compiacente. La scuola chiede di imparare senza errori. La creatività chiede di imparare dagli errori. La scuola insegna risposte standard. La creatività fa domande diverse per trovare nuove risposte. In un futuro prossimo faremo mestieri che ancora non esistono. Qualsiasi cosa io faccia in futuro, dovrò continuare a imparare per tutta la vita. Non darmi nozioni che diventeranno obsolete: dammi un metodo, cioè: “Non regalarmi pesci: insegnami a pescare”.

La scuola non può cambiare senza il supporto delle famiglie. Un buon modo per avere figli lettori è leggergli storie quando sono piccoli. Un buon modo per avere figli bravi a scuola è avere molti libri in casa. Sopperire alla mancanza di carta igienica a scuola non basta, e non basta chiedere la (urgentissima!) manutenzione delle scuole.
(Coda di paglia ministeriale: girare uno spot per l’istruzione pubblica in una scuola privata).
L’abbandono scolastico è un dramma: chi lascia la scuola cresce come cittadino dimezzato. Noia e routine schiantano sia gli studenti migliori, sia quelli che fanno più fatica. “Premiare il merito” ed “educare tutti” sono obiettivi complementari, non contrapposti. Dobbiamo pretendere insegnanti preparati e tosti. Sbagliato chiedere indulgenza. Giusto chiedere equità, rigore, competenza, passione. Sì, esistono anche studenti maleducati. E sì, la responsabilità è delle famiglie. La scuola è un diritto che pretende doveri: non c’è crescita senza responsabilità. La scuola è una faccenda che interessa tutti noi. Non vado a scuola per un pezzo di carta, ma per un pezzo di futuro.

Annamaria Testa
docente Università Bocconi
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