Primo Maggio a Portella della Ginestra: “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”

Primo Maggio a Portella della Ginestra, Antoci (M5S): “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”,  Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole” alle elezioni europee, a margine del corteo in memoria della strage di Portella della Ginestra a cui a partecipato col Presidente Giuseppe Conte.  Portella   della   Ginestra : Di Paola (M5S): Governo Meloni smembra Stato Sociale.  Il coordinatore regionale Cinquestelle: “Nostre battaglie tutto l’anno per maggiori tutele per i cittadini”. PORTELLA DELLA GINESTRA, 1 mag 2024 -  “Oggi con Giuseppe Conte abbiamo ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta l'1 Maggio 1947. Un’occasione importante per ribadire l’importanza del diritto al lavoro come strumento di giustizia sociale e di lotta alla mafia. Il sud continua ad avere il più alto tasso di disoccupazione in Italia; tasso ancora più elevato tra le donne. E proprio nel disagio si insinua la criminalità organizzata. C’è fame di lavoro, di di

NICOLA BONO (FARE - SCELTA EUROPEA): "IL DEF DI RENZI UTILE SOLO A COMPRARE I VOTI ALLE EUROPEE"

18 aprile 2014 - Sin dal suo insediamento Matteo Renzi ha costantemente ed instancabilmente rinviato la presunta rivoluzionaria portata della sua proposta politica al DEF, Documento di Economia e Finanza, che sarebbe stato caratterizzato da una visione innovatrice, riformatrice e taumaturgica degli atavici ritardi e disfunzioni del Paese.
Un DEF che nell'immaginifica impostazione dell'ultimo “Pifferario Magico” in carica dovrebbe rilanciare l'economia, rispettare gli obbiettivi economici e finanziari imposti dall'Europa, ridurre il cuneo fiscale, realizzare le misure di giustizia sociale, e perché no fare anche scorrere latte e miele nei fiumi del Bel Paese.

Nulla di tutto ciò è invece ravvisabile nel testo varato dal Governo, che non solo non risolve nessuno dei problemi strutturali dell'Italia, ma piuttosto allontana nel tempo l'unico vero obiettivo invocato inutilmente dall'UE e cioè il rilancio della competitività del sistema Paese, quale condizione minima per la ripresa dello sviluppo e la creazione di nuova e stabile occupazione.
Il DEF, infatti, contiene un insieme di misure disordinate e scoordinate, con previsioni di entrata fortemente approssimative sia in ordine alla reale entità delle coperture, che continuano ad oscillare pericolosamente nelle stime nell'ordine di vari miliardi di differenza, e soprattutto in ordine alla decorrenza dei benefici da concedere, mentre, al contrario, le misure di aumento della tassazione, hanno tempi di avvio estremamente precisi.

Infatti la decurtazione del 10% dell'IRAP, e cioé dell'unico provvedimento che potrebbe promuovere l'inizio di strategie per il rilancio della competitività, non si sa quando potrà concretamente decorrere, mentre per il suo finanziamento è già certa la data di aumento del 6% della tassazione sulle rendite finanziarie, che in tal modo schizzano al 26 per cento. Anche l'abolizione del CNEL e degli enti inutili, certamente condivisibile in linea di principio, si presenta con tempi tali da rendere praticamente virtuali le ipotesi di risparmio a breve, non essendo stati preventivamente sciolti i nodi strutturali che in passato hanno sempre impedito la realizzazione di tali disegni, a partire dalle gestione del personale, che comporta l'esigenza di idonee soluzioni, preferibilmente con un occhio alla tutela dell'interesse pubblico. Così come è un'altra palese mistificazione l'affermazione di Renzi che “finalmente paghino anche le banche”, perché gli introiti di 1,2 miliardi di euro derivanti dalla tassazione delle plusvalenze per la rivalutazione delle quote presso la Banca d'Italia sono briciole, rispetto all'enorme arricchimento concesso con questa operazione, quale “grazioso omaggio” di questa maggioranza delle “larghe intese”, in particolare con i “Poteri Forti”.

Occorre prendere atto che con il governo Renzi i “Poteri Forti” sono ancora più “Forti”.
Unico provvedimento condivisibile del DEF, il tetto agli stipendi dei vertici dell'amministrazione statale, anche se c'è da ricordare che si tratta di una proposta di “Fare per Fermare il Declino” che con la campagna politica “non più alto del colle”, è stato l'unico partito a denunciare l'assurdità degli “stipendi d'oro” e la necessità di individuare l'indennità di carica del Presidente della Repubblica, quale misura massima di riferimento.

C'è però da aggiungere che la vera rivoluzione nel pubblico impiego, prima ancora dei tetti alle remunerazioni, è la necessità di introdurre l'accertamento periodico e con criteri oggettivi e uniformi del merito del lavoro di ogni dipendente e dell'effettivo raggiungimento dei risultati, che deve costituire l'unica giustificazione alla percezione di qualsiasi retribuzione pubblica.
Ma la verità è che l'unico provvedimento del DEF di reale interesse per Renzi è costituito dalla distribuzione dei 10 miliardi della riduzione del cuneo fiscale, nella misura media di 80 euro al mese, ai dipendenti rientranti nella forbice degli stipendi medio-bassi. Una vera e propria mancia distribuita graziosamente a circa dieci milioni di italiani e non a tutti i contribuenti, pensionati compresi, in parte compensata con il blocco delle retribuzioni dei dipendenti pubblici fino al 2020.

Un misura quindi discriminatoria, tra soggetti con i medesimi redditi, dai dubbi effetti positivi sull'economia, ma che soprattutto non risolverà neanche uno dei problemi strutturali del Paese e, quindi, non favorirà in alcun modo il rilancio della competitività, che è l'unica condizione per invertire il declino, rilanciare la produzione e gli investimenti e creare nuova occupazione.
Renzi nel presentare questa misura ha pure disturbato il nobile concetto di “giustizia sociale”, ma la vera giustizia sociale non è distribuire mance elettorali, ma creare le condizioni per dare lavoro a chi non ce l'ha, specie se l'ha perso per le politiche scellerate adottate negli ultimi 30 anni, e a cui con questo DEF ha tolto ancora una volta ogni speranza.
Il problema è che Renzi non è un “rottamatore” ma un puntello del sistema di potere vigente in Italia e, non essendo mai stato eletto, come a suo tempo D'Alema, ha un solo disperato obbiettivo: ottenere a tutti i costi la legittimazione popolare e per questo ha bisogno di vincere le Europee anche con i consensi acquisiti con i fondi pubblici.

Dalla mancia dell'abolizione dell'IMU, a quella del cuneo fiscale, nulla di nuovo sotto il sole e, come nella Prima Repubblica, si ripete la perniciosa pratica del ricorso alle risorse pubbliche per accaparrarsi il consenso popolare, incuranti che proprio per questo la “Barca Italia” sta affondando.







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