Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

PROVE INVALSI: FIORISCONO ANCHE QUEST’ANNO LE POLEMICHE

Ritorna come ogni anno in questa prima parte del mese di maggio il tormentone delle prove Invalsi previste dalla direttiva del MIUR n. 85/2012. Le classi campione coinvolte sono le seconde e le quinte della scuola primaria, le prime e le terze classi della media, le seconde della scuola secondaria di secondo grado
Palermo, 16/05/2014 -  Fioriscono anche quest’anno le polemiche, le prese di posizione di alcuni sindacati scettici o contrari, i pareri di illustri pedagogisti, le proposte alternative alla procedura cartacea.
I Cobas scuola hanno addirittura proclamato giornate di sciopero in concomitanza con i giorni delle prove per contestarle, accusando il ministro Giannini di insistere diabolicamente “malgrado gli insuccessi dei suoi predecessori, … con gli indovinelli per giudicare scuole e docenti” facendo ripartire ”l’insulsa e distruttiva macchina dei quiz Invalsi”. Anche Ceripnews il 9 maggio con una nota del suo direttore Ninni Bonacasa, storico dirigente della CISL scuola siciliana, manifesta la sua contrarietà alle prove declinando “cinque spunti di riflessione per tutti” con cui argomenta il suo punto di vista che tra le critiche fa comunque emergere qualche proposta costruttiva.

Dopo aver sostenuto che “Il sapere non può essere valutato a pieno riconducendolo solo ai quizzettini e alle crocette”. Bonacasa evidenzia un aspetto che la dice lunga sulla reale utilità delle prove così come congegnate (le varie aree geografiche del paese hanno situazioni socio-economiche e culturali diverse) o meglio cosi come vengono consegnati i risultati: “Trasparenza vorrebbe che i risultati, buoni o cattivi che siano, venissero resi noti per singola scuola”. Ogni anno veniamo informati a conclusione della procedura che gli alunni delle regioni a più alto sviluppo conseguono risultati migliori rispetto a quelli delle aree depresse: e poi quali sono i provvedimenti che vengono presi per migliorare i livelli d’apprendimento degli alunni di quelle regioni che denotano carenze nella loro preparazione?

Intervistato dall’Espresso Bruno Losito, docente della facoltà di Scienze della formazione all’Università di Roma Tre, che per anni ha lavorato alla formulazione dei quiz internazionali dell’Invalsi, ha evidenziato la quasi ripetitività dei risultati: «L’aspetto forse più disperante, dei test Invalsi, è che gli elementi di fondo fotografati dai risultati di oggi sono gli stessi degli anni ’70…Gli esiti nazionali sono oltremodo prevedibili: la distanza del Sud dal Nord, l’arretratezza delle regioni meridionali … Uno si chiede a cosa serve continuare a insistere sulla valutazione se poi non cambia niente. È frustrante». Ecco perché consegnare i propri risultati al singolo istituto, come già prescritto dalla direttiva 85/2005, potrebbe essere utile per una riflessione volta ad adeguare il POF e ad individuare a quali interventi dare priorità e quali strumenti e metodi possono essere più adeguati per il conseguimento di migliori risultati tenendo in considerazione, come sempre si dovrebbe fare, le competenze e i saperi iniziali in possesso degli alunni.

I singoli istituti hanno in verità e non da ora, gli strumenti per accertare i bisogni formativi dei propri alunni e per verificare i livelli raggiunti a consuntivo: il confronto con i risultati delle prove Invalsi potrebbero aggiungere ulteriori elementi pur tenendo in conto che si tratta di prove standardizzate. Il prof. Bruno Losito insiste sul fatto che tutta l’operazione non può rimanere fine a sé stessa: «Bisognerebbe definire a cosa servono i quiz…Se servono per programmare politiche nazionali oppure piuttosto per permettere ai docenti della singola scuola di intervenire sulle carenze. Ma per questo ci sarebbe bisogno di supportare le classi, dare loro esperti, fondi, tempo. Da 13 anni ormai le prove Invalsi sono entrate nelle scuole.

Perché non finanziare una ricerca che studi e analizzi sul serio se sono servite a qualcosa? Se a professori e dirigenti scolastici sono state utili per cambiare oppure no? Se hanno fatto avviare miglioramenti oppure sono rimaste nei cassetti?». Clotilde Pontecorvo che pure ha partecipato ai primi tentativi di formulazione dei quiz, si mostra verso quest’ultimi adesso scettica, evidenziando che la loro formulazione “chiusa” non consente agli alunni di esprimere pienamente le competenze acquisite e aggiunge: «Io ho sempre difeso le prove scritte…Ho insegnato per 15 anni in un liceo classico e dalla mia esperienza, oltre che dai nostri studi, ho sempre tratto l’idea che le prove scritte siano più oggettive delle interrogazioni orali… Certo, poi c’è prova scritta e prova scritta».

La nuova presidente dell’Invalsi Annamaria Ajello sembra convinta che qualche correttivo alla formulazione dei quiz bisognerà apportarlo. Alle critiche sulle modalità e sulla dubbia utilità delle prove, si aggiunge anche quella sui costi: l’operazione prove Invalsi pare che abbia un costo che si aggira intorno ai 24 milioni di euro. Le proposte che emergono, non solo per questo aspetto relativo ai costi, sono quelle che riguardano da un lato la ciclicità della somministrazione (Losito) che potrebbe divenire almeno biennale e dall’altra la somministrazione on-line.

Il prof. Claudio Engheben è uno dei fautori delle prove on-line: “Scaricare la Prova Invalsi, fotocopiarla, correggerla, richiede tempo e denaro (tre prove per allievo in una scuola di media grandezza richiedono 140.000 fotocopie). Una soluzione può essere quella di trasformare la Prova Invalsi in Prove Invalsi On Line. I ragazzi possono compilarla al computer e vedere la correzione subito dopo aver finito la prova. L’ideale è lavorare con una piattaforma tipo Moodle che oltre a mostrare le risposte esatte agli allievi inserisce automaticamente voti e punteggi nel registro dell’insegnante insieme a tutti dati. L’insegnante sa così cosa ogni allievo ha risposto ad ogni domanda e può avere anche tantissime statistiche”. Ma “La progressiva informatizzazione dello svolgimento delle prove” nel corso del trienno non è già prevista dalla direttiva ministeriale?
C’è forse molto da riflettere per far sì che tutta la ponderosa macchina delle prove Invalsi diventi effettivamente uno strumento utile ad apportare miglioramenti ai livelli d’apprendimento degli alunni e non resti “la misurazione” ogni anno effettuata di fatto senza conseguenze e fine a sé stessa. Ad abolire tout court le prove come sostengono non pochi, potrebbe comunque significare buttar via l’acqua del bagno insieme al bambino.

Giovan Battista Puglisi
Direttore Editoriale della “Letterina”
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