Scorie nucleari: anche a Trapani il NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi

Manifestazione NO deposito scorie. Ciminnisi (M5S): "Auspichiamo presa di posizione di maggioranza e Governo di centrodestra".  La deputata ARS Cinqustelle Cristina Ciminnisi presente, unitamente alla coordinatrice Territoriale del M5S Francesca Trapani, alla manifestazione contro le scorie nucleari avvenuta a Trapani. Trapani, 2 maggio 2024  – "Come abbiamo già fatto a Segesta, anche a Trapani, oggi abbiamo manifestato il nostro NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi nei nostri territori. Come MoVimento 5 Stelle Sicilia, lavoreremo perché l’ARS approvi la mozione affinché Trapani e Calatafimi non diventino la pattumiera d’Italia. Ci preoccupa il fatto che non abbiamo ancora ascoltato un NO altrettanto deciso da parte della maggioranza di centrodestra, né da parte del Governo Regionale. Al contrario, sembrano giungere da autorevoli rappresentanti del territorio preoccupanti voci di 'disponibilità a valutare' le 'opportunità economiche'.

STIPENDI DORO A DIRIGENTI E BUROCRATI: UNA QUESTIONE MORALE

Ridurre gli stipendi dei dirigenti regionali e dei superburocrati dell’ARS: non è soltanto un problema di ri-sparmio della spesa pubblica, bensì di giustizia per porre riparo ad una situazione vergognosa
Palermo, 05/06/2014 - Alcuni decenni fa, a pochi anni dall’istituzione delle regioni, mi colpì la dichiarazione di un politico, già ministro del governo di Roma, Fiorentino Sullo che osservava che i fondi stanziati per le regioni servivano più a mantenere i dipendenti che a creare opportunità di sviluppo.

 Alcuni mesi fa su questa rivista avevamo denunciato l’assurdità delle situazioni relative agli stipendi dei dirigenti della Regione Sicilia e di settori della dirigenza statale. Dopo che per gli statali è stato posto il limite di 250.000 euro lordi annui, per quelli dei regionali e per quelli dell’Assemblea Regionale Siciliana i nodi sono venuti adesso al pettine. Il presidente Crocetta ha imposto la riduzione degli stipendi dei dirigenti regionali individuando il tetto massimo annuo a 160.000 euro lordi. Adesso toccherà ai dirigenti dell’ARS che in alcuni casi sembra che percepiscano cifre sbalorditive. La cosa curiosa è che non è facile sapere esattamente le cifre comprensive di indennità varie: c’è chi sostiene che il segretario dell’ARS riceve compensi superiori a quelli del presidente degli Stati Uniti.

Il presidente Crocetta ha sostenuto di recente che “all’ARS ci sono retribuzioni di 650.000 euro all’anno … tagliati gli stipendi della Regione, adesso tocca all’ARS. Sono convinto che il presidente Ardizzone e il consiglio di presidenza faranno proprie le indicazioni nette che vengono dal governo e parlamento”. Come non essere d’accordo in tale materia col presidente Crocetta? Anche le segreterie regionali dei sindacati confederali sembrano essere in sintonia con chi sostiene la necessità di una sostanziosa riduzione in nome del risparmio: riteniamo però che non sia soltanto una questione di risparmio, sebbene i tagli agli sperperi rispondono ad un’esigenza sia dell’Ente Regione sia dell’intera comunità, bensì che sia innanzitutto una questione di giustizia e che bisogna pertanto mettere fine ad una situazione vergognosa.

Lo stipendio di un maestro elementare, a cui viene affidato il delicato compito della crescita umana e culturale dei bambini, si aggira intorno ai 25.000 euro lordi annui; quello di un dirigente scolastico (dirigente statale dell’area V) rasenta i 50.000 euro lordi: se sono rispondenti le valutazioni di Crocetta, un preside, con le sue competenze, il suo carico di lavoro e le sue responsabilità, percepisce un dodicesimo della retribuzione di un alto burocrate dell’ARS, un maestro appena un ventiquattresimo. C’è un divario eccessivo e intollerabile tra gli stipendi percepiti nei vari settori della pubblica amministrazione e quelli dei dirigenti regionali compresi quelli dell’ARS che sembrano vivere, in modo autoreferenziale, in un mondo a parte e non in una regione dove da una parte imperversa la disoccupazione a livelli mai raggiunti prima e dall’altra chi trova un’occupazione nel settore privato, per lo più precaria, deve accontentarsi di essere sottopagato e in nero per giunta, con retribuzioni che si avvicinano sempre di più a quelle percepite dagli operai in Polonia o in Romania. Viene da chiedersi: cosa hanno fatto per la Sicilia in settanta anni di autonomia politici e dirigenti regionali per meritare compensi stratosferici? Forse che abbiamo assistito ad uno sviluppo economico e sociale dell’isola?

Forse che abbiamo visto un progresso significativo nella realizzazione di infrastrutture, nella costruzione di strade, nel miglioramento di servizi, nel miglioramento della rete ferroviaria che invece di essere potenziata negli ultimi anni è stata in parte smantellata. La situazione della ferrovia in Sicilia è emblematica del fallimento delle politiche regionali, malgrado la Regione abbia contribuito nel tempo a finanziare progetti delle Ferrovie dello Stato. Un recente servizio del TG3 faceva osservare come per andare in treno da Agrigento a Catania, occorrono circa cinque ore e che tra non molto le corse saranno sospese perché i pendolari preferiscono utilizzare ovviamente le loro auto anziché utilizzare i mezzi pubblici. Anche i collegamenti ferroviari tra Palermo a Catania, le due principali città siciliane, prevedono circa cinque ore contro le due di un’auto o di un pullman. Per andare da Palermo a Trapani in treno secondo gli orari ufficiali occorrono, come cent’anni fa, da 2 ore e 12 minuti col diretto a 3 ore e 45 dei treni locali: in auto basta un’ora.

E che dire del settore della formazione professionale se non che, tra scandali, denunce e processi in atto, è allo sfascio? Nei giorni successivi alla festa della Repubblica, l’on. Ruggirello, capo del collegio dei deputati questori, presenterà ai sindacati di categoria, che per voce di Rosario Miccichè si mostrano alcuni perplessi se non contrari, il piano di riduzione degli stipendi dei superburocrati dell’ARS, mentre giovedì 5 giugno l’aula dovrebbe trasformare in legge l’accordo sulla riduzione, entro il tetto di 160.000 euro l’anno, degli stipendi dei dirigenti regionali. Se si andrà nella giusta direzione, sarà almeno un segnale di parziale ravvedimento e di parziale risarcimento.

Giovan Battista Puglisi
Asasi

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