Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

ATTILIO MANCA: CHI L'HA UCCISO, QUALCUNO PAGHERÀ PRIMA O POI?

22/09/2014 - Avevo 19 anni; mi trovavo a Palazzo dei Leoni, a Messina, dove si era conclusa una kermesse artistica di 5 giorni assieme a tanti compagni e compagne: c’era Marlene, c’era Stefano, c’era Giada, c’era Tonino, c’erano i compagni di lotta: c’era la voglia di riscatto. La conferenza stampa conclusiva era prevista per le 17. Ad un tratto si fece strada fra quella discreta folla di giornalisti, curiosi e sostenitori, una donna dai capelli grigi. Una donna a modo. Una donna straziata. Immediatamente mi chiesi chi fosse. Non tardai a scoprire che si trattava di Angela Manca, la madre dell’urologo Barcellonese ucciso dallo stato e dall’antistato per essere entrato in contatto col boss Bernardo Provenzano e averlo operato nel famoso viaggio a Marsiglia. Un intervento alla prostata; un intervento effettuato per via laparoscopica, tecnica messa a punto dal luminare siciliano.

Ascoltando le parole di quella donna quel giorno si accese una scintilla. Fui pervaso da una rabbia, da una grinta non indifferenti che mi portarono a dire: ma se Attilio fosse mio fratello?

E, in effetti, quel giorno, Attilio diventò mio fratello. Nacque l’Associazione Peppino Impastato e per me, Attilio, ha sempre rappresentato un Peppino della modernità. In effetti ci volle molto tempo affinché la memoria del giovane attivista di Cinisi potesse trovare il giusto spazio nella storia.

Su Attilio ho già scritto; tanto. La storia, ormai, è sulla bocca di tutti: tv, radio, giornali, opuscoli, libri. Ma adesso il corso delle cose sembra cambiare. Giuseppe Setola, appartenente al clan dei casalesi, killer e pentito, ha rilasciato una testimonianza che potrebbe portare alla riapertura del caso Manca, archiviato più e più volte dalla Procura di Viterbo che, evidentemente, sa negare l’evidenza con una naturalezza riluttante. Già, perché per i più il giovane Attilio si sarebbe ucciso da solo; però non si sa come. Overdose dicono; ma non si riescono a spiegare i segni di strangolamento, il setto nasale deviato, la presenza di arnesi da sala operatoria nella stanza, la pozza di sangue nella quale è stato ritrovato il corpo, l’accurata pulizia di tutta la casa… e la li sta continua. Suicidio. Il magistrato lo dice. Quello stesso magistrato che dovrebbe riuscire ad immedesimarsi nella mente di una madre, di un padre, di un fratello che sanno, che vogliono sapere e che chiedono giustizia.

I pm palermitani Tartaglia e Di Matteo dovranno ora ascoltare le rivelazioni di Setola che potrebbero dare un corso totalmente diverso alla vicenda, restituendo la memoria di una giovane eccellenza messinese, ucciso dall’antistato e dallo stato. La tesi del suicidio montata ad arte oggi non regge più. E non regge per delle motivazioni fin troppo ovvie: innumerevoli mancanze nella conduzione delle indagini, nella ricostruzione della scena del delitto. Particolari rilevanti volutamente obliati e non tenuti in considerazione.

Lo stesso Attilio era l’unico specialista a saper operare il tumore alla prostata per via laparoscopica, e come emerge da tanti scritti sulla latitanza di Bernardo Provenzano, a firma di illustri giornalisti del panorama intellettuale di questa Serva Italia, la degenza del boss durò solo qualche giorno. Conseguenza resa possibile solo da un intervento effettuato nell’innovativa modalità messa appunto dal giovane urologo messinese; quello stesso urologo che si sarebbe suicidato utilizzando una siringa di eroina sulla quale sono sparite le impronte digitali (?).

La ricostruzione del caso Manca? Un’immagine chiara come un puzzle completo: facile da terminare se non fossero stati rubati i pezzi chiave per offuscare le menti e violentare la verità.

Voglio solo esprimere una considerazione: il corso delle cose sembra cambiare e l’epilogo di questa triste vicenda pare giungere al termine. Ma l’interrogativo costante che mi pervade la mente è il seguente: chi ha ucciso Attilio Manca?

Di certo a questa domanda sono i genitori che hanno provato a dare una risposta; il fratello Gianluca, gli avvocati Ingroia e Repici, i suoi amici, tutti quelli che sin da subito non hanno asserito che Attilio fosse solo uno sporco drogato, infangandone la memoria e distruggendo la vita di due guerrieri instancabili che sono Angela e Gioacchino.
Io mi chiedo: per tutto questo, qualcuno pagherà prima o poi? O rimarrà un delitto impunito come molte pagine di storia tragiche di questo stato barzelletta che è l’Italia? Ed arrivati a questo punto pretendiamo di sapere chi ha ucciso Attilio Manca. Pretendiamo di sapere i nomi di tutti. Pretendiamo di sapere perché la procura di Viterbo ha archiviato con estrema facilità tutte le istruttorie sul caso bollando il tutto con una parola che, oramai, è diventata credibile quanto il sole a mezzanotte: suicidio.

Si, è la società suicida. È la società che si sta avviando verso una strada senza ritorno: quella stessa società che non comprende che la verità, spesso, è meglio tenerla nascosta.
Oggi pretendiamo di sapere. Oggi pretendiamo di conoscere la verità. Oggi pretendiamo di conoscere i nomi e i cognomi di chi ha negato la vita ad un luminare che ha avuto la colpa di trovarsi in qualcosa di più grande di lui. Penso ad Attilio. Penso a come avrà vissuto gli ultimi giorni della sua vita, pervaso da quel sentimento triste e sovente che da che mondo è mondo ha un nome lampante che fa tramare le corde del nostro essere: il DUBBIO.
Non un’altra Piazza Fontana, non un’altra Stazione di Bologna.

La domanda adesso è una sola, da scrivere a caratteri cubitali nella mente di chi, fino ad ora, ha dubitato:

Chi ha ucciso Attilio Manca?

… e nessuno troverà pace fino a quando non sarà data una risposta a questa domanda.
Assieme a tutti voi al servizio della verità; in lotta per rendere giustizia ad Attilio.

Attilio sei tu, sono io.

Attilio è mio fratello.

SONNY FOSCHINO

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