Scorie nucleari: anche a Trapani il NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi

Manifestazione NO deposito scorie. Ciminnisi (M5S): "Auspichiamo presa di posizione di maggioranza e Governo di centrodestra".  La deputata ARS Cinqustelle Cristina Ciminnisi presente, unitamente alla coordinatrice Territoriale del M5S Francesca Trapani, alla manifestazione contro le scorie nucleari avvenuta a Trapani. Trapani, 2 maggio 2024  – "Come abbiamo già fatto a Segesta, anche a Trapani, oggi abbiamo manifestato il nostro NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi nei nostri territori. Come MoVimento 5 Stelle Sicilia, lavoreremo perché l’ARS approvi la mozione affinché Trapani e Calatafimi non diventino la pattumiera d’Italia. Ci preoccupa il fatto che non abbiamo ancora ascoltato un NO altrettanto deciso da parte della maggioranza di centrodestra, né da parte del Governo Regionale. Al contrario, sembrano giungere da autorevoli rappresentanti del territorio preoccupanti voci di 'disponibilità a valutare' le 'opportunità economiche'.

‘COMITATO 3 OTTOBRE’: PERCHÈ ABBIAMO DECISO DI LASCIARE IL DIRETTIVO E L’ASSOCIAZIONE

Lettera aperta di Laura Biffi, Paola La Rosa, Simone Nuglio, Fabio Sanfilippo e Alice Scialoja del ‘Comitato 3 ottobre’: “L’obiettivo era quello di far approvare dal Parlamento una legge che istituisse il 3 ottobre di ogni anno la Giornata della memoria e dell’accoglienza. Abbiamo deciso di lasciare il direttivo del Comitato e la stessa associazione con una lettera pubblica per il rispetto che dobbiamo a noi stessi e alle tante persone che in questi mesi hanno sostenuto e condiviso le iniziative”
Lampedusa - Roma, 13 settembre 2014 - Quando – un anno fa – con altri cinque compagni di viaggio abbiamo dato vita al Comitato 3 ottobre, ci siamo posti come primo obiettivo quello di far approvare dal Parlamento una legge che istituisse il 3 ottobre di ogni anno la Giornata della memoria e dell’accoglienza. Al contempo abbiamo posto la questione del riconoscimento delle vittime della strage, identificazione possibile solo attraverso la comparazione del Dna. E ci siamo subito messi al lavoro per organizzare – comunque – la prima Giornata della memoria e dell’accoglienza, per non dimenticare e per dare dignità alle vittime e ai familiari ai quali era stato negato persino il diritto a un funerale.

A un anno di distanza dalla strage la proposta di legge – che non prevede spese – giace in qualche cassetto della Camera dei Deputati, nonostante l'impegno dei parlamentari Beni, Chaouki e Realacci primi firmatari.

A un anno di distanza le vittime senza nome continuano a essere tali, identificate da un numero. Non sono ancora state stabilite le procedure per il prelievo e la comparazione del Dna al fine di arrivare a un riconoscimento certo. Solo recentemente sono stati assunti impegni per arrivare quantomeno alla definizione di un protocollo. Ma decine di familiari ancora oggi non hanno un luogo dove piangere i propri cari.

Volevamo – avremmo voluto – che il 3 ottobre 2014 a Lampedusa si potesse stare tutti in silenzio, uniti nel ricordo e in una preghiera comune a tutte le religioni. Volevamo evitare le strumentalizzazioni e le passerelle politico-istituzionali e per questo in questi mesi abbiamo ripetuto l'appello al silenzio nel giorno dedicato alla commemorazione delle vittime del naufragio del 3 ottobre.

Perché pensiamo che ci sia un tempo e un luogo per ogni cosa. Questa era ed è la nostra idea di Comitato 3 ottobre. Un’idea evidentemente non condivisa dall’intero gruppo dirigente visto che – apprendiamo – il Comitato parteciperà a un dibattito-convegno proprio il 3 ottobre a Lampedusa con esponenti politici e istituzionali, contraddicendo lo spirito del movimento e negando il senso profondo della memoria e del ricordo. E apprendiamo anche che il 3 ottobre non sarà possibile fare quel rito comune che avevamo immaginato come momento altamente significativo dell’intera giornata di commemorazione. Due fatti che in un sol colpo svuotano di significato la giornata del 3 e tradiscono l’idea di Comitato che abbiamo.

Per questo abbiamo deciso di lasciare il direttivo del Comitato e la stessa associazione. Lo facciamo con una lettera pubblica per il rispetto che dobbiamo a noi stessi e alle tante persone che in questi mesi hanno sostenuto e condiviso le iniziative del Comitato per il diritto all’accoglienza. Un diritto nel quale crediamo profondamente e per il rispetto del quale continueremo a impegnarci.

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