Via il cognome del padre: trapanese ottiene quello della madre e il TAR condanna la Prefettura di Trapani

Via il cognome paterno, giovane trapanese ottiene quello della madre. Il TAR condanna la Prefettura. Un giovane della provincia di Trapani ha vinto la sua battaglia legale contro la Prefettura, ottenendo il diritto di sostituire il cognome del padre con quello della madre.  18/10/2025 - Il Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R. Sicilia – Palermo), con sentenza del 16 ottobre 2025, ha dichiarato la cessazione della materia del contendere dopo che la Prefettura ha fatto marcia indietro, ma ha anche inflitto una dura condanna al pagamento delle spese processuali all'amministrazione. La vicenda ha inizio nell'ottobre 2021, quando il giovane inoltra l’istanza per la modifica del cognome.  La risposta, tuttavia, arriva solo nell’aprile 2023, con un decreto di rigetto da parte della Prefettura di Trapani, che motivava la decisione sottolineando il "carattere eccezionale" del cambiamento, ammesso solo in presenza di "situazioni oggettivamente rilevanti" e "...

MESSINA, LOTTA AL LAVORO NERO: 18 VERIFICHE, 8 LAVORATORI IN NERO, MIGLIAIA DI DISOCCUPATI

Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro
Nucleo Ispettorato del Lavoro di Messina
Lotta al lavoro nero: in pochi giorni 18 verifiche, trovati 8 lavoratori in nero, sospese 2 attività imprenditoriali , sanzioni amministrative per € 35.100
Messina, 2 ottobre 2014 - I militari del nucleo Carabinieri ispettorato del lavoro di Messina, nell'ambito di servizi finalizzati al contrasto del fenomeno del lavoro nero, d’intesa con il dirigente della direzione territoriale del lavoro di Messina, hanno, negli ultimi 15 giorni, sottoposto a controllo complessivamente diciotto aziende tra esercizi pubblici ed attività commerciali varie, rilevando complessivamente la presenza di otto lavoratori privi di alcuna tutela assicurativa e previdenziale, ovvero completamente “in nero”.

Avendo riscontrato una percentuale di lavoratori in nero superiore al 20% della forza lavoro presente, i militari hanno intimato la sospensione dell’attività imprenditoriale di due delle ditte ispezionate, come previsto dal testo unico 81/2008 a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Certi datori di lavoro continuano ad approfittare dello stato di necessità del lavoratore subordinato che – specie in questi tempi di difficoltà economiche – accetta di lavorare in nero pur di lavorare con i conseguenti immaginabili rischi oggi in caso d’infortunio e domani all’atto del pensionamento quando l’inps non riconoscerà la giusta pensione, non ritrovando i versamenti contributivi.

In altra provincia siciliana, il comparto carabinieri per la tutela del lavoro opera con successo, grazie alla collaborazione dei lavoratori, nel mettere di fronte alle proprie responsabilità alcuni imprenditori che, approfittando di tale stato di bisogno, impongono la restituzione di parte della retribuzione, configurando così il reato di estorsione. Negli ultimi tempi sono stati arrestati tre imprenditori con questa accusa , i lavoratori sono stati seguiti ed hanno conservato il loro posto di lavoro.

Tornando alle attività in Messina sono state contestate sanzioni amministrative per complessivi euro 35.100,00 per la presenza dei lavoratori “in nero”. I datori di lavoro sospesi, per la riapertura delle attività hanno dovuto ottemperare alle prescrizioni irrogate dai militari, nonché regolarizzare i dipendenti in nero, versando l'importo complessivo di euro 3.900,00 e, successivamente, dovendo versare i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori non corrisposti.

L’attività ispettiva continuerà anche nei prossimi giorni, con la variazione degli obiettivi, al fine di garantire la massima equità in ogni settore, per contrastare il fenomeno in questione che comporta, com’e’ noto, conseguenze negative al tessuto socio economico della provincia e nazionale, nonché dirette ripercussioni dannose sui profili previdenziali e di sicurezza di ogni singolo lavoratore.

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