Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

PASOLINI: L’ASSASSINIO ECCELLENTE DEL POETA CHE SAPEVA TROPPO

“Voglio ricordare il suo senso di libertà. Voglio ricordare la grandezza di un poeta e la grinta di un guerriero. Voglio rimembrare il pensiero avanguardistico di un uomo troppo scomodo per questa Italia di mercanti e servi. Non voglio ricordare l'Uomo Pasolini... voglio ricordare il Libero Pensatore. Le sue parole sono nel vento!”

02/11/2014 - 2 novembre 1975 … 39 anni fa: Pier Paolo Pasolini, ultimo poeta del novecento italiano, viene trovato morto all’Idroscalo di Ostia. Tante bugie, depistaggi, occultamento di prove; un processo montato ad arte con l’intento di uccidere Pasolini per la seconda volta. Una sentenza scandalosa, pronunciata il 26 aprile del 1979 con la quale la corte di Cassazione sentenzia in via definitiva che “Pasolini fu ucciso da Pino Pelosi. Punto e basta”.

Ma chi era Pasolini? Oggi, per convenzione o per convenienza, diventa scomodo parlare o ricordare il più grande poeta della storia della letteratura italiana. Poeta che fu scrittore, regista, attore, sceneggiatore, critico e politico. Un uomo di cultura, a trecentosessanta gradi, come pochi del resto.
Oggi ricorre l’anniversario della morte di un uomo troppo avanti per i suoi tempi. Il pensiero avanguardistico dell’Uomo Pasolini fu la causa del suo stesso martirio, messo a punto da coloro che vedevano in lui la spina nel fianco per eccellenza; un intellettuale scomodo, che aveva avuto il coraggio di andare controcorrente; che aveva avuto il coraggio di scandalizzare i moralisti, per scuotere le coscienze intellettuali di un’Italia troppo soggiogata dai media e dal malaffare. Tutto questo Pasolini lo denunciò a viso scoperto, grazie a pellicole immortali che hanno fatto la storia del cinema mondiale; grazie a dei libri diventati oggi best seller.

Egli sapeva; e sapeva troppo. Sapeva ciò che non doveva sapere e per questo gli è stata tolta la vita. Sono tante le domande che oggi ci si pone innanzi alla brutalità con la quale fu tolta la vita al Sommo Poeta; e altrettante le supposizioni e le deduzioni che ne scaturiscono: lo stato? La politica? Gli estremismi extraparlamentari? Chi c'è dietro l'omicidio Pasolini? Chi ha comandato la sua morte? Chi ha dato l'ordine di mettere per sempre a tacere una delle voci culturali più autorevoli di questa misera landa di terra chiamata Italia?

39 anni fa … ma nessuno può e deve saperlo. Non c'è data la possibilità di conoscere, anche se è sotto gli occhi di tutti. Ma intanto i posteri devono conoscere la verità di stato: Pasolini era un pedofilo, deviato, frocio, malato, sodomita, sadico, bugiardo, comunista merdoso, psicopatico; questo è quello che hanno donato alla memoria colettiva.

Già, perché per la giustizia italiana Pasolini è e rimane l'adescatore di adolescenti morto soffocato dalla lussuria. Il pervertito che, per non accontentarsi di un celere bocchino in macchina, scese dall'auto, la gloriosa Alfa Romeo Giulia GT 2000, con lo scopo di sodomizzare Pino Pelosi all'Idroscalo di Ostia. Pino, soprannominato poi “La Rana”, avrebbe ucciso Pierpaolo Pasolini con un pezzo di legno fradicio senza che egli reagisse, per poi calpestarne il corpo con la sua stessa auto.
Questo quello che, secondo gli inquirenti, sarebbe accaduto.
Ma la verità è un’altra: Pierpaolo Pasolini è stato assassinato; assassinato dai Poteri Forti. Dove è finito l’appunto ventuno del romanzo Petrolio? Chi ha rubato le bobine di pellicola del suo ultimo film “Salò e le 120 giornate di Sodoma”, ultima glorioso capolavoro del Grande Poeta? Tutte prove e indizi che gli inquirenti hanno omesso. La storia vuole che quella sera, tra l’uno e il due novembre del 1975, Pasolini si fosse recato all’Idroscalo a seguito di una telefonata nella quale veniva comunicato il ritrovamento della pellicola rubata. Pasolini si recò a quell’appuntamento con l’intento di recuperare il materiale trafugato ignorando che avrebbe incontrato il suo Destino. Brutalmente picchiato, con violenza inaudita, sicuramente da più persone, e poi ucciso con la sua stessa auto, sotto gli pneumatici in corsa che segnarono dei solchi per tutta la fanghiglia dell’Idroscalo.

Ma tutto questo agli inquirenti non importò. La stessa mattina del 2 novembre, mentre Ninetto Davoli, amico e confidente del Poeta Pasolini, si recò sul posto per riconoscere il cadavere, dei bambini giocavano a palla accanto al corpo senza vita di Pierpaolo, nel pieno disinteresse delle forze dell’ordine presenti nel loco. Qualche ora dopo l’arresto di un pischello; un ragazzetto chiamato Pino che, nella paura e nel terrore, dichiarò di aver ucciso Pasolini con un pezzo di staccionata fradicia e di essere fuggito per la paura. Il giovane, però, non presentava nessun ematoma; nessuna ferita. Era come se Pasolini avesse accusato i colpi senza reagire. È chiaro che qualcosa non va, ma per lo stato era molto più semplice fa valere la tesi del Poeta pederasta ucciso da una delle sue stesse prede. Facile mettere un punto a tutto come “lite tra froci”.

Risuonino oggi nella mente di questa serva Italia le parole di Moravia al funerale di Pierpaolo Pasolini: “Qualsiasi società sarebbe stata contenta di avere Pasolini tra le sue file. Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Benché fosse uno scrittore […] aveva un’attenzione per i problemi sociali del suo paese, per lo sviluppo di questo paese. Un’attenzione diciamolo pure patriottica che pochi hanno avuto. Tutto questo l’Italia l’ha perduto, ha perduto un uomo prezioso che era nel fiore degli anni. Ora io dico: quest’immagine che mi perseguita, di Pasolini che fugge a piedi, è inseguito da qualche cosa che non ha volto e che è quello che l’ha ucciso, è un’immagine emblematica di questo paese. Cioè un’immagine che deve spingerci a migliorare questo paese come Pasolini stesso avrebbe voluto”.

Oggi diventa fondamentale aprire nuovi orizzonti sull’uccisione di Pierpaolo Pasolini. Gli Italiani devono pretendere la verità su questo ennesimo omicidio occultato da uno stato che diviene carnefice e boia all’occorrenza. Pasolini era un uomo scomodo non soltanto nel panorama politico e intellettuale del Paese, ma anche e soprattutto nel mondo della sinistra italiana. Egli aveva, infatti, profetizzato la putrefazione dei nostri giorni, denunciando la promiscuità tra cattolicesimo e comunismo, detta trasversalità, che sarebbe stata causa dell'ipocrisia del potere. Pasolini; l’uomo che sapeva troppo.

Lo ricordo come fosse una delle cose più care che ho al mondo. Le sue profezie oggi riecheggiano gagliarde e fiere in questa Italia che ha bisogno di giustizia a verità; che ha bisogno di sapere, di conoscere. In questa Italia ove, giorno dopo giorno, la lista degli omicidi di stato si allunga sempre più, sotto lo sguardo inerme di un popolo troppo pigro per puntare la riscatto: Piazza Fontana, la Stazione di Bologna, l’Italicus, DI Mattei, Pierpaolo Pasolini, Paolo Borsellino, Attilio Manca, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, eccetera, eccetera, eccetera.

Ed è questa la nostra Italia; l’Italia ove la libertà si paga a caro prezzo. Ove vi è uno stato che punisce chi sbaglia, ma resta impunito se a sbagliare è lui stesso. Sacrificare pochi per il bene di molti? No, sacrificare pochi per il bene dei soliti noti; per mantenere questo status quo vergognosamente ripugnante a vantaggio di sette e lobby massoniche e sionistiche a discapito di un popolo sovrano solo su una carta costituzionale con la quale, ormai giornalmente, ci si pulisce il culo a discapito di chi muore. Questa è l’Italia.

Ed oggi, nel ricordo dell’immortale Poeta, è opportuno affermare con convinzione che fino a quando le sue parole riecheggeranno fiere e decise nella mente dei posteri, egli non sarà morto invano. Fin quando le sue parole saranno marchiate a fuoco nella mente delle nuove generazioni, Pasolini sarà vivo.

Sonny Foschino

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