Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

"MAFIA CAPITALE" A L’ARENA DI GILETTI: “CI VOLEVANO I PRESTIPINO E I PIGNATONE PER DIRE BASTA ALLA CORRUZIONE A ROMA”

A "L'Arena di Giletti" la "politica dell'emergenza che genera appalti senza gara e senza trasparenza", come raccontava già nel 2009 Emilio Casalini. Umberto Croppi denuncia un'altra cena, tra destra e sinistra: il "patto della carbonara" per le nomine dell'Ama 2012. “Ci volevano i Prestipino e i Pignatone per scoperchiare il pentolone e mettere a nudo il marcio della politica romana!, afferma Massimo Giletti. Nella puntata la cosiddetta “Mafia capitale”, lo scandalo degli scandali che vede coinvolta la politica romana: "quella che è riuscita a corrompere perfino la mafia", ha chiosato Umberto Croppi, ex assessore della giunta dell’allora sindaco Alemanno. Ma per il sindaco di Roma, Ignazio Marino: "Roma non è mafiosa, è città di persone perbene. Non vedo motivi per azzerare la giunta"

Roma, 07/12/2014 – “Ci volevano i Prestipino e i Pignatone per scoperchiare il pentolone! Per metter
e a nudo il marcio della politica romana!”. Così Massimo Giletti ha interloquito con i suoi ospiti nella puntata odierna de L’Arena di Domenica In in onda dalle ore 14 su Rai1. Tema della puntata la cosiddetta “Mafia capitale”, lo scandalo degli scandali che vede coinvolta la politica romana, "quella che è riuscita a corrompere perfino la mafia", come ha chiosato Umberto Croppi, ex assessore della giunta dell’allora sindaco Gianni Alemanno, pure lui coinvolto nella gravissima faccenda corruttiva che in questi giorni tiene banco sulla stampa italiana e di mezzo mondo.

Ospiti in studio i giornalisti Luisella Costamagna e Salvatore Tramontano, Laura Puppato del Partito Democratico e Maurizio Gasparri di Forza Italia, Massimo Giletti è stato il vero mattatore di una puntata incandescente, per molti versi indisponibile ad accettare le solite schermaglie tra destra e sinistra, in un momento tanto grave della vita politica italiana, in cui gli scandali e la trasversalità della corruzione determinano indignazione, rabbia e sconforto.

Luca Gramazio, capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, indagato per corruzione. Un pranzo di buon auspicio con al tavolo dei commensali Salvatore Buzzi, l’uomo delle cooperative che dal 2008 al 2013 ha portato il bilancio per l’accoglienza dei rom e degli immigrati da 20 a 58 milioni circa. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, del quale sono state chieste da più parti le dimissioni: non proprio una normalissima cena di lavoro, per alcuni.  L’inchiesta, condotta dalla Procura della Repubblica di Roma, è più che clamorosa.

Attorno a quel tavolo, nel 2010, politici di destra e sinistra, manager, dirigenti, esponenti di clan e perfino Giuliano Poletti, quello che in seguito sarebbe diventato ministro del governo Renzi, ministro del Lavoro e prima di allora dirigente della Lega Coop. Il ministro Poletti - tuttavia - non è indagato, nè coinvolto nell’inchiesta su "Mafia capitale", ma figura solo nella foto incriminata che sta facendo il giro del mondo, sui giornali e sul web.

Dove la politica ha fallito, si è mostrata debole, assente o acquiescente; dove la politica non ha saputo scoperchiare il pentolone della corruzione è riuscito un pull di magistrati ‘doc’, quelli cui Massimo Giletti ha fatto specifico riferimento, citando "i Prestipino e i Pignatone", come il giornalista-conduttore Massimo Giletti ha espressamente detto.

Giuseppe Pignatone, classe 1949, nato a Caltanissetta, procuratore della Repubblica di Roma dal 19 marzo 2012. Figlio di Francesco Pignatone, deputato della Democrazia Cristiana negli anni '50, in Magistratura dal 1974. Pretore a Caltanissetta nel 1977, alla Procura della Repubblica di Palermo come sostituto procuratore; collaboratore di Piero Grasso, allora Procuratore capo di Palermo ed ex Procuratore nazionale antimafia. Pignatone a Palermo negli anni '80 ha incriminato Vito Ciancimino ex sindaco di Palermo, poi condannato per Mafia. Negli anni 2000 il dott. Pignatone mette sotto indagine Totò Cuffaro, allora Presidente della Regione Siciliana, poi condannato definitivamente a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra; coordina le indagini che hanno portato all'arresto del superlatitante Bernardo Provenzano.

Nel 2008 il dott. Giuseppe Pignatone è stato nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura Procuratore capo di Reggio Calabria, dove continua la sua attività contro la criminalità organizzata assestando numerosi colpi alla 'Ndrangheta, essendo pure a capo della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

Con lui, nello stesso pull che portò in galera Bernardo Provenzano c’è un ex ragazzo di Gioiosa Marea, in provincia di Messina: Michele Prestipino. Uno che guarda il mare e pensa che sia la cosa più bella cui un uomo possa aspirare e confidare la propria gioia di vivere, la propria rabbia, la propria indignazione. Prestipino è un altro siciliano indisponibile ad assistere inerme al disfacimento del Paese dello Stato. Ed assieme al Procuratore Pignatore e all’intero pool della Procura romana assesta il colpo di grazia al sistema corruttivo mafioso che ha portato in galera nomi grossi della malavita romana, della politica e del faccendierato romano.

C’è un gioiosano di Gioiosa Marea, il dott. Michele Prestipino, dietro l’operazione senza precedenti che ha tolto il coperchio su decenni di affari sporchi e malavita a Roma "capitale", nel senso del capitale economico, delle montagne di denaro in gioco nella vicenda. Il dott. Michele Prestipino, procuratore aggiunto a Roma (il plenum del Csm gli ha conferito il nuovo incarico all’unanimità) è tornato così a fare nuovamente il “vice” del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, già assieme nell’ufficio requirente di Reggio Calabria.

Michele Prestipino, nato a Gioiosa Marea (Messina) il 18 febbraio 1957, è il magistrato della Procura antimafia di Palermo che assieme alla collega Marzia Sabella e al Procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, ha fatto arrestare Bernardo Provenzano, l’11 aprile del 2006, dopo più di 40 anni di latitanza. Prestipino, già sostituto procuratore all’Antimafia di Palermo, una vita sotto scorta, con l’allora procuratore-capo Piero Grasso seguì indagini assai scottanti, tra cui quella sullo “scandalo delle «talpe» in Procura, le indagini sulle connessioni tra mafia, politica e sanità. Prestipino fu tra i primi (o il primo) ad ammettere la costituzione come parte civile di associazioni di tutela del patrimonio artistico e ambientale, come Italia Nostra e WWF.

Prestipino è autore del volume "Il Codice Provenzano, con il giornalista Salvo Palazzolo.
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Da Twitter:

Dobbiamo dire grazie agli uomini del #Ros dei Carabinieri e a 4 magistrati dell'inchiesta #MafiaCapitale
Maurizio Gasparri ‏@gasparripdl 27 min27 minuti fa
il personaggio di Buzzi ha fregato persino Scalfaro che gli diede la grazia #MafiaCapitale staff #larena @forza_italia @ArenaGiletti

Ivan Lo Bello ‏@Ivanlobello1 34 min34 minuti fa
#MafiaCapitale Emerge un problema macroscopico di selezione classe dirigente politica,che rischia di legittimare l'intero sistema politico

1. titti romano ‏@tittiromano1 30 min30 minuti fa
@ArenaGiletti il siciliano citato è cresciuto con la filosofia di Borsellino:"mafia e politica poteri forti o ci si accorda o si combatte"

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