Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

CAPO D’ORLANDO, USURA E CONDOMINIO BATTAGLIE PERSE NELLA CITTÀ DELL’ANTIRACKET

Capo d'Orlando città civilissima e agognata, una squadra di basket in serie A, un sindaco che molti centri della Sicilia vorrebbero. Sede del museo Villa Piccolo, qua Tano Grasso e i commercianti hanno ‘scritto’ la storia della ribellione al pizzo e al racket. Eppure, nella patria dell’antiracket, sono l’usura e il condomino a non avere subito la stessa sorte del pizzo. L'usura e il condominio rappresentano due battaglie da affrontare e vincere nella città di Lucio Piccolo e Tomasi di Lampedusa

10/01/2015 - Capo d'Orlando, 13.000 abitanti, città civilissima e agognata, tra le mete più ambite dell’intera provincia di Messina, in Sicilia. Una squadra di basket in serie A. Un sindaco, Enzo Sindoni, eletto, rieletto e ancora eletto, che molti centri della Sicilia vorrebbero. Sede del museo Villa Piccolo, casa di poeti e grandi letterati, dove visse Lucio Piccolo e Giuseppe Tomasi di Lampedusa vi scrisse un bel po’ de Il Gattopardo. Gino Paoli sulla spiaggia della baia di San Gregorio scrisse Sapore di sale, durante una lunga vacanza e un bel concerto, nell'estate del 1963.

Tano Grasso, oggi presidente onorario Fai (Federazione antiracket e antiusura), ha ‘scritto’ qua, a Capo d’Orlando, la storia della ribellione al pizzo e al racket, convincendo un gruppetto di negozianti locali a denunciare estorsori e criminali. A Capo d’Orlando felicissima, nel 1991, un drappello di commercianti diedero vita al movimento antiracket con la prima associazione antiracket d’Italia, per combattere il racket delle estorsioni, abbattendo i muri dell’omertà e portando alla condanna per associazione mafiosa e tentata estorsione 13 imputati. Un evento di grande spessore (non solo simbolico), che ha diffuso su scala nazionale la lotta al racket delle estorsione, del pizzo e dell’usura.

Eppure, nella patria dell’antiracket...

Eppure, nella patria dell’antiracket, dove estorsione e pizzo hanno conosciuto una lotta senza quartiere, è l’usura (assieme al condominio) che non ha subito la stessa sorte. Nei mesi scorsi il Tribunale di Patti (Me) si è riunito in camera di consiglio per l’operazione antiusura Pecunia 2, la più recente operazione, che ha portato agli arresti un 56enne di Capo d’Orlando, arrestato lo scorso 13 settembre 2013 con l’accusa di usura in concorso, in una operazione condotta dal locale Commissariato di Polizia. Nella stessa operazione venne notificato il divieto di dimora a un funzionario di un ufficio postale di Capo d’Orlando, indagato pure lui per usura: prestavano soldi al tasso del 20 % mensile a imprenditori in difficoltà. A consigliare di rivolgersi al 56enne (già in precedenza rinviato a giudizio nell’operazione Pecunia 1) era il funzionario dell’ufficio postale: gli interessi ad usura applicati superavano il 240% l'anno.
La vicenda non si ferma qua e nelle prossime puntate ne parleremo ancora.

Non sono gli unici episodi riconducibili alla pratica dell’usura a Capo d’Orlando ma (forse) solo i più recenti. Ciò dimostra che la stessa città che ha saputo sconfiggere il racket delle estorsioni e del pizzo, dando luogo ad un movimento nazionale esemplare, non ha avuto lo stesso successo nella lotta all’usura. La battaglia - tuttavia - potrebbe essere non persa ma ancora tutta da affrontare.

Una maniera ‘impropria’, camuffata nelle pieghe del condominio

Potrebbero - infatti - emergere altre modalità “usurarie”, praticate in maniera ‘impropria’e camuffate nelle pieghe delle quote condominiali (ordinarie e straordinarie), nelle spese del condominio. Con la crescita da 8500 a 13.260 abitanti, infatti, è cresciuto il numero di abitazioni e, di conseguenza, il numero di amministratori di condomino.
Nessuna intenzione, in questo articolo di gettare discredito su tale categoria che, anzi, a Capo d’Orlando è accreditata di moltissimi amministratori seri e competenti, quasi tutti.
Eppure potrebbero avere carattere socialmente riprovevole (e reprensibile) ed essere rilevanti sotto il profilo civile e penale certe strane manovre relative a pagamenti al condominio, in persona dell’amministratore, da parte dei proprietari di appartamenti, con somme astronomiche e non dovute, con il ricorso alla ‘minaccia’ di pignoramento, con Decreto Ingiuntivo, un procedimento sommario (previsto dalla legge), per il quale il Giudice, sulla base di un ricorso rivolto all’ottenimento dello stesso ed alla produzione di prove scritte attestanti l’esistenza del debito.
La tecnica per conseguire i propri obiettivi potrebbe risiede in carteggi inestricabili e complessi, spesso intellegibili e astrusi perfino per chi di numeri, tabelle, metri quadri e metri cubi ne mastica più che abbastanza.

Ne parleremo nelle prossime puntate.

d.m.c.

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