Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

MILAZZO, FEYDEAU A TEATRO: UNO STILE E UN GENERE INCONFONDIBILI

Milazzo, 13/01/2015 - Spettacolo interessante quello che si è tenuto ieri sera domenica 11 gennaio sul palcoscenico del Teatro Trifiletti di Milazzo. “Sarto per Signora” di Feydeau è la piece presentata dalla compagnia teatrale Prima Fila e inserita nel cartellone della rassegna teatrale QuiNteatro organizzata da Le Alte Terre di Mezzo, l’associazione che opera nell’ambito della salavaguardia e della valorizzazione del territorio. Lo spettacolo ha ottenuto il plauso del pubblico per ben due volte: alle 18,30, primo appuntamento della serata che ha registrato il sold out, e alle 21,00, con un teatro non pienissimo ma animato abbastanza per trasmettere agli attori di “Sarto per Signora” la giusta energia per una replica di tutto rispetto.

La regia, di Francesco Vadalà, è stata riadattata dallo stesso seguendo lo stile del vaudeville francese, un genere di teatro comico il cui termine risale al 1300 quando in Francia di diffuse la pratica popolare di intrattenere il pubblico tramite una particolare forma di satira. Voix de ville (voci della città) era infatti a quell’epoca la frase utilizzata per identificare gli spettacoli interpretati dai cantastorie, e il cui contenuto era parodico, licenzioso e piccante.

Genere unico quindi e irresistibile umilmente “ricostruito” dal regista Vadalà per il teatro siciliano. Il pubblico del Trifiletti ha apprezzato la già nota professionalità e la raffinatezza dello stesso regista, che ha diretto gli attori prendendo a modello il ritmo del genere vaudeville. E gli interpreti, per la maggiorparte donne, hanno provato la difficoltà di far coincidere pensiero, parola, gesto e azione nello spazio scenico, elementi che in Feydeau non sono di facile gestione. Ma l’impegno e la tenacia degli attori traspariva, così come è arrivato al pubblico l’intenso studio portato avanti da loro grazie alla guida coerente e saggia del regista.

Scambi d’identità, sotterfugi, equivoci, amori segreti sono gli elementi base per questo divertente vaudeville. La commedia è ambientata a Parigi e narra del dottor Molineaux, fresco di matrimonio ma dai dubbi comportamenti coniugali. Il protagonista avendo un animo libertino, tradisce la moglie con un’avvenente signora, e per poter incontrare la sua amante senza destare alcun sospetto si finge sarto, creando così una serie di simpatiche ed esilaranti gag che hanno coinvolto tutti i protagonisti della piéce.
I personaggi si sono destreggiati tra le incomprensioni, casuali e volute, secondo lo schema geometrico tipico di Feydeau, in cui le uscite e le entrate, gli incontri impossibili, le false scoperte, i rimandi e le coincidenze, disegnano figure impeccabili. Ambientata nel periodo della Bella Epoque, dove al centro vi sono lo sfoggio e l’ostentazione, la trama narra il classico triangolo adulterino: lui, lei, l’altro o l’altra, ma soprattutto, quello che non manca mai, è la concentrazione di tutti i personaggi in un solo luogo, dove si incontrano tutti quelli che non si sarebbero mai dovuti incontrare: mariti, mogli, amanti, amanti dei mariti, amanti delle mogli. Piece quanto mai attuale, dato che lo stesso Feydeau non vede i suoi vaudevilles come elementi di un’epoca passata, ma caratteristiche din un modus vivendi perenne: quello dell’uomo che, anche senza volerlo, si ritrova a vivere in un paradosso, fatto di valori, principi e negazione degli stessi, entrambi aspetti di un’unica verità.
In un’assurda comicità i personaggi si sono dati a paradossi, equivoci e i deliri. Calcolato e impegnato il ruolo di Domenico Panarello, mentre Nino Mazzù, il medico protagonista della piece è riuscito a tenere il palcoscenico per ben due ore di spettacolo, con un testo per niente facile. Claudia Gemelli, moglie del medico è stata, con garbo recitativo, al centro di un intrigo amoroso, ignara dei tradimenti del marito e gestita in tutto e per tutto dalla terrificante madre, Francesca Marcaione, sempre col mento all’insù per la stizza di suocera ficcanaso. Come al solito un Pollicina serio e attento. Tre ruoli ieri, tre panni: quello di presentatore della serata, nonchè di direttore artistico della rassegna e attore nella commedia. Competente la sua interpretazione. La sua presenza sul palcoscenico si sentiva, la verve teatrale forte e un impatto emotivo che sono riusciti a suscitare fra gli spettatori interesse e ilarità. E anche le sue battute, sapientemente mosse dal ritmo frenetico della commedia, non hanno ceduto il passo alla difficoltà.
Nel ruolo dell’amante del medico, anche la debuttante Luisa Picciolo, soddisfacente nella recitazione accanto ad attori professionisti, e comoda nei panni di ballerina soubrette. E poi un Gianni Di Giacomo altero ed elegante, perfettamente calato nei panni e in grado di seguire gli alti e i bassi voluti dalla dinamicità del suo personaggio. Frizzante Paola Gemelli, in gamba Domenica Gitto e Monica Bonanno. Regista assistente dello spettacolo è stato lo stesso Giuseppe Pollicina, mentre assistente alla regia Domenico Panarello. Alla consulenza musicale è stata Livia Pareto e alle luci Piergiorgio Amalfi. I costumi e le scene sono stati ideati da Anna Parisi, e realizzati da Rosario Calipò e Federica Soldino. Claudio Galeano è stato macchinista di scena, Pio Maria assistente alla consolle.

Il regista:
Francesco Vadalà, specialista in psicodramma, ha improntato la sua carriera teatrale sullo studio della Commedia dell’Arte e della corporeità nello spazio scenico. Autore teatrale, drammatico, traduttore e adattore di moltissimi autori, tra cui Apuleio, Seneca, Euripide, Eschilo, Sofocle, Plauto ed Erasmo da Rotterdam. Ha svolto studi specialistici sulla messinscena della tragedia greca e della drammaturgia pirandelliana.

Commenti