Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

ROMAGNOLI: IL DIRITTO È DALLA SUA PARTE, MA PER L’ACCUSA COSPIRAVA A FINI DI UCCISIONE DI UFFICIALI AMERICANI

Il caso Massimo Romagnoli continua a interessare tanti amici dell’ex parlamentare azzurro, ma pochi rappresentanti di politica e istituzioni. Anche a livello mediatico, l’attenzione è poca. L’avvocato Nicola Pisani, suo difensore in Italia: “Sono stato a far visita il 2 gennaio a Massimo Romagnoli. E' stato arrestato per effetto di una richiesta di arresto internazionale a fini di estradizione, emanata dal Manhattan Attorney di New York. Ho avuto la possibilità di vederlo per soli 20 minuti e parlargli dietro un vetro a mezzo ‘citofono’... “Le accuse sono molto gravi: cospirazione a fini di uccisione di ufficiali e impiegati di cittadinanza americana e loro collaboratori...”

[09/01/2015] - ItaliachiamaItalia, il quotidiano online diretto da Ricky Filosa è certamente l’organo di informazione che meglio di qualunque altro sta seguendo da vicino e con assiduità il caso di Massimo Romagnoli, l’ex deputato di Forza Italia, presidente del Movimento delle Libertà, originario di Capo d’Orlandio (Me), arrestato a Podgrica, in Montenegro, insieme a due cittadini romeni, con l'accusa di traffico d'armi a favore delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc). Dal giorno dell’arresto di Romagnoli, ItaliachiamaItalia, ha seguito tutte le fasi, arrivando a lanciare un appello perché l’ex deputato di FI non venga lasciato solo in una vicenda troppo delicata per essere vera.

I tre arrestati – infatti – davanti alla giustizia americana dovrebbero rispondere (a quanto pare) di due capi d'accusa della legislazione antiterrorsimo: associazione volta all'uccisione di funzionari o dipendenti degli Stati uniti e associazione a fornire risorse a organizzazioni terroristiche straniere reati per i quali la giustizia americana prevede rispettivamente l'ergastolo e 15 anni di carcere.
Durante le recenti feste natalizie, lo scorso 2 gennaio, Romagnoli ha ricevuto in carcere la visita del sen. Aldo Di Biagio, membro della Commissione per i Diritti Umani. Come riferisce ItaliachiamaItalia, Di Biagio ha avuto “la sensazione di una grande ingenuità da parte di Massimo Romagnoli, una grande superficialità e leggerezza. Ne uscirai – gli ho detto - con la grande determinazione che hai sempre dimostrato, con la volontà di far valere la tua innocenza”.

Ora – però – la parola passa alla difesa ed è proprio il legale di Romagnoli a parlare con ItaliachiamaItalia. Per Nicola Pisani, l’avvocato italiano che sta seguendo la vicenda Romagnoli “il diritto è dalla parte di Massimo Romagnoli”: “L’aspetto francamente grottesco di questa vicenda – afferma l’avv. Pisani - è che alla fine dei conti non vi è stata nessuna vendita di armi né il benché minimo accordo finalizzato a una vendita: per non parlare di danaro. Neanche l’ombra. Di quale fatto materiale dovrebbe rispondere Romagnoli insomma?’

“Il caso che riguarda Massimo Romagnoli continua a interessare tanti amici dell’ex parlamentare azzurro, ma pochi rappresentanti di politica e istituzioni. Anche a livello mediatico, l’attenzione è poca. ItaliaChiamaItalia segue la vicenda fin dall’inizio e continuerà a tenervi informati sul caso.”

L’avvocato Nicola Pisani di Roma, professore di Diritto penale, difensore in Italia di Massimo Romagnoli a ItaliaChiamaItalia racconta: “Sono stato a far visita il 2 gennaio a Massimo Romagnoli, detenuto dal 16 dicembre 2014 nel carcere di Podgorica in Montenegro, dove è stato arrestato per effetto di una richiesta di arresto internazionale a fini di estradizione, emanata dal Manhattan Attorney di New York. Ho avuto la possibilità di vederlo per soli 20 minuti e parlargli dietro un vetro a mezzo ‘citofono’ assieme al Senatore Aldo Di Biagio”.

“Le accuse sono molto gravi - continua Pisani - : cospirazione a fini di uccisione di ufficiali e impiegati di cittadinanza americana e loro collaboratori durante l’espletamento delle proprie funzioni pubbliche, in violazione del Titolo 18, Sezione 1114 del United States Code. Tali intenti illeciti sarebbero stati perseguiti “indirettamente”, e cioè attraverso la fornitura di armi ad esponenti delle Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane) che avrebbero provveduto materialmente.”

“ In secondo luogo, Romagnoli viene accusato di cospirazione per la fornitura di materiale di supporto o altre risorse all’organizzazione terroristica internazionale FARC, intendendosi le “material support or resources” secondo la nozione fornita nell’art. 18, Sezione 2339A (b) (1). In particolare, il Romagnoli avrebbe cospirato con altri soggetti per fornire alle FARC, tra le altre cose, beni materiali e immateriali, servizi finanziari, consulenza e assistenza, documentazione falsa e armi, con la consapevolezza che le FARC svolgono attività terroristica. In particolare gli si contesta la disponibilità a fornire falsi documenti di esportazione di armi (END USER)”.

“Ad oggi – continua l’avvocato - non è ancora pervenuta alle Autorità montenegrine la richiesta di estradizione dagli Stati Uniti e ciò comporta che non è stato ancora del tutto disvelato il complesso degli elementi di prova a suo carico. Nell'Indictment - che è pubblicato sul sito della Procura di Manhattan e pertanto pubblico - si fa riferimento a degli incontri videoregistrati tra due cittadini rumeni, Vintila e Georgescu, e tre agenti sotto copertura della DEA. Nel corso di tali incontri, questi ultimi agenti avrebbero simulato un interesse all’acquisto di armi, dicendo che le stesse erano destinate all’uccisione di cittadini americani.”

“L’aspetto francamente grottesco di questa vicenda – osserva Nicola Pisani - è che alla fine dei conti non vi è stata nessuna vendita di armi né il benché minimo accordo finalizzato a una vendita: per non parlare di danaro. Neanche l’ombra. Di quale fatto materiale dovrebbe rispondere Romagnoli insomma? Ma c’è di più: ci troviamo di fronte a comportamenti (incontri, riunioni etc.) tenuti in senso tecnico ‘su istigazione’, per così dire, di agenti provocatori con tutte le conseguenze immaginabili sul piano del rispetto del principio dell’equo processo previsto dall’art.6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo; ma anche sul piano della concreta offensività dei comportamenti.”
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