Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

BROLO: SOTTO SEQUESTRO IL CASTELLO MEDIEVALE PER UNA TRUFFA PER MEDIEVALIA


BROLO, GERMANA': "IO NON C'ENTRO NELL'INDAGINE, E' SOLO UN CASO DI OMONIMIA"
Incriminate le fatture presentate alla Regione Siciliana allo scopo di ottenere finanziamenti pubblici. Al centro della vicenda è il borgo medievale di Brolo, dove sorge il castello che fu residenza della Principessa Bianca Lancia, moglie dell’Imperatore Federico II. Ora il maniero è stato messo sotto sequestro dalla magistratura di Patti. Nel borgo medievale ha pure sede il Museo della Pena e della Tortura. Sottoposto a sequestro l'immobile di proprietà dell'avv. Nino Germanà, 48 anni, rappresentante legale dell’associazione culturale Pickwick. L'accusa è di truffa aggravata e riciclaggio. L'on. Nino Germanà, con una nota, tiene a precisare di non avere niente a che fare con "l'indagine penale per truffa: è solo un caso di omonimia!"


Brolo (Me), 04/02/2015 – Brolo ancora agli onori della cronaca per una vicenda di finanziamenti pubblici dalla dubbia utilizzazione. Stavolta ad essere implicato nella vicenda, tutta da chiarire, è il simbolo più ‘alto’ di Brolo: il Castello del X secolo d.C. che fu residenza della Principessa Bianca Lancia, moglie dell’Imperatore Federico II e madre di Manfredi Re di Sicilia, dove hanno soggiornato illustri viaggiatori ed artisti, rapiti dalla folgorante bellezza dell’edificio.

Il Castello ora messo sotto sequestro dalla magistratura di Patti, sorge sulla sommità del Borgo medievale, dove ha sede pure il Museo della Pena e della Tortura. La magistratura di Patti intende sapere come sono stati utilizzati i finanziamenti pubblici ricevuti tra il 2009 e il 2010, sospettando che possano essere stati indebitamente erogati dagli assessorati regionali al Turismo, Comunicazioni e Trasporti e Beni Culturali ed ambientali e della Pubblica Istruzione.

I finanziamenti riguardano la ristrutturazione del Castello e della torre medievale del borgo dove sorge il Museo della tortura, nonché per la programmazione e realizzazione della rinomata manifestazione culturale “Medievalia”, tra le più interessanti tenutesi in quegli anni nell'intero versante. Al centro della vicenda - dunque- sono i finanziamenti della Regione Siciliana destinati ad opere di riqualificazione del maniero e del Borgo, e utilizzati in parte per la realizzazione del relativo piano promo-pubblicitario ed iniziative di natura pubblicitaria e promozionale .

La Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Messina ha notificato 7 avvisi di garanzia con l’accusa di truffa aggravata e riciclaggio, mettendo sotto sequestro il Castello medievale brolese, di proprietà di Nino Germanà, rappresentante legale dell’associazione culturale Pickwick, operante a Brolo con programmi di notevole impatto artistico e culturale. L’ordinanza di sequestro preventivo per oltre 410mila euro, finalizzato alla confisca, è stata firmata dal Gip del Tribunale di Patti, Ines Rigoli, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Rosanna Casabona.
L'On. Nino Germanà, con una nota, tiene a precisare di non avere niente a che fare con "l'indagine penale per truffa: è solo un caso di omonimia!". Il deputato regionale del Nuovo CentroDestra, On. Nino Germanà, così spiega le cose: "In merito alla notizia diffusa oggi dagli organi di stampa e relativa ad una indagine penale per truffa, con oggetto il Castello di Brolo e la manifestazione Medievalia, preciso di non essere coinvolto nella vicenda, che riguarda, invece, da quanto apprendo, un mio "omonimo" cugino. Tanto chiarisco al fine unico di evitare possibili strumentalizzazioni o incolpevoli confusioni ai miei danni, atteso anche il ruolo istituzionale e pubblico che ricopro."
A conclusione delle indagini Nino Germanà (cugino dell'on. Germanà) è stato avvisato del provvedimento nei suoi confronti assieme ad altre 6 persone a vario titolo coinvolte nell'indagine, secondo la Procura pattese, con l'accusa di truffa aggravata.

Le altre persone implicate nella vicenda sono A. A. di Ficarra, T.R. di Barcellona Pozzo di Gotto, O.V. di Alcara li Fusi, anch’essi indagati per truffa aggravata in concorso, mentre R.A. di Patti, I.P. di Messina e S.A. di Oliveri dovranno rispondere del reato di riciclaggio.

Le false fatture sono state incautamente emesse da una tipografia per la rassegna “Medievalia” per lavori pubblicitari, a quanto apre effettivamente svolti e consegnati. Secondo l’accusa i finanziamenti pubblici sono stati ottenute con l’indicazione di acquisti fittizi da parte ignari fornitori, di beni o servizi, che hanno fatto lievitare a dismisura i costi. Le fatture presentate allo scopo di ottenere il rimborso di un piano promozionale sono state emesse dal medesimo ignaro tipografo. In un caso, poi, un fornitore, ignaro delle finalità illecite, ha rilasciato una regolare fattura successivamente alterata nell'importo e allegata alla richiesta di contributo.
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BROLO: SEQUESTRATO IL 'CASTELLO DELLA TORTURA', 7 GLI INDAGATI, MA GERMANA’ NON C’ENTRA

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