Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro

Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro.  Una dipendente dell’Ufficio del processo presso il tribunale di Catania ha chiesto e ottenuto la proroga del distacco presso un’altra sede lavorativa, a tutela della sua incolumità. 8 mag 2024 - Dopo essere stata assunta a tempo determinato, la dipendente è stata vittima di violenze, regolarmente denunciate, che l’hanno costretta a chiedere il distacco dalla propria sede lavorativa perché non si sentiva più al sicuro. Il Tribunale di Catania le aveva però concesso il distacco fino a settembre 2024. Nel frattempo, la donna aveva denunciato altri reati contro la sua persona e il ritornare nella sede assegnatagli avrebbe messo a serio repentaglio la sua incolumità. Per tale ragione si è rivolta allo studio legale Leone-Fell & C. per ottenere la necessaria tutela. “Vista la gravità della situazione, abbiamo inoltrato un’istanza al ministero di Giustizia – spiegano i legali Francesco Leone, Simona Fell e Davide Marceca ch

GINO PAOLI E FRANCANTONIO GENOVESE: DUE CARRIERE COSÌ LONTANE, COSÌ VICINE... AI NEBRODI

In effetti solo un casuale, forzoso e del tutto ininfluente punto in comune ci sarebbe: la famiglia Genovese discende da Ucria, località dei Nebrodi, sopra Capo d’Orlando; Gino Paoli a Capo d’Orlando, sulla spiaggia di San Gregorio, scrisse la sua canzone più famosa “Sapore di sale”, poi arrangiata da Ennio Morricone
21/02/2015 – Un colpo al cuore. Un altro. Cosa sennò? Per un grande artista, già deputato della Repubblica italiana ed oggi presidente della Società Italiana degli Autori e degli Editori l’accusa non è cosa da niente. Una carriera invidiabile, inimitabile che potrebbe chiudersi nell'ignominia, ingloriosamente parlando, per quelle accuse, per il sospetto di avere intascato e portato all’estero denaro in nero ricevuto alle feste dell’Unità. Di fatto l’accusa sarebbe di evasione fiscale. Gino Paoli avrebbe portato nelle banche svizzere un bel gruzzolo, soldi non dichiarati, per di più ricevuti in nero dagli organizzatori delle Feste de L’Unità.

Come Francantonio Genovese, deputato nazionale del Partito Democratico, avvocato, figlio d’arte (il padre, Luigi Genovese, nato a Ucria (Me), fu senatore democristiano dal 1972 al 1994; lo zio, Nino Gullotti fu più volte ministro, eletto con la Democrazia Cristiana. Genovese si trova attualmente nel carcere di Gazzi a Messina per le note vicende della formazione professionale in Sicilia. Dopo essere stato scarcerato, dal mese di gennaio 2015, l’on. Francantonio Genovese è tornato in carcere su decisione della Cassazione: l’esigenza della custodia cautelare per la Procura della Repubblica è motivata proprio dalla nuova indagine per riciclaggio a carico di Genovese e della di lui moglie, Chiara Schirò: l’accusa è di avere occultato denaro all’estero, in barba al fisco italiano.

Ora ricade sul deputato del PD l’accusa del “tesoretto” rintracciato nel Principato di Monaco: 10 milioni finiti al centro di una inchiesta su polizze assicurative fittizie gestite dalla “Credit Suisse”; polizze servite ad un migliaio di personaggi italiani (che non sarebbe il caso di chiamare contribuenti), i quali avrebbero occultato 8 miliardi di euro al fisco italiano. Tra questi l’on. Francantonio Genovese, uno dei 351 personaggi già identificati: con la stipula di polizze fittizie sarebbe riuscito a portare all’estero ben 16 milioni e 377.000 euro nel 2005.
Dal 2005 al 2013; l’on. Genovese avrebbe poi spostato 10 milioni di euro (dal 2013) su un conto corrente aperto a Montecarlo, per indagare sui quali i magistrati del tribunale di messinesi hanno avviato una rogatoria nel Principato di Monaco.

Solo che, differentemente dal 2005, le polizze di cui sopra stavolta non risulterebbero intestate al deputato nazionale del Partito democratico né alla moglie Chiara Schirò ma a possibili prestanome, come ipotizzano i pm e i procuratori aggiunti di Milano Francesco Greco e di Messina Sebastiano Ardita. La segnalazione di un’operazione bancaria sospetta è alla base dell’indagine. Segnalazione partita da Montecarlo: “fondi di importo consistente, per l’ammontare complessivo di 10 milioni di euro, sono stati trasferiti su un conto esistente presso un intermediario di Monaco e intestato alla società panamense Palmarich Investments S.A., riconducibile a Genovese Francantonio e a sua moglie, Schirò Chiara”, si legge nell’informativa.
"Il mio assistito potrà spiegare la provenienza dei soldi arrivati a Monaco: altro non sono che le somme segnalate dall'Agenzia dell'entrate e stiamo già definendo le cose", spiega l'avvocato Nino Favazzo difensore del deputato nazionale del Pd Francantonio Genovese.

Per il sospetto di avere ricevuto denaro in nero alle Feste dell’Unità è ora al centro di una querelle del tutto antipatica il cantautore Gino Paoli, attuale presidente della Siae: l’accusa sarebbe di evasione fiscale per aver trasferito in Svizzera il ricavato di quelle Feste dell’Unità. La polizia tributaria della Guardia di Finanza ha effettuato il sequestro di documenti, perquisito l'appartamento di Gino Paoli, sulle colline di Nervi, e gli studi dei commercialisti dove hanno sede le società di Paoli, "Senza fine", "Grande Lontra", "Sansa srl", tutte quante amministrate dalla moglie Paola Penzo.

Ambedue finiscono così indagati con l'ipotesi di aver nascosto, nella dichiarazione dei redditi del 2009 (relativa al 2008), 800 mila euro, e contemporaneamente di aver trasferito in Svizzera 2 milioni di euro. Gino Paoli e la moglie avrebbero deciso di non aderire allo scudo fiscale, riportando legalmente i capitali in Italia. E a difendere Gino Paoli interviene proprio Beppe Grillo, suo grande amico e leader del Movimento 5 Stelle che però prende le distanze dal comico genovese.

Appreso dell'indagine a carico di Gino Paoli per evasione fiscale, il gruppo dei deputati 5 Stelle alla Camera ha invitato il cantautore a valutare l’opportunità di rassegnare le dimissioni da presidente della Siae, (per martedì 24 febbraio è convocato il consiglio di gestione Siae per valutare la vicenda che vede coinvolto il Presidente), il leader del Movimento, Beppe Grillo, ha telefonato al cantautore per "scusarsi dopo gli attacchi da parte del M5S" e poi, con un post sul blog, Grillo ha preso apertamente le difese di Paoli, parlando di "gioco al massacro contro di lui”, premesso che “Gino Paoli è mio amico da molti anni e che spesso le nostre famiglie si incontrano vivendo nella stessa zona di Genova. Quindi potrei essere considerato poco obiettivo. Ma a questo gioco al massacro di una persona di 80 anni non pregiudicato, mai inquisito, per alcunché, che mi risulti, io non ci sto!".

IL POST DI BEPPE GRILLO SUL SUO BLOG:

Premetto che Gino Paoli è mio amico da molti anni e che spesso le nostre famiglie si incontrano vivendo nella stessa zona di Genova. Quindi potrei essere considerato poco obiettivo. Ma a questo gioco al massacro di una persona di 80 anni non pregiudicato, mai inquisito, per alcunché, che mi risulti, io non ci sto! I cittadini sono diventati vittime sacrificali, mostri da sbattere in prima pagina senza che possano difendersi in alcun modo.

Il Secolo XIX ha pubblicato un titolo di condanna che non ammette replica: "Maxi evasione in Svizzera, blitz della Finanza a casa di Gino Paoli" dal quale un lettore distratto evince che Paoli avrebbe evaso senza alcun dubbio cifre persino superiori al Costituzionalista di Arcore condannato per truffa fiscale. Nell'articolo si legge "Le Fiamme gialle stanno indagando su una presunta maxi evasione in Svizzera". Quindi per ora "l'evasione è presunta". Continuiamo: "Paoli risulta indagato: a metterlo nei guai sarebbero alcune intercettazioni di conversazioni avvenute con il suo commercialista". Quindi "sarebbero", che in italiano vuol dire forse che si, forse che no.

Poi in una sola frase che vuole essere di condanna senza appello si introducono ben tre dubbi amletici: "Secondo l’accusa il cantautore genovese (che attualmente ricopre la carica di presidente della Siae) avrebbe trasferito nel 2008 due milioni di euro all’estero, si ipotizza in Svizzera" Secondo l'accusa a cui si potrebbe ribattere il contrario scrivendo "Secondo la difesa", "avrebbe trasferito" e dagli con il condizionale. Paoli ha trasferito illegalmente i soldi o no? E infine la perla: "si ipotizza in Svizzera", ma per questo si potrebbe ipotizzare qualunque posto nel mondo, per esempio dove hanno trasferito (qui senza condizionale) soldi pubblici i partiti. L'immagine che si vuole traferire è quella di Paoli "spallone" con un sacco pieno di euro che valica le Alpi, magari di notte con la luna piena. Nell'articolo è compresa anche una ricca fotogallery della visita dei finanzieri e giornalisti vari a casa di Paoli e poi un'altra coppia sensazionale di condizionali nel resto dell'articolo:

"L’evasione fiscale, secondo gli investigatori, ammonterebbe quindi a circa 800 mila euro e non sarebbero stati dichiarati nel 2009." L'evasione fiscale ammonterebbe ... che non sarebbero". Un articolo costruito su delle ipotesi che si para il culo con l'uso dei condizionali. Sbatti il mostro in prima pagina. Nel caso Paoli risulti innocente, e questo lo decideranno i giudici e non i giornalisti, chi lo risarcirà?

Il Secolo XIX si sdegna per "la mancanza di rispetto dell’amico Beppe Grillo. Ieri il Movimento 5 Stelle che ha chiesto le dimissioni di Paoli da presidente della Siae. La fretta con la quale Grillo ha mosso i suoi, però, è sintomo di un giustizialismo cinico, per nulla democratico".
Io non ho "mosso i miei" contro Gino Paoli. Come ho scritto, aspetto la magistratura prima di emettere qualunque giudizio, alla faccia degli sciacalli dell'informazione.
Sapore di sale.

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